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LA POLITICA ESTERA DEGLI USA

(17 Luglio 2016)

John Kerry

John Kerry

Naturalmente non disponiamo di elementi per poter suffragare la notizia che appare in calce e che è stata diffusa anche dalla BBC.
Se questo scenario fosse plausibile ( ipotesi che non si può ritenere fantasiosa) saremmo ad un inasprimento in termini concreti di quel fronteggia mento di stampo neo-bipolare che già agisce nello scenario siriano e – ad altre latitudini – in quello ucraino e che motiva il pericoloso dispiegarsi di manovre NATO nel Mar Baltico e nell’Europa del Nord.
Quel che appare certo è il sicuro rafforzamento del regime populistico – reazionario di Erdogan, la via libera alla sua politica di soffocamento della libertà di stampa, l’allontanarsi di qualsiasi soluzione possibile del problema turco.
Gli USA non perdono il vizio “storico” di tentare golpe e invasioni (dal Libano ai tempi di Eisenhower, poi Grenada, il governi fantocci in Estremo Oriente al tempo della guerra del Vietnam, Panama, Somalia e in tempi più recenti l’esportazione della democrazia a bordo dei carri armati, Somalia, Irak, Libia, ecc, ecc.)
USA che sembrano non perdere il vizio di organizzare golpe senza nemmeno trovare un Badoglio.
Quella degli USA appare come una politica di guerra, di foraggiamento di regimi reazionari, di intrecci perversi con governi in mano a satrapi che poi foraggiano il terrorismo internazionale come nel caso dei Paesi del Golfo.
Francia e Gran Bretagna, dal loro canto, non hanno certo lesinato azioni di stampo neo – coloniale (a proposito: che fine ha fatto il tanto auspicato governo di unità nazionale in Libia, per il quale si era tanto speso il governo italiano?).
Senza dimenticare che la questione palestinese è sempre lì nella sua atavica esplosività.
Si tratta di elementi che vanno considerati nel momento in cui si riflette della pericolosità degli equilibri mondiali, della presenza di drammatici scenari di guerra che provocano sommovimenti di popolazioni a livello epocale.
Schieramento e ruolo dei paesi dell’Europa Occidentale costituiscono così questioni del tutto cruciali.
La presenza nella NATO deve essere posta in discussione.
La situazione internazionale si sta modificando sensibilmente, nel corso degli ultimi mesi, nei suoi punti di riferimento fondamentali.
La globalizzazione, così come l’avevamo conosciuta a partire dal G8 di Seattle in avanti appare essersi da tempo fermata e verifichiamo un ritorno della geo-politica. In questo modo riemergono pericoli di guerra sul piano globale segnalati soprattutto dalla vicenda ucraina, ed è questo il primo allarme da lanciare.
E’ in atto anche una progressiva marginalizzazione dei BRICS con un loro ruolo, pur rilevante, di tipo regionale. Nella realtà odierna lo scontro è in atto tra l’imperialismo USA e le “vocazioni imperiali” di Russia e Cina, oltre al ruolo pericoloso di armatissime potenze regionali con la Turchia, in un recupero dello stesso concetto di “spazio vitale”.
Rispetto alla storia degli ultimi anni si presenta quindi uno scenario inedito, che va tenuto in conto per non replicare analisi che appaiono, almeno parzialmente, superate. Si tratta, a questo proposito di recuperare appieno proprio la nozione di internazionalismo per un’idea di Europa intesa come “spazio politico” nel quale far agire una vera e propria progettualità di “internazionalismo per la pace”.
Queste dunque le notizie d’agenzia sulle drammatiche vicende della Turchia:
Durissimo scontro tra il governo turco e gli Stati Uniti, mentre nella notte in molte città del Paese ci sono state manifestazioni di festa e appogio a Erdogan. Che intanto sta continuando a stringere il pugno sugli oppositori: nella notte, tra le tantissime persone arrestate, sono finiti in carcere anche 53 giudici e il generale responsabile della base militare utilizzata dagli Usa. Mentre il Consiglio supremo dei giudici e procuratori turchi (Hsyk) ha ordinato l'arresto dei 2.745 magistrati che erano già stati rimossi dai loro incarichi perché ritenuti fedeli a Fethullah Gulen.

Secondo la Bbc il ministro del Lavoro turco ha ipotizzato apertamente che gli Usa siano dietro il fallito golpe. Immediatamente rimbeccato dal segretario di Stato John Kerry che mette in guardia la Turchia da quelle che ha chiamato "pubbliche insinuazioni". Questo dopo la richiesta di Erdogan a Obama di consegnare Fethullah Gulen (il religioso nemico dichiarato del presidente, che vive in Usa) perché implicato nel colpo di Stato". Ma insieme è stata diffusa la notizia di un colloquio telefonico di Erdogan con il presidente russo Vladimir Putin nella quale i due hanno concordato di incontrarsi di persona "presto".

Franco Astengo

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