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Le sedie di Amantea

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(22 Giugno 2011) Enzo Apicella
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Peppe Sini: il mio No alla Riforma Costituzionale di Boschi e Renzi

(14 Agosto 2016)

Peppe Sini

Peppe Sini

Come avranno notato i lettori, in occasione delle ultime elezioni amministrative questo sito ha dato un notevole spazio alle posizioni astensioniste. Una scelta diversa da quella di altre importanti espressioni dell'informazione alternativa o antagonista, che hanno dato indicazione di voto per il Movimento 5 Stelle, ritenendone la vittoria una condizione per aprire una fase di cambiamento nel paese. I fatti attuali non confermano tale convinzione, legata forse a una lettura troppo ottimistica della natura del Movimento fondato da Casaleggio, considerato portatore di ambiguità ma anche di una certa carica innovativa. Invero, basterebbe analizzare il modo in cui la Giunta Raggi si sta confrontando con l'annosa - e socialmente sensibile - questione delle abitazioni per realizzare che di discontinuità col passato i pentastellati ne esprimono poca. Ma attenzione, non intendiamo, qui, esclamare "ve lo avevamo detto!", bensì evidenziare una precisa filosofia. La quale, rispetto alle urne aperte, non rimanda a schemi fissati una volta per tutte o a dogmi indiscutibili. Ad esempio, nel caso del prossimo Referendum costituzionale, questo sito sta espressamente svolgendo una campagna per il No, nella consapevolezza che un'ulteriore verticalizzazione dei processi decisionali non possa che favorire il padronato, cosa confermata dall'impegno per il Sì di Confindustria. A ben vedere, qui sono stati sinora ospitati dei No provenienti da culture diverse, da quelle ancorate a un liberalismo politico genuino (che non necessariamente coincide col liberismo economico) a quelle fondate su una visione marxista delle questioni istituzionali. In questo quadro pluralistico, non possiamo non segnalare anche la posizione diffusa ieri - attraverso un comunicato - da Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo. Teorico della nonviolenza, animatore - nella città laziale - di iniziative di riflessione attorno a figure centrali del pacifismo (di cui spesso abbiamo dato conto), Sini ha significativamente intitolato il suo scritto: Senza odio, senza violenza, senza paura. Al referendum voterò NO. Lo riportiamo quasi integralmente:
"(...) Voterò NO perché quella riforma porta a compimento un golpe che fa strame della democrazia e dello stato di diritto nel nostro paese.
Voterò NO perché quella riforma finisce di ridurre il parlamento, detentore della funzione legislativa, a marionetta nelle mani del governo, che dovrebbe avere il solo potere esecutivo.
Voterò NO perché il parlamento deve essere eletto dai cittadini, e deve essere una cosa seria, non la meta per la frettolosa gita di fine settimana di qualche sindaco o consigliere regionale che di sabato farebbe il senatore per passatempo.

Voterò NO perché sono favorevole alla separazione dei poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario; senza separazione dei poteri la democrazia è morta.
Voterò NO perché sono favorevole al bicameralismo perfetto: quando si fanno le leggi non si discute mai abbastanza.

Voterò NO perché sono favorevole a un sistema elettorale rigorosamente proporzionale in cui tutti possano essere rappresentati: è il cuore della democrazia rappresentativa.
Voterò NO perché sono favorevole alla lentezza e alla pazienza quando si decidono cose che riguardano la vita di tutti: la retorica della velocità e della semplificazione e' già l'inizio della dittatura
(...)".
Come si vede, ancora una volta Sini ha scelto la strada dell'aforisma, delle frasi che riescono a condensare in pochi vocaboli un pensiero profondo. Esprimendo, per questa via, una concezione radicalmente alternativa a quella promossa dai maggiori quotidiani, o esplicitata nei sempre più vacui discorsi, in favore della propria riforma, di Maria Elena Boschi e Matteo Renzi.
Particolarmente felice ci appare la formulazione concernente "la retorica della velocità e della semplificazione": un sincero invito a comprendere quanto la complessità della società italiana richieda scelte legislative meditate e non catapultate sul paese sulla base di impulsi irrefrenabili come quelli di un'imprenditoria sempre più vorace.

Il Pane e le rose - Collettivo redazionale di Roma

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