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Milano 23 giugno: una giornata di lotta a Palazzo di giustizia

in occasione del processo a 16 immigrati detenuti nel CPT di via Corelli

(25 Giugno 2005)

Giovedì 23 giugno si è svolto il processo con rito ordinario per 16 immigrati detenuti nel CPT di via Corelli accusati di danneggiamenti nella serata del 23 maggio, in occasione di una delle ultime rivolte, che da ormai quasi tre mesi stanno attraversando il lager milanese.

Nei riti abbreviati di 15 giorni fa il processo si era concluso con condanne superiori alle stesse richieste del PM.

L'udienza si è svolta in un clima di forte tensione, palesemente ostile agli immigrati, controbilanciato dalla presenza di quasi un centinaio di sostenitori degli imputati, che hanno presenziato costantemente, dalle 9 alle 17.

Emblematico per esempio che il giudice abbia concesso il nulla osta alle forze di polizia per la deportazione di Geoffrey Unigwe, avvenuta durante l'udienza stessa, impedendo ad uno degli imputati di testimoniare.

I test dell'accusa si sono contraddetti a vicenda in più occasioni, sia rispetto alla ricostruzione reale dei fatti, sia soprattutto all'identificazione dei responsabili dei danneggiamenti. Particolarmente clamorosa la fase di deposizione del sig. Pili, responsabile di polizia del CPT. Quando gli avvocati difensori gli hanno chiesto di indicare nomi e i volti, fra i presenti in aula, prima rintraccia faticosamente dal verbale i nomi delle due persone (da lui citate come principali responsabili dei danneggiamenti al tetto della struttura), poi ne indica tre fra i sei immigrati rinchiusi nella gabbia che si alzano e pronunciano i loro nomi. Gli è andata male: quelli giusti restano seduti.

Ilarità tra il pubblico che indispettisce il giudice che caccia due dei presenti. La situazione si scalda, i carabinieri e la polizia penitenziaria provocano il pubblico. Momenti di tensione ma il presidio prosegue compatto. Nelle loro deposizioni gli imputati hanno tutti rivendicato la partecipazione alla protesta per denunciare le condizioni di reclusione, di aver urlato slogan inneggianti alla libertà, di ritenersi detenuti senza alcun motivo, e non "ospiti" della struttura negando responsabilità dirette rispetto ai danneggiamenti di cui sono accusati.

Le loro deposizioni hanno fatto anche emergere i pestaggi operati dalle forze dell'ordine per riportare a terra le persone che erano salite sul tetto dando così inizio alla protesta del 23 maggio.

I certificati medici rilasciati a S.Vittore, che confermano i pestaggi, sono stati messi agli atti su volontà del giudice

Al termine dell'udienza gli avvocati difensori hanno presentato diverse richieste al Giudice

1) La scarcerazione per i 6 immigrati ancora detenuti a S.Vittore (in quanto non hanno precedenti per reati specifici),

2) L'ascolto di nuovi testimoni (un consigliere regionale del Prc, che era entrato nel CPT mentre la rivolta era appena terminata).

3) L'acquisizione di ulteriori prove (le immagini registrate dal videocircuito di sorveglianza che sembrano essere sparite)

La nuova udienza è stata quindi fissata per martedì 28 giugno. Si avvicina così la conclusione di questa fase processuale, le cui intenzioni, più che evidenti, sono di voler mettere sotto accusa l'idea stessa di poter lottare contro i CPT e di conseguenza incarcerare tutti coloro che ne hanno preso parte in qualche modo e il cui esito sembrerebbe perciò già scritto.

I Tribunali dimostrano ancora una volta di essere una delle arene dello scontro di classe, nel quale gli immigrati sono senz'altro il soggetto più bersagliato (quasi il 50% dei detenuti nelle carceri in Italia sono immigrati) incarcerate prima dal sistema di clandestinizzazione e poi dalla negazione di effettive possibilità di difesa giuridica.

Quindi rimane fondamentale mantenere e rafforzare la presenza al Palazzo di Giustizia anche in occasione della prossima udienza, per continuare a far sentire il peso delle rivendicazioni degli immigrati in lotta, proprio mentre da altri CPT del nord Italia giunge un segnale di solidarietà con gli imputati e di continuità della lotta, con i due giorni di sciopero della fame nei CPT di Milano, Torino, Modena e Bologna.


CHIUDIAMO I CPT
FERMIAMO LE DEPORTAZIONI
CANCELLIAMO LE LEGGI RAZZISTE

Tutti/e al Palazzo di giustizia il 28 giugno, ore 9, 1° piano, 2^ sez. d'Assise

Comitato di sostegno alla lotta di via Corelli

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