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L’emergenza conviene

(2 Settembre 2016)

rifondazione comunista

Secondo la stima della Provincia per mettere in sicurezza antisismica le scuole superiori forlivesi occorrerebbe una spesa di sessanta milioni di euro. Che non sono pochi ma non sono nemmeno tanti, se paragonati alle risorse economiche che lo Stato gestisce. Molto perciò dipende dalle scelte che il Governo compie.

In base alle fonti ufficiali dell’Unione Europea tra 2008 e 2011 gli stati europei hanno messo a disposizione delle banche 4500 miliardi di euro, pari al 37% del Pil dell’Unione e a 3 volte la ricchezza prodotta ogni anno dall’Italia. E lo stato Italiano ha spostato risorse enormi dall’economia reale alla speculazione finanziaria. Basta solo ricordare che dal 1997 ad oggi le entrate dello Stato superano le spese di decine di miliardi di euro, surplus finito interamente nelle mani degli speculatori. In più, secondo l’ultimo rapporto dell’Ocse il 20% più ricco della popolazione possiede il 61,6% della ricchezza totale, il 20% più povero solo lo 0,4%. Il rapporto è di 154 volte. Sempre secondo l’Ocse, tra il 1976 e il 2006 la quota della ricchezza dei redditi da lavoro dipendente e autonomo è diminuita del 15% cioè di 240 miliardi di euro, a favore di rendite e profitti, spesso gli stessi che poi speculano tramite la finanza. Basterebbe perciò una tassa patrimoniale sul 5% dei ricchissimi, che possiedono un terzo della ricchezza totale o tagliare le spese militari o quelle per le “grandi opere”, per recuperare le risorse per mettere in sicurezza le scuole forlivesi e del resto del Paese. Quindi le risorse economiche ci sono.

Ma perché non si fa? Perché l’emergenza conviene. Come del resto ha espressamente detto il Ministro del Rio, il terremoto “farà PIL”. Una vergogna che oltraggia la tragedia immane delle vittime ma che descrive bene la perversità del sistema e della prassi del Governo (da cinque anni guidato dal Partito Democratico). Perché, come per le “grandi opere”, intervenire successivamente avvantaggia i grandi costruttori, permette deroghe ambientali e la corruzione è più facile. Paradossalmente, se si facesse un piano di prevenzione e messa in sicurezza dei territori capillare e diffuso, per il terremoto e per il dissesto idrogeologico, costerebbe molto meno e creerebbe molti più posti di lavoro, ma sarebbero tagliate fuori quelle lobby che prosperano sulle “emergenze” (basta ricordare le risate degli imprenditori Virga e Diesi davanti alle macerie del terremoto dell’Umbria: “cumuli di macerie”, “c’è lavoro per i prossimi 10 anni”). Ecco perché sicuramente non si troveranno i sessanta milioni di euro che servirebbero per mettere in sicurezza antisismica le scuole forlivesi.

Nicola Candido
Segretario Rifondazione Comunista Forlì

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