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NO AL FOLLE INVIO DI CENTINAIA DI SOLDATI ITALIANI NEL CARNAIO LIBICO

(14 Settembre 2016)

itapinotti

La ministra della difesa Pinotti

Ricorrendo a uno squallido, infame escamotage la ministra della Difesa e il Ministro degli Esteri annunciano il prossimo invio di centinaia di soldati italiani in Libia, follia delle follie.
La Libia è ridotta nelle attuali tremende condizioni di guerra civile a causa della scellerata guerra mossa contro quel paese dall'Italia e da altri stati terroristi, veteroimperialisti e neocolonialisti nel 2011; inviare oggi soldati italiani in Libia in nessun modo può contribuire a salvare le vite, a far cessare la guerra, a ripristinare un ordinamento giuridico che possa far cessare i massacri e gli orrori e che possa evolvere in uno stato di diritto.
Inviare oggi soldati italiani in Libia è un ennesimo scellerato e insensato atto di guerra da parte di un paese che è tragicamente tra i primi responsabili della guerra e delle innumerevoli vittime che dal 2011 ad oggi essa ha mietuto e tuttora miete.
Inviare soldati italiani in Libia significa esporli con certezza all'elevatissimo pericolo di essere uccisi come a quello di uccidere, significa contribuire vieppiù alla guerra e alle stragi, significa favoreggiare di fatto un ulteriore avvitarsi di quel conflitto, significa promuovere nuovi orrori.
Altro occorre: pace ed aiuti umanitari, sostegno diplomatico e supporto tecnico ad una soluzione negoziale dei conflitti tra gli attori politico-militari locali non terroristici che ripristini un'organizzazione statuale con piena giuridisdizione sull'intero territorio che ponga fine a tutte le uccisioni e ricostruisca le infrastrutture civili del paese a beneficio della popolazione e non di milizie stragiste e di potentati economici colonialisti e schiavisti.
L'Italia torni al rispetto dell'articolo 11 della Costituzione che ripudia la guerra.
L'Italia torni al rispetto del diritto alla vita di ogni essere umano.

*
Aiuti umanitari sì. Interventi armati no.
Strutture mediche sì. Armi assassine no.
Aiuto alla ricostruzione delle infrastrutture civili sì. Strumenti di guerra no.
La pace si costruisce con la pace, con il disarmo, con la smilitarizzazione.
La legalità e la democrazia sono incompatibili con le guerre e le stragi, sono incompatibili con le occupazioni militari straniere, sono incompatibili con la fin spudorata complicità con i mercanti di morte e le organizzazioni assassine.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza può salvare l'umanità dalla catastrofe.

Viterbo, 14 settembre 2016

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

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