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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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"Mosley did not pass!", Ottant’anni fa la Battaglia di Cable street

(3 Ottobre 2016)

cable street 2

Sir Oswald Mosley, classe 1896, proveniente da una famiglia aristocratica, decorato nella Grande guerra, con la fine del Conflitto, com’era stato per milioni di combattenti in Europa, si era gettato nell’agone politico. Nel 1918, era stato eletto alla Camera dei comuni per il Partito conservatore da cui presto però prendeva le distanze. Nel 1924 aderiva al partito laburista da cui si distaccava, stavolta, su posizioni di sinistreggianti. Un percorso politico fatto di giravolte che ricorda molto da vicino quello dei nostri esponenti fascisti. Nel 1930, infatti, fondava il New party, con un programma antisistema a tinte populiste, in grado di captare il malessere, soprattutto presso i giovani, a seguito della Crisi del Ventinove che si tradurrà nel 16% ottenuto alle elezioni suppletive locali dell’anno dopo. Visto il successo, Mosley pensava così di dare al partito un carattere meno vago e, nel 1932, fondava la British union of fascists (Buf), Unione britannica dei fascisti, con esplicito richiamo all’Italia di Mussolini a al nazismo germanico in ascesa, scegliendo come simbolo il fulmine cerchiato, ripreso in anni recenti in Italia dal Blocco studentesco di Casapound. La Buf miete consensi anche tra le masse disagiate e si dota di un braccio squadristico: le black shirts, ovviamente, i cui membri sono detti Biff boys, ragazzi picchiatori. Sebbene trovasse ostacoli presso le autorità, che le impediranno di presentarsi alle elezioni del 1935 (evidentemente il capitalismo britannico non sentiva la stretta esigenza di ricorrere a soluzioni palesemente fasciste), la Buf trova l’appoggio dei grandi giornali che ne tessono le lodi e ne riportano programmi e appelli. Mosley identifica come nemici dell’Inghilterra, colpevoli della crisi e dello sfascio, oltre ovviamente i comunisti, gli ebrei e gli immigrati. Sì, nei fatti siamo dinanzi al primo movimento che fa chiaramente leva sulla questione immigrazione, poi fattore comune in Europa, a partire dagli inizi anni Settanta, con lo shock petrolifero e la fine dell’Età dell’oro seguita alla Seconda guerra mondiale. E gli immigrati dell’Inghilterra dell’epoca sono gli irlandesi. Un ricettacolo di nemici della nazione per i fascisti d’Oltremanica era senza dubbio rappresentato dai quartieri proletari dell’East end londinese, tra operai politicizzati, immigrati e apolidi. Va qui tenuta presente la guerra di movimento ingaggiata dalle forze nazifasciste in tutta Europa per conquistare centri e aree considerati ostili con azioni muscolari tese, pretestuosamente, a rivendicare l’agibilità politica. In Italia i fascisti avevano utilizzato a tal proposito le inaugurazioni delle sedi e dei propri gagliardetti. Così Mosley, domenica 4 ottobre 1936, con il pretesto di celebrare il quarto anniversario della nascita della Buf, intende marciare nell’East end con migliaia di seguaci. I fascisti, però, si trovano sin da subito la strada sbarrata da contestazioni, affronti e lanci di sassi. Lavoratori autoctoni, in primis i combattivi portuali, ebrei, irlandesi, con le donne protagoniste, pressoché spontaneamente, prendono l’iniziativa, con una mobilitazione di massa che andrà a coinvolgere centinaia di migliaia di persone. Intere zone si sollevano al grido di They shall not pass, non passeranno, eco del No Pasaran! della Guerra civile e sociale che da quasi tre mesi sta imperversando in Spagna. A Cable street lo scontro trova il suo culmine, con l’innalzamento di barricate. Lo scenario è documentato da diversi scatti. I biff boys, bloccati, iniziano a gridare. “Vogliamo Mosley!”. Dalle barricate rispondono: “Anche noi, vivo o morto!”. Mosley, intanto, accusa le autorità di capitolare dinanzi ai rossi. Quindi, migliaia di agenti a cavallo caricano i blocchi per assicurare lo svolgimento della marcia alla Buf ma polizia e fascisti, respinti, si vedono costretti mestamente a battere ritirata: niente marcia. È la vittoria di Cable street.
Il “Daily worker”, organo del Partito comunista britannico, alla cui base si deve un fondamentale apporto al successo appena conseguito, sebbene i vertici avessero sconsigliato azioni di forza, nella sua forse più celebre prima pagina titola: “Mosley non è passato: l’Est londinese batte i fascisti”.
L’episodio segna la fine delle fortune per la Buf, destinata ad inesorabile declino. Mosley di lì a poco si consolerà convolando a nozze, le seconde per lui, celebrate a Berlino, precisamente a casa di Goebbels, alla presenza, ciò non bastasse, del Fuhrer. In Italia lo si vede nei filmati delle manifestazioni di regime, accanto a Mussolini, di cui non era riuscito a replicare le fortune in patria. Nel 1939, con lo scoppio della Guerra, i fascisti britannici saranno considerati collaboratori del nemico e quindi messi al bando.
Cable street rimarrà un fatto memorabile, con commemorazioni annuali e una mole consistente di produzioni audiovisive e cartacee, oggi facilmente reperibili anche in rete (si legga a riguardo: Valerio Gentili, Antifa, Storia contemporanea dell‘Antifascismo militante europeo, Roma, Red star press, 2013). I suoi precedenti, per modalità e dinamiche, sono certamente nei momenti di resistenza all’avanzata fascista registrati in Italia nel 1921-22: Viterbo, Sarzana, Civitavecchia, Parma etc., per quanto il fascismo avesse poi avuto la meglio. Nel Regno unito se ne farà diretto riferimento dinanzi al risorgere dell’offensiva fascista, soprattutto sul finire degli anni Settanta del Secolo breve, quando al nemico irlandese sarà affiancato l’immigrato di colore, e l’ultradestra - siamo ormai quasi alla cronaca - tornerà a mietere consensi e a marciare, sotto nuove insegne, trovando nuovamente pane per i suoi denti.

Silvio Antonini

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