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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Il conservatorismo piccolo-borghese del M5S

(5 Ottobre 2016)

Abbiamo assistito in queste ultime settimane all’offensiva politica e mediatica dei tradizionali partiti borghesi contro il M5S, volta a dimostrare l’incapacità di questo movimento-partito a proporsi come “alternativa” (cioè alternanza) di governo.
Gli esponenti degli stessi corrotti partiti che hanno portato il paese alla rovina, che hanno innalzato per i loro interessi la montagna del debito pubblico, che sono collusi con la mafia e le altre organizzazioni criminali (vedi il caso di “Mafia Capitale”) si sono scatenati contro i parvenus del M5S, offrendo uno spettacolo indecente. Ma non recupereranno un solo voto.
Da parte sua il movimento grillino dimostra di non essere una forza che ha rotto con le politiche tradizionali. La Raggi per essere eletta sindaca di Roma ha fatto compromessi con i poteri forti, ed è una pedina del Vaticano e della Chiesa cattolica.
Una riprova? Il quotidiano della Cei “Avvenire” ha pubblicato l’8 settembre scorso un editoriale di prima pagina, che ha preso le distanze dal “coro” dei partiti e mass media, concedendo una nuova apertura di credito al M5S e alla Raggi: “Dopo anni e anni di mala gestione della ‘vecchia politica’ – si legge sul quotidiano della Cei – il tempo passato è troppo poco per pretendere già di buttare dalla rupe tarpea un’esperienza, quella del movimento ispirato da Beppe Grillo, che resta innovativa”.
Anche le dichiarazioni di sostegno di monsignor Becciu parlano chiaro: la monarchia assoluta vaticana sostiene, per ora, la sindaca.
Altre cartine di tornasole del carattere conservatore della Raggi stanno nella difesa a spada tratta di Minenna (un bocconiano ex Consob), di Marra (vicino al fascista Alemanno) e di Muraro (legata al boss dei rifiuti Cerroni). Tutti personaggi del mondo borghese più avido e reazionario, legale e illegale.
Le vicende sollecitano alcune considerazioni, piacciano o no alle “scimmie urlanti della rete”.

1. I movimenti della piccola e media borghesia impoverita e rovinata dalla crisi, come il M5S, non possono essere indipendenti né coesi, data la natura di questa mezza classe. In particolare in Italia il rapporto di subalternità di ampi settori della piccola e della media borghesia con l’oligarchia e il Vaticano in Italia è intrinseco. Questo significa che il M5S, in quanto espressione di questi strati, si lascia inevitabilmente attrarre dalla parte della borghesia e dei parassiti, mantenendo una posizione subalterna.

2. Come scriveva Marx: “Tra tutte le classi che oggi si contrappongono alla borghesia, solo il proletariato è una vera classe rivoluzionaria…. I ceti medi, i piccoli industriali, il piccolo commerciante, l'artigiano, il contadino, tutti costoro combattono la borghesia, per assicurarsi l’esistenza come ceti medi. Essi non sono quindi rivoluzionari, ma conservatori… Se sono rivoluzionari, lo sono in rapporto al loro prossimo passaggio al proletariato”.
Chiaramente il proletariato per trionfare nella rivoluzione può e deve influenzare e dirigere, può e deve mettersi alla testa – e non alla coda - della lotta di tutti i lavoratori e gli sfruttati contro gli oppressori e gli sfruttatori. La rinunzia all’idea dell’egemonia del proletariato nei confronti di ampi settori della piccola borghesia urbana e rurale (vedi i “rivoluzionari” che lanciano appelli a votare e sostenere i grillini) è oggi uno degli aspetti più volgari del riformismo e dell’opportunismo, oltre ad essere una resa al neoliberismo.

3. Non esistono soluzioni parlamentari per l’emancipazione economica e politica del proletariato, così come non esiste una soluzione del problema dello Stato che non sia la presa del potere da parte della classe operaia.
Il governo che ci vuole per uscire dalla crisi e dalla decomposizione della società italiana è un governo della classe operaia divenuta classe dominante.
Dunque un governo che può sorgere solo come risultato del suo movimento rivoluzionario, per annientare il potere politico della borghesia, abbattere il giogo del capitale e creare un nuovo e superiore regime sociale.

Pubblicato su “Scintilla” n. 71, settembre 2016

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