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(26 Maggio 2010) Enzo Apicella
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COME VOLEVASI DIMOSTRARE: DATI INPS SULL’OCCUPAZIONE

(18 Ottobre 2016)

Si era scritto (21 /2/2015): La conferenza stampa tenuta ieri dal Presidente del Consiglio nel merito dei decreti attuativi della legge delega sul cosiddetto “Job Act” ha rappresentato un momento importante nell’evoluzione dell’insieme del sistema politico italiano: se fin qui si era potuto parlare di questo sistema come parte integrante della “società dello spettacolo” con l’apparire che sostituiva l’essere, oggi ci troviamo all’interno di una vera e propria “società della menzogna”.
Quest’appuntamento del resto era stato preceduto, nel corso della settimana, da una visita alle officine FIAT di Torino eseguita in puro stile mussoliniano, con gli stessi atteggiamenti e gli stessi passaggi che si verificavano in analoghe occasioni nel “ventennio fatale”: difatti l’idea della “società della menzogna” è un’idea antica, di assoluto ritorno rispetto agli anni’30 nella più pura logica dei corsi e ricorsi storici.
La “società della menzogna” strombazza in più, e come necessario corollario della “libertà di licenziamento” che appunto lo Job Act prevede, una ripresa economica che è tale soltanto negli annunci dei telegiornali: basta guardarsi intorno e verificare la realtà.
Una realtà drammatica d’impoverimento generale e d’intensificazione dello sfruttamento che si accompagna con uno scenario internazionale di grandissima difficoltà sul piano generale, addirittura delle prospettive stesse di coinvolgimenti bellici di ampie proporzioni.

Oggi si legge, su repubblica.it:
La spinta del Jobs Act e - soprattutto - delle decontribuzioni per le assunzioni a tempo indeterminato perdono vigore. E la dinamica del lavoro ne risente. Peggio: aumentano i licenziamenti "per giusta causa e per giustificato motivo soggettivo". In due anni sono passati da 35 a 46 mila: il 31% in più. Un dato che si spiega anche con la riforma del lavoro targata Renzi che ha cancellato l'articolo 18 allargando le maglie per le aziende. Se tra il 2014 e il 2015, infatti, il dato è sostanzialmente invariato, il boom (+10mila licenziamenti) si registra proprio negli ultimi 12 mesi. Le norme del Jobs Act, infatti, si applicano solo agli assunti dopo l'entrata in vigore della riforma.

La maggior flessibilità che avrebbe dovuto dare al mercato quella spinta necessaria a ripartire. A un anno e mezzo dall'entrata in vigore del Jobs Act, però, l'occupazione ancora latita con un tasso di senza lavoro fermo all'11,4%. L'Inps conferma quindi la dinamica emersa dalle rilevazioni statistiche dell'Istat e mostra, a fine agosto, un quadro a tinte fosche. Mentre continua a crescere senza sosta il ricorso ai voucher - la stretta del governo è arrivata solo a settembre - rallentano le assunzioni a tempo indeterminato e in generale i nuovi contratti.

Assunzioni. Nei primi otto mesi dell'anno, le assunzioni sono calate dell'8,5% a quota 3,782 milioni: i contratti a tempo indeterminato sono stati "solo" 800mila, in netto calo rispetto agli 1,2 milioni dello scorso anno e meno anche dello stesso periodo del 2014, quando a marzo entrò in vigore il Jobs Act. "Come già segnalato nell'ambito dei precedenti aggiornamenti dell'Osservatorio - spiega l'Inps -, il calo va considerato in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiare dell'abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni". Analoghe considerazioni possono essere sviluppate per la contrazione del flusso di trasformazioni a tempo indeterminato (-35,4%). Fino allo scorso anno, infatti, i datori di lavoro potevano beneficiare di uno sconto fiscale di 24mila euro in tre anni per ogni neoassunti: dal 2016 lo sconto è sceso a 3.250 euro l'anno.

A preoccupare gli addetti ai lavori è soprattutto il trend delle assunzioni a tempo indeterminato: ad agosto sono state solo il 24,9% dei nuovi rapporti di lavoro, il dato mensile più basso dell'ultimo biennio. Insomma, la cura Renzi inizia a scricchiolare, soprattutto in considerazione di un tasso di disoccupazione che resta stabile all'11,4%. L'altra faccia della medaglia non è per nulla rassicurante: nonostante le buone intenzioni, infatti, a fronte di un'occupazione che non riparte, non calano neppure dimissioni e licenziamenti.

Voucher. Tra gennaio e agosto di quest'anno sono stati venduti 96,6 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto ai primi otto mesi del 2015, pari al 35,9%. Nei primi otto mesi del 2015, la crescita dell'utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era stata pari al 71,3%. I buoni sono stati sperimentati dall'agosto del 2008, in particolare per i lavoratori delle vendemmie. Da allora al 30 giugno 2016 ne sono stati saccati 347,2 milioni. Il voucher si è
rapidamente diffuso e ha accelerato negli ultimi anni: "Ha registrato un tasso di crescita del 66%" tra il 2014 e il 2015, cui va aggiunto un ulteriore +40% tra i primi sei mesi del 2015 e i primi sei mesi del 2016, annota oggi l'Inps.
Da notare che ad Agosto si è verificato un incremento della produzione. Fatta la tara al riguardo della particolarità del periodo estivo, l’equazione licenziamenti crescita della produttività normalmente da come risultato sfruttamento e lavoro nero.

a cura di Franco Astengo

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