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(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

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(Capitale e lavoro)

Per un servizio postale pubblico

Per difendere salari e diritti. Ricomporre un fronte di lotta generale.

(3 Novembre 2016)

volantino distribuito in occasione dello sciopero dello sciopero Poste Italiane del 4 novembre

sciopero poste

Un altro pilastro del servizio pubblico è in smantellamento: Poste Italiane. Prima la si è tramutata in SPA (30% ai privati), costringendola a rispondere prioritariamente al mercato, poi si sono trasformati i suoi servizi ed infine la si vuole definitivamente privatizzare.

Fin dal 1993, con la scusa di smantellare quel sistema clientelare costruito dalla DC in decenni di gestione semifeudale, si sono eliminati decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici, intensificando lo sfruttamento. Nel contempo si è spostato il baricentro dell’azienda sulla raccolta finanziaria. Per prepararsi alla prossima privatizzazione (rimandata dalle incertezze dei mercati), Poste Italiane intende ridurre ulteriormente la corrispondenza universale, rilanciando il servizio pacchi (SDA e CLP) e concentrandosi ancor più nei Servizi Assicurativi, Finanziari e di Risparmio (che già oggi garantiscono 26,5 miliardi di € su 30,7 mld di introiti). La direzione è quindi chiara: chiudere gli uffici, ridurre il personale operativo, concentrarsi sulla redditività. La logica deve esser quella del profitto, non quella del servizio pubblico. In questo quadro rientra anche la recente riorganizzazione, firmata da tutte le sigle sindacali (eccetto la UIL). Un accordo disastroso che aumenta i carichi di lavoro e penalizza gli utenti, rivedendo le zone dei portalettere (estensione e loro divisione, per permettere la distribuzione a giorni alterni). Un accordo che incentiva il precariato, con le cosiddette line plus per le priorità gestite con contratti anche brevissimi (i cosiddetti CTD). Una riorganizzazione, quindi, che determina ulteriori tagli al personale, ulteriore aumenti del carico di lavoro, inevitabili prolungamenti dell'orario.

Finalmente le burocrazie sindacali hanno deciso di indire uno sciopero delle poste per il 4 novembre!
CGIL e CISL, anche questa volta stranamente non seguiti dalla UIL, forse si sono resi conto delle conseguenze dei contratti firmati. Un passo che sarà necessario proseguire con coerenza e determinazione, ritirando le firme dagli accordi (25 settembre 2015 e 24 febbraio 2016), per tutelare il servizio pubblico ed il lavoro, invece che gli interessi dell’azienda e le sue logiche di mercato.

COME PCL SIAMO A FIANCO DI LAVORATORI E LAVORATRICI, IN DIFESA DI DIRITTI, SALARI E CONDIZIONI DI LAVORO.

Di fronte ad un attacco padronale generalizzato (Jobs Act, tagli alla sanità, blocco dei contratti nel pubblico, revisione del sistema contrattuale, ecc.), la prospettiva non può però limitarsi a condurre vertenze separate nei diversi settori. È necessario un fronte comune di lotta, a partire dall’insieme dei lavoratori e delle lavoratrici delle aziende partecipate e dei servizi pubblici. Solo l'unità di classe, contro le privatizzazioni e per la nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori e delle lavoratrici, può contrastare il dominio delle logiche di mercato nei servizi pubblici.

PER FERMARE LA PRIVATIZZAZIONE DELLE POSTE, CONTRO RENZI E LE SUE POLITICHE PADRONALI, RICOMPONIAMO LOTTE E VERTENZE!

Partito Comunista dei Lavoratori

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