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OLTRE il SI e il NO, FORMA e SOSTANZA delle LOTTE.

la COMUNE è la risposta di classe all'ideologia della "riduzione dei costi" della politica borghese.

(6 Novembre 2016)

Oltre il si e il no,
La COMUNE
è la risposta autonoma
alla domanda di “riduzione di costi” della politica borghese.

FORMA e SOSTANZA delle LOTTE.

La forma della lotta non è garanzia della sua sostanza.

Di piu', l'asprezza, la frizione con le “forze dell'ordine”, la truculenza di certe parole d'ordine, la violenza di strada addirittura, non sono necessariamente espressione di un percorso di lotta di classe, tantomeno del carattere rivoluzionario di questo.

In linea generale, senza una teoria, una strategia ed una organizzazione che ne garantisca l'autonomia politica, qualunque movimento piu' o meno di massa finisce per essere utilizzato, strumentalizzato, fagogitato per scopi ed obiettivi non propri.

E' successo nel passato, fin da quando l'opportunismo elettoralistico del P.C.I. crebbe e si nutri' dell'intero ciclo di lotte operaie (anche autonome!) degli anni '70, per poi svenderle quando non perseguirle direttamente.
E' successo con le battaglie di civiltà giuridica come nei referendum traditi sul nucleare e sull'acqua, dove la stessa “vittoria delle urne” è stata prima veicolo di illusioni per poi essere travisata e completamente ignorata dal movimento reale privatizzatore.
E' successo con l'inadeguata risposta operaia europea alla crisi che, se in Italia perpetua il lungo ciclo di riflusso e frammentazione settoriale di classe, in Grecia e in Spagna (seppure in forme diverse) raschia il barile di movimenti libertari di massa per consegnarli all'illusione elettorale prima ed al tradimento in ossequio al vincolo europeo poi.

Rischia di succedere oggi, dove la margherita del si e del no viene sfogliata al vento di diatribe intime alla destra e alla sinistra parlamentare di governo e di opposizione, ambedue comunque prone al dettato semplificatore imposto dalla velocizzazione del mercato globale.
In particolare, il frastagliato e supercontraddittorio carrozzone del no viene giocato nella lotta dentro il P.D., e a quella della sua sinistra interna, nonché relativamente ai tempi di prosecuzione dell'opera riformatrice del governo.

E' evidente che di fronte ad una classica lotta tra frazioni borghesi e proprie espressioni politico-lobbistiche (vedi regioni ), si impone una presa di posizione autonoma del movimento rivoluzionario; una posizione cioè che non faccia il gioco di nessuna frazione borghese in lizza, ma che cerchi di combatterle tutte.
L'astensione al referendum costituzionale, nella sua duplice funzione di denuncia degli strumenti truffaldini della consultazione democratico-borghese e nel suo tirarsi fuori da un terreno non suo, potrebbe esserne l'ossatura.
Ed invece assistiamo, seppure con lodevoli ma sparute eccezioni, ad una partecipazione del “movimento antagonista” alla dinamica referendaria, magari truccata da lotta per la “cacciata di Renzi” e condita da qualche scontro di piazza (…..con i comitati salvabanche?).

E' una vita che sfiliamo al grido “via il governo.......!” (do you remeber P.C.I. “via il governo Tambroni e poi la legge truffa e poi Andreotti etc etc etc etc....” ) ed i governi, in effetti, sono cambiati nei nomi, nelle coalizioni e nei colori, ma non nella sostanza, che rimane al servizio del capitale, del suo ordine, della sua crisi come della sua possibile ripresa.
E allora, perchè porsi ancora il problema del governo di fase sapendo che il prossimo, piu' o meno elettoralmente vicino, sarà comunque la continuazione di questo, come Renzi è stato l'applicatore di Monti (oggi per il No!) ?
O porsi il ben piu' pratico problema del rapporto economico tra stato centrale e regioni?
O fare finta di credere che si “ridurranno i costi della politica”, spargendo l'utopica illusione di una società senza caste e corruzione?

Altro che referendum!
Il nostro programma è un altro, ed è già scritto!
La COMUNE, con la sua “drastica riduzione di costi “ è la moderna risposta di classe a tutti gli interessati soloni del si e del no, e della “partecipazione democratica e civile”.

Pino ferroviere

Fonte

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