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(20 Agosto 2013) Enzo Apciella

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(L'unico straniero è il capitalismo)

LOTTARE CONTRO IL RAZZISMO
significa
solidarietà, sindacato di classe e lotta comune degli operai di tutti i Paesi

(11 Novembre 2016)

Volantino per la manifestazione nazionale contro il controllo della mobilità e contro lo sfruttamento, che si terrà il 12 novembre a Roma, con concentramento alle 14.00 in Piazza di Porta San Giovanni

La migrazione umana si è susseguita nel corso della storia per diversi fattori. Da quando il modo di produzione capitalista si è consolidato, spazzando via i vecchi sistemi sociali, milioni di uomini sono costretti ad abbandonare le proprie case per non morire di fame, per sfuggire alle nuove guerre del Capitale, per cercare di sopravvivere vendendo la propria forza lavoro.

Interminabili viaggi, immense tragedie che si ripetono ogni giorno e non avranno mai fine con questo sistema sociale, perché il Capitale avrà sempre bisogno di manodopera a basso costo. Forza lavoro che, se da una parte è un’inevitabile necessità della produzione, dall’altra è un’utile strumento per spingere al ribasso i salari di tutta la classe lavoratrice. I flussi migratori, infatti, sono vitali al processo di accumulazione del Capitale, in particolar modo, nei paesi capitalistici avanzati.

Le città odierne, le metropoli, sono diventate inevitabilmente multietniche. In questo scenario è indispensabile al Capitale alimentare il fenomeno razzista, sia per far sfogare la piccola borghesia, oramai depressa dalla crisi, ma in particolar modo per tener ben diviso il suo nemico di classe, il proletariato internazionale. A questo scopo la classe dominate, di qualsiasi nazione, mentre diffonde il suo modo di produzione e i sui valori individualistici, alimenta con forza tutta una serie di distinzioni tra i proletari dividendoli, per nazionalità, religione, razza, genere, ma anche per differenza di salario.

Oggi in piazza vi sono lavoratori di diverse categorie, facchini della logistica, lavoratori stagionali e braccianti. Quest’ultimi sono una porzione di classe operaia tra le più sfruttate. Il loro salario è misero e mediamente raggiunge 20 euro al giorno. La giornata di lavoro inizia prima dell’alba e finisce dopo il tramonto. Si lavora anche 16 ore consecutive in condizioni pessime. Per i megafoni di regime la condizione bestiale dei braccianti immigrati è vista come una eccezione e non come la realtà naturale e inevitabile nel capitalismo. Questa porzione di classe sarebbe vittima delle mafie e non oppressa delle ineluttabili leggi del mercato, come se la malavita organizzata non fosse una parte integrante di questo sistema sociale basato esclusivamente sul profitto e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Combattere le mafie, in questa società, è un’illusione, una menzogna!

Discorso analogo va fatto per il razzismo, la questione infatti non è di razza ma di classe ed è per questo che i proletari immigrati non devono illudersi di poter risolvere i loro problemi appoggiandosi su chi si basa su astratti ideali borghesi. Combattere il nauseante razzismo con l’anti-razzismo, sul piano della superficiale morale e del rispetto delle culture, non solo è impotente ma è dannoso, perché non colpisce nessuna delle profonde basi materiali di questa ideologia reazionaria. La vera ed unica lotta anti-razzista è e sarà la lotta di classe, perché unifica i lavoratori al di sopra delle razze e delle nazionalità, e perché li indirizza al superamento del capitalismo.

Mentre è una illusione per i proletari stranieri attendersi di ottenere che il razzismo sia sconfitto dagli astratti ideali di uguaglianza borghese, il proletariato cosciente deve far propria e lottare sinceramente per la rivendicazione della totale estensione dei diritti civili e del lavoro a chiunque presti la sua opera al Capitale. Per conquistarli, gli immigrati così come i lavoratori autoctoni devono riconoscere la loro cittadinanza come quella di un’unica classe mondiale. Una lotta che avrà mille sfaccettature ma che potrà esser condotta solo all’interno di un forte movimento sindacale di classe, che dovrà tendere ad essere un unico fronte difensivo di lotta di tutta la classe operaia, indigena ed immigrata. Una organizzazione sindacale che dovrà battersi contro la minaccia della perdita del permesso di soggiorno da parte dei lavoratori immigrati in caso di licenziamento.

In tutto il mondo padroni e governi borghesi di ogni colore attaccano le condizioni di vita dei lavoratori, perché aumentare lo sfruttamento della classe operaia è l’unica reale soluzione che hanno a disposizione per tenere ancora in piedi l’economia capitalistica, inesorabilmente avviata al tracollo e alla guerra mondiale tra gli Stati.

Solo il movimento rivoluzionario dei proletari di tutti i paesi, uniti nella stessa lotta contro il comune nemico mortale, la borghesia, risolverà, oltre alla questione dei flussi migratori forzati, anche quella dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, ponendo le necessarie basi della futura società comunista.

Proletari di tutti i Paesi unitevi !

Partito Comunista Internazionale

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