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Ovazione a Dublino

Ovazione a Dublino

(5 Settembre 2010) Enzo Apicella
Balir contestato a Dublino da un fitto lancio di uova. In Italia contestati dell'Utri e Schifani, in modo molto più "morbido", ma con reazioni istituzionali spropositate

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(25 Novembre 2016)

Dal n. 47 di "Alternativa di Classe"

yemen macerie

Qualche anno fa lo Yemen era considerato uno dei Paesi più poveri del mondo. Uno yemenita su cinque soffriva la fame. Quasi uno su tre era disoccupato. Ogni anno 40 mila bambini morivano prima di compiere cinque anni e gli esperti dicevano che l'acqua si sarebbe presto esaurita.
Queste erano le terribili condizioni in cui si trovava il Paese prima che, nel Marzo del 2015, l'Arabia saudita cominciasse a bombardarlo, distruggendo magazzini, fabbriche,centrali elettriche, porti, ospedali, serbatoi d'acqua, distributori di benzina, oltre a colpire carretti trainati dagli asini, feste di matrimonio e monumenti archeologici. Migliaia di civili, nessuno sa quanti, sono stati uccisi o feriti. I sauditi hanno imposto anche un assedio a tutto il Paese, tagliando i rifornimenti alimentari, il carburante e le medicine.
A un anno e mezzo dall'inizio della guerra, il sistema sanitario è in gran parte crollato e lo Yemen è sull'orlo della fame. Lo scorso Ottobre è arrivato il colera. Più di 1400 casi di colera dallo scoppio dell'epidemia. La comparsa del colera aggrava l'emergenza umanitaria nello Yemen, dove secondo l'Unicef, 7,4 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza medica e 370 mila sono a rischio di malnutrizione acuta.
La distruzione dello Yemen è stata resa possibile dall'appoggio materiale degli Stati uniti e degli altri Paesi imperialisti. Usa, Regno unito, Francia e Italia hanno fornito armi. Le navi statunitensi hanno collaborato all'assedio.
Il principale obiettivo ufficiale degli attacchi sauditi (sostenuti da una coalizione di alleati arabi) è un gruppo tribale, proveniente dal nord dello Yemen, vicino alla frontiera saudita, seguace dello zaidismo, un ramo dell'islam sciita. Anche se è una variante dello sciismo diversa da quella diffusa in Iran, questo legame era destinato a suscitare i sospetti del regime saudita, profondamente antiraniano.
Quasi quarant'anni fa,i sauditi stabilirono un insediamento della loro corrente più estremista il wahabismo, nel cuore del territorio zaidita. Questa intrusione, che attirò nel nord dello Yemen un flusso crescente di militanti sunniti, finì con il provocare la reazione degli zaiditi, che si arroccarono sempre di più nelle loro credenze sciite. Sotto la guida di Hussein Al Houthi, di cui presero il nome Houthi, gli zaiditi si rivolsero all'Iran per la loro istruzione religiosa, con grande irritazione di Riyadh. Per molti anni questo legame con l'Iran fu trattato con prudenza dal presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh. Ma dopo l'11 Settembre del 2001 il presidente subì le pressioni dagli Stati Uniti perchè facesse la sua parte nella guerra contro AL QAEDA, attiva nello Yemen dalla fine degli anni novanta.
Nel Gennaio del 2015 il re saudita Abdullah è morto ed è stato sostituito dal fratellastro di 79 anni, il principe Salman Bin Abdulaziz. Afflitto da demenza senile, è stato presto chiaro che il potere effettivo passava al figlio, il principe Mohamed Bin Salman, che in breve ha preso il controllo del Ministero della difesa e della casa reale. Considerato che il suo Paese già da tempo era incline a vedere "un persiano dietro ogni cespuglio", il principe era impaziente di mettere alla prova nuove costosissime armi. Poteva schiacciare gli Houthi con una rapida campagna militare, rafforzando così la sua posizione a spese dei potenziali rivali nella famiglia reale.
Sempre nel Gennaio del 2015 gli Houthi rovesciarono il governo e a Marzo, sostenuti dalle truppe di Saleh, lanciarono un'operazione per conquistare il Sud del Paese. Il 26 Marzo 2015 l'aviazione saudita entrava in azione. Gli Stati Uniti dichiaravano di fornire soltanto appoggio logistico e di intelligence. Cinque giorni dopo la coalizione guidata dai sauditi ha imposto un vasto blocco aereo e marittimo delle zone in mano agli Houthi, compresa Hodeidah, il porto più grande del nord dello Yemen.
Per una popolazione che contava sulle importazioni per almeno il 90% dei generi alimentari, senza parlare di altri beni essenziali come il combustibile, il gas da cucina ed i farmaci, l'effetto è stato devastante. Nel Febbraio del 2016 la coalizione guidata dai sauditi aveva compiuto più di 46500 attacchi nello Yemen. A Giugno Amnesty International ha documentato 69 attacchi, che hanno ucciso 913 civili. Lo stesso mese l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sulla base di informazioni provenienti dagli ospedali del Paese, ha registrato quasi 6500 morti e più di 31400 feriti dall'inizio della campagna militare saudita. Più di metà della popolazione non ha accesso non solo agli ospedali, ma ad alcun tipo di assistenza medica. L'ONU ha parlato di "una catastrofe umanitaria" ed ha chiesto 1,8 miliardi di dollari in Fondi di emergenza.
Intanto le vendite di armi all'Arabia saudita hanno garantito ricavi per centinaia di miliardi di dollari per i padroni delle aziende dell'armiero dei Paesi imperialisti. L'Italia è coinvolta nella guerra yemenita, oltre che con la “formazione e addestramento militare”, promessi nel recente viaggio in Arabia della Ministra (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 46 a pag.3), con le armi che il nostro Paese sta fornendo all'Arabia saudita. IL 27 OTTOBRE PACIFISTI SARDI HANNO PRESENTATO IN TRIBUNALE A CAGLIARI UNA DENUNCIA CONTRO LA MINISTRA PINOTTI, sostenendo che esiste un ponte aereo tra l'aeroporto di Elmas e l'ARABIA SAUDITA per trasferire gli ARMAMENTI.
Il conflitto in Yemen è uno dei più sanguinosi e brutali degli ultimi decenni. Bombe di fabbricazione italiana colpiscono la popolazione civile dello Yemen. La Pinotti sostiene che "vendere armi all'Arabia saudita è perfettamente legale. Le aziende che esportano armamenti in Arabia saudita lo fanno in forza di una licenza rilasciata in base alla normativa vigente e l'Arabia saudita non è oggetto di alcuna forma di embargo, sanzione o restrizione internazionale".
Lo scontro diplomatico in atto tra Arabia saudita e Iran sta alimentando tensioni. La situazione generale del Medio Oriente ha raggiunto in questo anno un livello di drammaticità mai registrato in passato, anche in considerazione dell'acuirsi della frattura tra il mondo sunnita e quello sciita, alimentato dallo scontro tra Arabia saudita e Iran per l'egemonia regionale.
L'Arabia saudita si trova a fronteggiare la peggior crisi di bilancio della propria storia. Nel 2015 i conti dello Stato si sono chiusi con un passivo di 98 miliardi di dollari (pari al 15% del Pil) prevalentemente riconducibile alla riduzione delle quotazioni del greggio. Il WTI (petrolio del tipo prodotto in Texas) è infatti sceso nel corso del 2015 da 53 a 37 dollari al barile e del 65% rispetto al picco di 107 dollari del Luglio 2014. La dipendenza dell'economia saudita e dei suoi conti pubblici dal petrolio, in una fase di calo tendenziale delle quotazioni, sta emergendo come preoccupante fattore di debolezza economica. Il bilancio preventivo del 2016 contempla una riduzione delle spese statali del 14% ed un aumento del 50% delle tariffe di benzina, acqua e corrente elettrica, tanto basta a peggiorare drammaticamente le condizioni di vita delle famiglie proletarie.
Mentre le spese militari assorbono circa il 25% del budget statale. Dall'inizio del nuovo millennio la dinastia saudita sta attuando una decisa politica di riarmo. Nel corso degli ultimi 10 anni, secondo il Military Balance 2015, report annuale dello "International Institute for strategic studies", le spese militari dell'Arabia saudita sono aumentate del 112%, salendo al quarto posto a livello mondiale, dietro soltanto a USA, Cina e Russia. Sino al 2015 il governo saudita ha utilizzato la rendita petrolifera per sostenere le spese militari del conflitto nello Yemen e finanziare le milizie alleate in Iraq, Siria e Libia.
Gli americani bombardano lo Yemen con la scusante di attaccare le postazioni delle milizie legate ad Al Qaeda, uccidendo centinaia di civili, nonchè cittadini statunitensi stessi presenti nella regione. L'8 Ottobre l'aviazione saudita ha sganciato una bomba durante una processione organizzata in occasione di un funerale che ha causato la morte di 150 persone, ferendone 525.
Questa guerra ha radici nella crisi dell'economia capitalista, oltre che nella stessa posizione geostrategica dello Yemen, pertanto è ingenuo invocare in modo generico la pace. Perchè la pace durerà solo finchè non emergeranno ed esploderanno vecchi e nuovi antagonismi economici fra gli alleati di pochi mesi prima.
Bisogna abbandonare ogni illusione pacifista e riformista, e portare avanti metodi di lotta classisti, che sono sempre appartenuti alla tradizione comunista internazionalista. I proletari, che vivono l'oppressione della società del profitto e dello sfruttamento, della fame e dei massacri, dovranno necessariamente organizzarsi per costruire l'alternativa di classe a livello mondiale. Dietro ai bombardamenti dello Yemen, come della Siria, non c'è alcun intento umanitario, nessuna "lotta alla barbarie". Ad armare la mano statunitense, saudita e russa, sono sempre i contrasti inter-imperialistici, suscitati dalle contraddizioni dell'economia borghese. Le colonne di profughi yemeniti e siriani, che oggi vediamo, sono le stesse che abbiamo già visto nei mesi scorsi in Iraq e Libia, e sono il tragico anticipo di quanto potrà accadere in futuro ai proletari di ogni Paese.

Alternativa di Classe

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