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La cinque giornate di Milano

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(14 Maggio 2011) Enzo Apicella
Elezioni amministrative 15 e 16 maggio 2011. Tra i consigli comunali da rinnovare anche quello di Milano

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REFERENDUM 4.0

un referendum al giorno, toglie il lavoratore di torno!

(13 Gennaio 2017)

Il referendum è il classico “pronunciamento del popolo”,
dove per popolo si intendono
tutti coloro che hanno “diritto al voto”.

Il referendum
è l'espressione piu' autentica della
“partecipazione dei cittadini”,
senza distinzione di sesso, razza, religione, età.

Ma senza nemmeno distinzione di censo,
cioè di categoria sociale di appartenenza.

Al referendum votano, o possono votare, tutti,
senza distinzioni di classe.

Il referendum è uno strumento interclassista proprio perchè chi si pronuncia è il “popolo”, al cui interno ci sono classi che hanno interessi contrastanti.


un referendum al giorno toglie il lavoratore di torno
REFERENDUM 4.0

Oltre il dato generale della corruttela ideologica sparsa dal virus elettorale e referendario, in controtendenza per altro con il movimento reale che vede un astensionismo di massa in via di consolidamento, vi sono anche motivazioni pratiche e concrete di scarsa o nulla “convenienza proletaria” ad una qualche ”partecipazione”.
Per “partecipare” al referendum, le differenze di classe non contano, ma nel risultato, contano, eccome!
Ecco perchè spesso, anche di fronte a quesiti “giusti” ed umanamente condivisibili (come quello sull'art.18, ma anche come quello sulla legge Fornero, o i prossimi su voucher etc ) si può perdere, i SI alla conservazione possono vincere, come è avvenuto nel passato (uno fra tutti il referendum sulla scala mobile).
Ecco perchè i referendum sono una falsa “arma” per i lavoratori (sia in campo politico ma anche sindacale!) : perche spesso si perdono, causa l'interclassismo dei partecipanti agli stessi.
Ancora una partita intorno al simulacro dell'art.18.
Dopo le oceaniche, quanto inutili, manifestazioni sindacali in difesa dell'art.18, la retorica richiesta di referendum da parte di una C.G.I.L. alla ricerca del peso e del tavolo perduto, viene puntualmente bocciata dalla corte costituzionale.
Un pezzo dello stato boccia l'”esercizio democratico” di un altro pezzo di (sindacato) di stato che ipocritamente “minaccia” di rivolgersi alla “corte Europea”, vero cervello di questo stop sull'art.18.
Intanto, mentre parte l'appello “per il SI” e si imbastisce l'ennesima campagna referendaria sui 2 quesiti rimasti (voucher e responsabilità negli appalti), muove la grancassa degli schieramenti politici (e di movimento?), sempre piu' trasversali e sempre meno interessati all'oggetto del contendere, ma solo al loro rafforzamento elettorale in previsione delle elezioni piu' o meno anticipate.
Come un rosario si snodano elezioni e referendum comunque interni al confermato processo di ristrutturazione industriale (fabbrica 4.0) ed al corrispondente percorso di snellimento e funzionalizzazione sburocratizzante dell'apparato statuale, entrambi imposti dal vincolo europeo e dalla competizione globale planetaria.
E' chiaro che a fronte del raschiamento (già avvenuto!) del barile di diritti e libertà di classe ed individuali da parte di questi processi profondi del movimento reale, la stagione referendaria (sempre se confermata a fronte di nuove elezioni che la ritarderebbero di un anno!) appare tardiva e a “babbo morto”, se non direttamente truffaldina cioè rispondente ad interessi altri, politici e sindacali, distanti anni luce da quelli dichiarati.
Se è vero, come è vero, che non s'intravvede alcuna risposta di classe europea, né italiana, all'altezza della sfida padronale, urge comunque riunire le forze di classe coscienti intorno ad una scelta di campo scissa dal pantano elettoralistico, che faccia dell'unità di classe, della lotta e dell'autonomia la griglia interpretativa e di combattimento della fase storico-politico attuale.

Pino ferroviere

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