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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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(2 Febbraio 2017)
Sono sempre più numerosi e cruenti gli scontri tra le diverse fazioni jihadiste nella provincia di Idlib. La sconfitta di Aleppo e l’evacuazione di diversi miliziani nella stessa zona hanno, infatti, causato un progressivo aumento delle frizioni tra i “ribelli” salafiti. Emergono in questi giorni due fazioni contraddistinte che si contendono il primato ad Idlib: Fatah al Sham (ex Al Nusra, legato ad Al Qaida) e Ahrar al Sham (finanziato dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e dal Qatar). “Due blocchi rivali stanno emergendo in questi giorni”, riporta l’agenzia stampa AFP ricordando che i due gruppi, paradossalmente, erano fino a poco tempo fa alleati nella coalizione denominata “Jaish al Fatah” contro l’esercito lealista siriano nelle province di Aleppo e Idlib. Mobilitazione e attacchi confermati dal messaggio audio del leader di Ahrar al Sham, Abu Ammar Al Omar, che ha decretato “la mobilitazione generale contro Al Nusra” visto che ormai Ahrar al Sham viene attaccato quotidianamente perché è diventato la “destinazione finale di tutti quei gruppi minori, sconfitti in questi giorni dalle milizie di Al Qaida”.
Altro motivo di contrasto sarebbe la sostanziale differenza politica tra i due movimenti circa la tregua ed i colloqui di Astana, nei giorni scorsi. Ahrar Al Sham, infatti, avrebbe accettato la tregua e le condizioni poste da Russia, Iran e Turchia. Sarebbe, in effetti, favorevole ad una possibile apertura per un’eventuale mediazione politica e non militare del conflitto. Dall’altra parte il Fronte Fatah Al Sham, vicino all’organizzazione terroristica di Al Qaida, che è stato escluso dai colloqui, non partecipa alla tregua e viene quotidianamente combattuto, come Daesh, dalla coalizione militare a guida russa (siriani, iraniani ed Hezbollah).
Proprio per evitare un isolamento a livello internazionale e continuare ad utilizzare i fondi e le armi provenienti dai Paesi del Golfo, il gruppo Al Nusra aveva tentato di distanziarsi da Al Qaida, cambiando il proprio nome in Fatah Al Sham a fine luglio del 2016. Stesso tentativo reiterato ieri. In un comunicato, infatti, il vecchio fronte Fatah Al Sham si scioglie e confluisce nel neo gruppo denominato Tahrir Al Sham (“Liberazione del Levante” in arabo, ndr). L’ennesima operazione di restyling che mira a riunificare, attraverso l’adesione di altri cinque gruppi ribelli, il fronte dei gruppi salafiti più sanguinari e decisi a combattere contro chiunque: il regime di Bashar Al Assad, Daesh e gli altri gruppi “ribelli” discordi dalla propria visione radicale e politica. Una pratica non proprio sconosciuta ad Al Nusra (Al Qaida). Dal 2014, infatti, il gruppo qaidista non ha mai cessato la propria pulizia interna ed ha ripetutamente combattuto ed eliminato decine di gruppi”ribelli” non allineati alla sua volontà.
“Visto il clima di complotto e la guerra interna (tra le diverse fazioni, ndr), annunciamo lo scioglimento di tutti i gruppi qui di seguito (Fatah Al Sham, Noureddine al Zenki, Liwa al-Haq, Ansar al-Din, Jaish al-Sunna, Jund al-Aqsa) e la loro fusione nel nuovo raggruppamento con il nome di Tahrir Al Sham” indica il comunicato ufficiale del gruppo. Il “nuovo” raggruppamento sarà guidato da Hashem Al Sheikh, alias Abu Jaber, vecchio militante di Al Qaida ed ex leader, fino alla sua fuoriuscita nel 2015, proprio di Ahrar Al Sham.
Abu Jaber, siriano di nascita, aveva militato in Al Qaida e combattuto in Iraq con Al Zarqawi – predecessore di Al Baghdadi - dove aveva il compito di reclutare miliziani jihadisti dalla Siria verso lo stato iracheno. Incarcerato nel 2005 da Al Assad e condannato per “terrorismo” era uscito grazie all’amnistia presidenziale decretata nel 2011, proprio all’inizio della guerra civile. La nuova guida del gruppo è diventata celebre per il fatto di essere stato il primo leader a combattere, nel 2013, contro Daesh, acerrimo nemico di Al Qaida in Siria, ed a negare qualsiasi apertura nei confronti dell’occidente (Turchia) voluta dal suo ex gruppo Ahrar al Sham.
Gli scontri tra questi due raggruppamenti evidenziano, infine, il clima di confusione e declino che regna tra le diverse fazioni ribelli all’interno dell’arena siriana. In questi giorni, ad esempio, oltre mille miliziani di Daesh si sono arresi alle truppe lealiste nella zona di Hajar Aswad, al confine con il campo profughi palestinese di Yarmouk, a sud di Damasco. Secondo il segretario della Coalizione delle forze palestinesi in Siria, Khaled Abdel Majid, intervistato dall’agenzia Sputnik “ presto i miliziani presenti a Yarmouk si arrenderanno e lasceranno il campo (dopo anni di distruzione, guerra e fame, ndr), grazie agli accordi di resa di Beit Saham, Yelda e Bebella”. Come negli altri casi di riconciliazione i miliziani che si arrendono possono deporre le armi ed godere dell’amnistia presidenziale o essere evacuati verso la provincia di Idlib.
Stefano Mauro
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