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(31 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Respingere l'attacco repressivo!
Allargare la lotta! Unire le spinte di lotta!

(6 Febbraio 2017)

Testo scritto per la manifestazione tenutasi a Modena il 4 febbraio contro l'attacco al Si.Cobas e contro la macchina del fango messa in moto per colpire Aldo Milani.
Si tenga presente che il volantone diffuso in piazza, comprendeva anche le versioni in arabo e in inglese.

Lavoratori e militanti del Si.Cobas,
la vostra immediata mobilitazione ha bloccato l'attacco dello stato e dei padroni contro Aldo Milani, e attraverso di lui, contro tutti voi. Avete usato l'arma vincente: la lotta e l'unità, manifestando una rinnovata fiducia nel compagno arrestato e nei vostri mezzi, nella vostra capacità di auto-organizzazione.
Ma non possiamo farci illusioni: l'uscita dal carcere di Aldo non segna la fine dell'attacco lanciato contro di lui e contro di voi e il vostro sindacato, il Si.Cobas. È vero: la montatura messa in piedi da Levoni&C. è squallida e ridicola, ma l'apparato repressivo dei padroni e dello stato non ha intenzione di ritirarsi con la coda tra le gambe dopo tanto clamore.
Da anni dovete affrontare intimidazioni, interventi della polizia, ricatti di ogni genere. L'arresto di Aldo Milani rappresenta, però, un salto di qualità: è il più deciso tentativo fatto finora di disperdere e affossare il vostro patrimonio di esperienze e di lotta.
La sua e la vostra "colpa" non ha nulla a che vedere con la corruzione. La sua e la vostra "colpa" è di avere attaccato le grandi ditte e le cooperative che ingrassano su una condizione di lavoro schiavistica. La sua e la vostra "colpa" è di avere imposto con la lotta il riconoscimento, almeno parziale, dei vostri diritti e della vostra dignità di lavoratori.
In questi anni, avete trasformato la vostra condizione di lavoro precaria, resa più ricattabile dalla presenza di molti immigrati, attraverso l'auto-organizzazione e l'organizzazione. Avete mostrato con i fatti che lo sciopero e la lotta dura pagano, che sono il solo mezzo che i lavoratori hanno per difendersi e affermare le proprie necessità. E contro la pratica della delega, avete mostrato la forza del protagonismo collettivo, lottare tutti insieme compatti.
È questo che non va giù ai padroni, alla polizia, alla magistratura, alla Tv e ai giornali padronali, ai burocrati collusi di Cgil, Cisl, Uil. Con l'arresto di Aldo Milani volevano mettervi paura, demoralizzarvi, disorganizzarvi. Ma non ci sono riusciti, e non devono riuscirci!
Con la repressione e la macchina del fango i poteri che vi attaccano vogliono anche lanciare un avvertimento a tutti i lavoratori: per impedire che il vostro esempio venga raccolto fuori dalla logistica e dal sistema semi-mafioso delle cooperative, e si estenda a tanti altri settori, luoghi di lavoro e territori. Temono molto l'allargamento della lotta e della auto-organizzazione degli operai e dei lavoratori perché moltiplicherebbe le nostre forze. Lo temono perché sanno che tra i lavoratori e i giovani c'è un crescente malcontento per la disoccupazione e la precarietà, per i salari che non bastano a vivere, per gli orari che non finiscono mai, per i diritti e la dignità sempre più calpestati nei luoghi di lavoro, per i pessimi contratti di lavoro - come quello dei metalmeccanici, a cui 70.000 operai hanno detto NO.
Per questo stanno cercando in tutti i modi di chiudervi in un ghetto, isolarvi e screditare la vostra lotta. Per questo si accaniscono in particolare contro i lavoratori immigrati: perchè gli immigrati devono restare la forza lavoro più a buon mercato, costretti ad accettare le condizioni di lavoro più dure. E anche perchè rappresentano un ponte verso l'insieme delle lotte che hanno percorso negli ultimi anni i paesi di origine degli immigrati stessi, creando una possibile unità tra le lotte dei lavoratori a livello internazionale.
Contro questo attacco, è essenziale difendere l'onestà e la coerenza del compagno Aldo Milani mobilitandosi per la sua completa libertà di movimento, e difendere la vostra organizzazione sindacale. Ma non basta. Data la portata generale dell'attacco, è necessario rompere il ghetto in cui cercano di chiudervi e rivolgerci insieme, voi e tutti gli organismi solidali con voi, ai lavoratori di tutti i settori, individuando obiettivi comuni di resistenza e di lotta contro le politiche padronali e del governo, per ricomporre il fronte di classe oggi diviso tra stabili e precari, vecchie e nuove generazioni, italiani e immigrati, uomini e donne, nord e sud.

*Dopo trenta anni e più di estorsioni padronali sui nostri salari, rivendichiamo consistenti aumenti salariali, che recuperino il potere di acquisto perduto, con il ritorno a meccanismi automatici di difesa del salario.
*Allo sfruttamento sempre più intenso e al precariato e alla disoccupazione dilaganti rispondiamo con la rivendicazione della riduzione generalizzata e drastica dell'orario di lavoro a parità di salario, e del salario medio garantito ai disoccupati.
*Rivendichiamo l'abolizione dell'intera legislazione anti-immigrati! Denunciamo le politiche razziste e genocide del governo italiano e dei governi occidentali contro gli emigranti africani e medio-orientali, che sfuggono alle guerre e alle distruzioni da essi provocate.
*Rilanciamo la lotta contro le nuove guerre neo-coloniali imperialiste in cui è implicata l'Italia insieme all'UE e alla Nato. Per affermare un vero internazionalismo, che rafforzi il protagonismo dei proletari immigrati nelle lotte politiche e sociali in Italia e renda possibile una vera azione anti-militarista solidale con i popoli aggrediti.
*Per l'auto-organizzazione dei lavoratori su basi di classe! Per la rinascita del movimento proletario!

4 febbraio 2017

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri – Marghera,
Centro di iniziativa comunista internazionalista - "Il Cuneo rosso"

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