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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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IL CONGRESSO DI PODEMOS PARLA ALLA SINISTRA D’OPPOSIZIONE PER L’ALTERNATIVA?

(12 Febbraio 2017)

Il tema della “governabilità” rimane quello sul quale, al momento del passaggio dalla crescita alla maturità, la sinistra europea si arresta aprendo la strada alla catena delle divisioni e della contesa interna.
In questo frangente storico una scelta molto importante è arrivata dall’esito del congresso di Podemos, la formazione spagnola nata sulla spinta degli “indignados” delle occupazioni alla Puerta del Sol e dallo slancio di movimenti espressione diretta della soggettività giovanile, capace di parlare un linguaggio nuovo e di esprimere leadership moderne.
Il dibattito interno a Podemos ha ricalcato le linee di tante altre occasioni che abbiamo registrato nel corso della storia della sinistra europea (con un richiamo all’attualità, se pensiamo alle vicende del Labour Party e del Partito Socialista Francese che affronterà la presidenziali dopo la tragica esperienza di governo)
Si tratta del tema ricorrente nella sinistra: quello del confronto anche aspro tra una valutazione che parte dall’analisi di spazi chiusi e contrattazione dell’esistente; oppure dall’analisi di spazi ancora aperti nella conflittualità e conseguente proposta di alternativa puntando a spaccare il fronte avversario (dizione comprensiva di socialdemocratici o più generalmente progressisti) contendendone l’egemonia sociale e culturale.
A questo si lega il dibattito sul tema della forma – partito che Podemos non pare aver ancora risolto.
Urgerebbe un dibattito di rilievo teorico a dimensione internazionale.
Così rischia di apparire, alla fine, una miseria politicista a partire dalla questione del partiti/movimento.
Che cosa hanno inteso, alla fine, Marina Turi e Massimo Serafini nel loro intervento apparso nell’inserto del “Manifesto” di qualche giorno fa accennando a :” l’essere parte di forme più estese di democrazia”? Una rete “consiliare”?
Gli ordini del problema sono diversi, proviamo a elencarli:
a) primo fra tutti quello della natura del soggetto tra movimento e partito;
b) in secondo luogo la collocazione rispetto al sistema politico;
c) terzo punto il quadro economico – sociale che si presenta in Spagna (ma questo vale essenzialmente in relazione alla situazione internazionale, in ispecie europea, e vale per tutte le situazioni nazionali in un fase di arretramento di quel processo che appariva irreversibile nella cessione di sovranità dello “Stato – Nazione”)
d) Ancora: il tema della effettiva capacità di governo e del sistema di alleanze (nelle ultime elezioni mi pare ci sia stata un’alleanza con IU).
e) Quale può essere allora l’obiettivo dei rappresentanti della mozione vittoriosa e in particolare del fondatore Iglesias?

La risposta potrebbe essere quella di formare un Fronte Popolare collocato all’opposizione, giudicando inscalfibile l’asse di governo tra PPE e PSOE (nel caso spagnolo, ma questo vale in Italia ad esempio in un discorso sulla natura di fondo del PD o in Francia rispetto al liberismo di governo del PS) e muoversi su di un piano di rivendicazioni “movimentiste” proponendo un’alternativa che insista sulle “coalizioni sociali”, del tipo di quelle che hanno consentito di vincere le elezioni amministrative a Barcellona e a Madrid?
L’obiettivo,a questo punto, dovrebbe essere quello “spaccare” il fronte avversario sottraendo trasversalmente consenso al fine di formare un intreccio tra blocco sociale e blocco elettorale in modo da poter puntare alla maggioranza.

Per quel che riguarda il “caso italiano” le analogie da ricercare stanno attorno a due punti: l’autonomia e l’opposizione, non sussistendo evidentemente condizioni per una “critica di massa” al sistema in funzione dell’alternativa ma soltanto quella di una ricostruzione, complessa e faticosa nelle premesse, di soggettività della quale, tra l’altro, si sono perse le tracce (pur in una fase non secondaria di mobilitazione sociale, anche in forme spontanee).

Il nesso tra autonomia e opposizione dovrebbe essere declinato attraverso un’elaborazione progettuale che si basi sulla lettura delle macrodinamiche in atto sul piano politico – economico nel momento in cui rischia di andare in pezzi l’Europa, parte la presidenza Trump e si riaffermano segni di bipolarismo “contrattato” con la Russia (che avrà risvolti importanti sul terreno bellico medio orientale e nord africano), oltre all’avvio di un confronto molto duro con la Cina sul piano economico, commerciale, della contesa per l’egemonia sulla disponibilità delle risorse energetiche.
Uno schema molto diverso, comunque, da quello della superpotenza egemone insidiata, nel quadro della globalizzazione, dalla cosiddette potenze emergente dei BRICS : un asse quest’ultimo, se mai c’è stato, in forte declino complessivo.

Esiste allora la possibilità che il dibattito approfondisca queste tematiche ponendosi l’obiettivo dil definire un profilo effettivamente alternativo per una sinistra che non cede alle sirene della governabilità e affronta per davvero la questione dell’opposizione per l’alternativa, aprendo nel frattempo la possibilità alla ricostruzione di una soggettività politica operante nella tensione di un progetto d’integrazione di massa?

Non c’è risposta, almeno in questo momento, all’interrogativo appena enunciato che riguarda tutta la sinistra sia quella di matrice socialista, comunista o frutto direttamente dei movimenti no – global del XXI secolo (soprattutto questi ultimi nel momento in cui quella che è stata definita “globalizzazione” sta cambiando di segno) anche se l’esito del congresso di Podemos mostra – almeno – una capacità di indicazione da non trascurare.
12 febbraio 2017

Franco Astengo

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