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(28 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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LO SCONTRO DI CLASSE IN PORTOGALLO

(27 Febbraio 2017)

Dal n. 50 di "Alternativa di Classe"

lisbona sett 2012

Lisbona: la grande manifestazione del 29 settembre 2012

Il 25 Aprile 1974 in Portogallo, quello che doveva essere soltanto un colpo di stato per liberarsi del regime fascista più vecchio d'Europa, provocò una crisi profonda della società borghese. Oltre tre milioni di proletari portoghesi parteciparono ai comitati operai e di quartiere. Trecento fabbriche occupate, un sommovimento sociale, che durò oltre un anno e mezzo. La borghesia dopo un periodo di sbandamento, abbandonato il sogno del ritorno del regime fascista, si riciclò nella democrazia parlamentare, cercando di mantenere inalterato il proprio potere.
La sinistra di classe portoghese si dimostrò incapace di preparare il terreno per il rovesciamento del sistema capitalistico e per cominciare a costruire il potere proletario. Il Partito comunista portoghese (PCP), di osservanza stalinista, voleva andare al governo, mutuando la linea politica del PCI di Berlinguer, e cioè introdurre "elementi di socialismo" a colpi di decreti.
Dal 2008 al 2011 abbiamo assistito ad una decina di scioperi generali, convocati dalla CGTP (Confederazione Generale del Lavoro del Portogallo), il sindacato legato al partito "comunista" portoghese, che hanno provato a reagire alla macelleria sociale portata avanti dai governi che si sono succeduti. Per tre anni, dal 2010 al 2013, il Portogallo è stato fuori dal Mercato dei titoli pubblici, ed ha avuto un programma di emergenza finanziaria con l'erogazione di un prestito da parte della UE di 78 miliardi di Euro. Nel 2014 il Portogallo è stato riammesso al Mercato, poichè il massacro sociale portato avanti dai governi aveva determinato un allargamento del deficit. Ora il deficit è tornato sopra il 3% ed il debito pubblico è al 130%.
Una delle principali banche, il Banco Espirito Santo, è fallita. Nel 2011, quando il Portogallo ha dovuto fare i conti con la crisi del debito, è cominciato l'intervento economico dell'imperialismo cinese. La Cina stava internazionalizzando le sue aziende ed il Portogallo aveva urgente bisogno di denaro. Da allora i capitalisti cinesi hanno portato nel Paese 12,5 miliardi di Euro, più del ricavato delle privatizzazioni effettuate nello stesso periodo (9,5 miliardi di Euro).
Prima del 2011 gli investimenti dei capitalisti cinesi erano stati irrisori. Nel 2007, un anno prima della crisi economica mondiale, si attestavano sui 2,2 milioni di Euro e riguardavano esclusivamente l'azienda energetica Edp. Dalla Edp lo stato portoghese è uscito ed ha fatto entrare i capitalisti cinesi. Poco tempo dopo è accaduto lo stesso con la Ren, che gestisce la rete elettrica ed i gasdotti. L'imperialismo cinese è attivo oggi in Portogallo come in nessun altro Paese occidentale, con una forte presenza in settori strategici come quello energetico, ed in aree che vanno dalla sanità alle assicurazioni, dal settore immobiliare al turismo, dall'aviazione ai mezzi d'informazione.
Non c'è quasi settore su cui i capitalisti cinesi non abbiano messo le mani. Ci sono capitali cinesi nella compagnia aerea Tap, nelle assicurazioni Fidelidade, nelle cliniche private Luz Saùde e nel gruppo Global Media. I capitalisti cinesi potrebbero diventare presto azionisti delle banche private portoghesi, inserendosi nel settore bancario europeo. A Novembre '16 il gruppo Fosun ha acquistato il 17% della banca BCP. Il Minsheng Financial Group è uno dei cinque potenziali acquirenti di Novo Banco, l'istituto creato dopo il crack del Banco Espirito Santo. E' già in mano dei capitalisti cinesi la ex Bes Investimento, acquistata dal gruppo Haitong alla fine del 2014. Presto i capitalisti cinesi potrebbero controllare il 30% del mercato finanziario portoghese.
La società portoghese va verso grandi conflitti sociali. I giovani sono stati precarizzati e resi dipendenti dai genitori, costretti a restare presso di loro fino a 30/35 anni di età. La politica istituzionale, al servizio della borghesia portoghese, ha portato ad una maggiore concentrazione della ricchezza nelle mani dei gruppi economici e finanziari, alla crescita dello sfruttamento e della povertà. Le priorità immediate per i lavoratori portoghesi, a detta della CGTP, sono: la “restituzione” dei salari alle situazioni “pre-troika”, le 35 ore settimanali nel pubblico impiego e nel privato, la lotta alla disoccupazione ed alla precarietà.
Il PCP (Partito Comunista Portoghese) è il referente dei settori più organizzati della classe operaia portoghese. L'attuale linea politica del PCP si fonda sul recupero dell'indipendenza nazionale, per un Portogallo libero e sovrano. E' per l'uscita dall'Euro, e disorienta i lavoratori con l'abbaglio che, con il ritorno all'Escudo portoghese, ci possa essere un nuovo sviluppo economico del Paese.
Dentro i dettami dell'economia capitalistica è fuorviante agitare la possibile uscita dall'Euro. Il problema è, invece, questo: se si rimane in un 'Europa capitalista oppure se in Europa si organizza la lotta di classe per cambiare radicalmente l'ordine delle cose esistenti con un programma rivoluzionario. La sinistra di classe portoghese dovrebbe lavorare alla costruzione di un programma di rottura con le compatibilità del sistema capitalistico e cercare la solidarietà dei lavoratori di tutti gli altri Paesi europei. Perchè compito dei comunisti è quello di lottare ovunque contro l'imperialismo, a partire da quello di casa propria.

Alternativa di Classe

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