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Dalla grande Finmeccanica all'improbabile genio di Leonardo fino al Banco dei Medici

(28 Marzo 2017)

PREMESSA

Alla vigilia delle nomine delle principali società partecipate dello Statosi è tenuta l’audizione dell'amministratore delegato di Leonardo, Mauro Moretti, sui risultati di gestione del triennio 2014-2016 e sul Piano industriale 2017-2021.
“Non ho trovato un piano industriale quando sono arrivato, il primo è stato fatto nel 2014-15, questo è il secondo”. L’introduzione di Moretti sembrerebbe preannunciare un intervento mirato a colpire e criticare, senza possibili repliche, sia il passato di Finmeccanica sia la platea presente nell’aula. Nel 2015 aveva ripreso il giudizio delle agenzie di rating per definire Finmeccanica un “grande malato” e rimproverato i senatori che continuavano a riferirsi a Finmeccanica come fosse una azienda pubblica “è una azienda posseduta per il 70% da investitori privati, di pubblico non c’è più niente se non il fatto che esiste un controllo giustificato perché fa difesa”. http://webtv.senato.it/webtv_comm?video_evento=3395

Diversamente questa volta l’intervento è stato aggressivo verso il governo, costruttivo nei confronti di Leonardo e interlocutorio con i parlamentari. Presumibilmente tendeva a riflettere la descrizione del passaggio dalla fase 1 alla fase 2 del gruppo e l’incertezza di una sua riconferma. Parlerà poi di decisione dovuta a “ragioni riconducibili all’opportunità politica”. Per chi non conosce almeno un po’ la storia di Finmeccanica, l’affermazione introduttiva potrebbe apparire incredibile, poiché si sta discutendo di un gruppo che opera nell’Aerospazio Difesa e Sicurezza, leader nel settore delle alte tecnologie. Ad altri, ironicamente, ha fatto venire in mente una delle più celebri frasi di Crozza/De Luca “'Il greco? In Grecia l'ho portato io”. Provoca perplessità invece la considerazione, forse tesa a sottolineare il salto effettuato dal modello frammentato e medioevale di Finmeccanica alla modernità di Leonardo, che prima di lui si faceva troppa ricerca inconcludente e priva di efficacia. Una bizzarria per chi ha deciso di cambiare nome scegliendo come brand Leonardo “simbolo universale di innovazione, ricerca e creatività applicate ad ogni campo di indagine”. Leonardo, come tutte le aziende produttrici di tecnologia avanzata, dovrebbe promuovere programmi di ricerca di carattere strategico e con orizzonti temporali lunghi, e non solo quelli finalizzati su obiettivi con ritorni sicuri e già finanziati. La ricerca non è mai inutile, basta saperla gestire. Considerando che Moretti si è vantato di aver sottratto l’azienda da un “possibile fallimento” riducendo il debito e tornando a distribuire un dividendo fra gli azionisti, forse più che a Leonardo, pensava di essere l’amministratore delegato del Banco dei Medici. Preveggenza con la scelta di nominare alla guida di Leonardo l’ex banchiere Alessandro Profumo? Se il governo ha dimostrato di non avere, a dir poco, immaginazione, entrambi hanno mostrato limiti di carattere strategico, ambiguità nelle alleanze e nella collocazione internazionale del gruppo, e di conseguenza confusione nel realizzare un piano industriale che doveva razionalizzare le attività industriali e difendere il patrimonio cognitivo e produttivo.

Immediatamente dopo la nomina di Alessandro Profumo sui giornali e sui blog si sono moltiplicate previsioni sul futuro di Leonardo. Alcune di queste notizie appaiono improbabili. Spacchettare Leonardo per venderla completamente significa decidere di perdere anche quelle competenze tecnologiche che, nel Libro bianco della Difesa, sono ritenute sovrane perché creano un vantaggio competitivo strategico per il Paese e soddisfano le esigenze “dell’interesse nazionale, attraverso l’influenza internazionale, anche economica, che la proprietà di queste tecnologie consente di esercitare a livello globale”. Secondo alcuni studi l’Italia ha competenze tecnologiche industriali inferiori solo alla Francia, che è il primo paese in Europa, mentre è al pari del Regno Unito al netto del deterrente nucleare. Visto che il Regno Unito uscirà dall’Europa, Moretti aveva prospettato per Leonardo il ruolo di motore in Europa con Germania, Svezia e Polonia. Bisognerà vedere se l’asse storico franco-tedesco lo permetterà e se il nuovo amministratore delegato scioglierà il nodo delle alleanze fra Stati Uniti ed Unione Europea.

Dalle dismissioni e acquisizioni operate da Leonardo si può ricavare qualche indicazione: Regno Unito: Creazione della nuova entità sociale in UK Leonardo MW Limited su modello di governance “one company”. USA: Possibile creazione di Leonardo US come nel Regno Unito. Cessione rami DRS e acquisizione di Daylight Solutions attraverso la controllata DRS. Importante partecipazione al programma F-35 della Lockheed Martin e produzione del C-27J Spartan. Fornitura di parti per il BOEING 767 e partecipazione alla gara per la U.S. Air Force. Scelta del motore Honeywell per l’addestratore M-346. Francia: joint venture di Telespazio e Thales Alenia Space con Thales per i servizi satellitari e per la manifattura di satelliti e infrastrutture orbitanti, joint venture ATR con Airbus per la realizzazione di velivoli regionali. Russia: Uscita dal capitale Sukhoi Civil Aircraft Corporation per il programma Superjet, mantenimento di una presenza del 10 per cento nella società. Polonia: acquisizione di PZL-Swidnik, collaborazione con Polska Grupa Zbrojeniowa finalizzata al rafforzamento delle rispettive posizioni competitive sul mercato internazionale. Con la Germania ha importanti collaborazioni per la piattaforma UAV MALE europeo, veicoli terrestri, sommergibilistica e in minor misura elettronica.

Se la Francia sembrerebbe essere, anche sulla base dei programmi di coproduzione internazionale, la sponda italiana per la costruzione di una Europa della Difesa, per la Francia l'Italia non viene considerata allo stesso livello della Germania. E’ tutto da verificare il rapporto che lega l'Italia agli USA con la nomina del nuovo presidente Trump. Tuttora i mercati domestici di Leonardo sono Italia, USA, Regno Unito e Polonia. Inoltre non esiste una reale Difesa europea anche se un passo in avanti è stato fatto con il lancio del documento European Defence Action Plan in cui si prevede il finanziamento della ricerca tecnologica nel campo della difesa con 90 milioni di euro entro il 2020, e del programma quadro Europan Defence Research Programme 2021-2027 con 3,5 miliardi. Una decisione, questa sì concreta, che prelude il lento rafforzamento dell'apparato militare europeo e l'abbandono della sua storica posizione pacifista. https://ec.europa.eu/italy/news/20161130_piano_azione_difesa_it

Dalla situazione di Finmeccanica al 2013 al piano industriale di Leonardo 2017-2021

Il documento presentato durante la seduta al Senato inizia con l’illustrazione della situazione al 2013, ultimo anno che rappresenta il momento di rottura fra vecchia e nuova gestione. Nelle slides vengono indicate le principali cause delle criticità riscontrate nel 2014, le linee di indirizzo strategico 2017-2021 e gli obiettivi di medio termine del nuovo piano industriale. http://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg17/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/004/780/2017_03_01_-_Leonardo.pdf

Come prassi consolidata da tempo, anche Alessandro Pansa aveva relazionato sulla situazione del gruppo e annunciato un cambio radicale nella governance dell’holding della Difesa. Fra le criticità di natura “strutturale” rilevate si individuava la produzione frammentata su 4 stabilimenti dislocati a notevole distanza fra loro, difficoltà a gestire programmi complessi, frammentazione del parco fornitori, assenza di un catalogo di prodotti consolidato, difficoltà legate alla negoziazione di condizioni contrattuali eque e acquisizione di commesse particolarmente rischiose e diverse fra loro. Fra gli interventi aveva previsto l’accentramento e il rafforzamento dei poteri di controllo presso la capogruppo di una serie di otto funzioni strategiche, una forte integrazione fra centro e tutte le società controllate tranne le joint venture internazionali del settore spazio (Thales Alenia Space e Telespazio), difesa (MBDA) e della controllata DRS Technologies, realizzazione di investimenti per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie . Per il settore trasporti era già prevista la cessione. https://www.slideshare.net/webfinmeccanica/audizione-dellad-alessandro-pansa-al-senato-della-repubblica

Pansa, dunque, aveva già elencato le criticità della holding, previsto e avviato un modello operativo diverso approvato dal C.d.A. il 6 marzo 2014. Secondo il piano le società per azioni avrebbero mantenuto una autonomia sugli aspetti ingegneristici e produttivi, sperimentando sul campo e in collaborazione con la dirigenza , l’efficacia della ristrutturazione. Viceversa Moretti ha ritenuto di intervenire con “una robusta spallata” sul management, sulla struttura del gruppo, sulle attività produttive e sulla supply chain.

VIVIAMO IN UN MONDO DI MATTI: dalla riduzione del debito e del perimetro aziendale alla crescita e sviluppo

“I risultati ottenuti negli ultimi tre esercizi – dal 2014 al 2016 - confermano l’efficacia delle scelte poste alla base del Piano Industriale. Su queste solide basi, in continuità e coerenza con quanto già avviato nella prima fase di “turnaround”, il Piano Industriale dei prossimi cinque anni – 2017-2021 - si focalizzerà sullo sviluppo e sulle opportunità di crescita della ‘One Company’”. Questa dichiarazione entusiasta di Moretti, avvenuta durante la riunione del Consiglio di Amministrazione che ha approvato il nuovo piano industriale, letta insieme ai risultati presentati nella Relazione finanziaria annuale 2016, induce a pensare che l'operazione durata tre anni si sia conclusa positivamente: “Un Gruppo ‘nuovo’, con un nuovo brand, concentrato sulle proprie attività core, con una governance più efficace e efficiente, caratterizzato da una crescente capacità di generare cassa e, conseguentemente, da un livello di indebitamento più adeguato alle proprie dimensioni, nonché da risultati economici finalmente di assoluto rilievo, in linea con i principali competitor, grazie ai primi significativi benefici derivanti dalle iniziative di riduzione dei costi e dei miglioramenti dei processi industriali”. http://www.leonardocompany.com/documents/63265270/64604935/body_Relazione_finanziaria_annuale_2016_Leonardo.pdf

Dunque una sua mancata conferma “se fosse legata ai risultati saremmo in un paese di matti”. Evidentemente viviamo in un paese di matti. Però al di là di decisioni che hanno a che fare con pratiche slegate dalla massima trasparenza, sono stati elencati elementi stridenti con la realtà raccontata. La riduzione del debito e il ritorno alla distribuzione del dividendo dopo sei anni si si è ottenuta contemporaneamente ad un progressivo depauperamento complessivo del gruppo. A tutt’oggi non sono chiari gli anni di produzione garantiti, si sono perse troppe gare importanti e infine non si vedono nuovi modelli da offrire sul mercato, ma solo aggiornamenti e proseguimenti di piattaforme già avviate: addestratore M-345, M-346 Light Fighter per missioni di ricognizione, attacco e difesa aerea, convertiplano Tilt-Rotor AW609, radar Captor E, UAV Falco 48, Integrated Sensor Suite per pattugliatori, Cyber Security Governance and Threat intelligence e infine muzionamento guidato e siluro leggero per impieghi navali.

Non può esserci sviluppo e crescita del business e non si può parlare di miglioramenti dei processi produttivi come si è fatto, senza interpellare l’organizzazione del lavoro, cioè senza rendere conto dell’interazione tra crescita e ruolo della forza lavoro. Il metodo adottato da Moretti ha di fatto destrutturato l’organizzazione del lavoro. Si è voluto cancellare il DNA di ogni associata, cioè di quell’insieme di competenze chiave frutto della conoscenza dei processi e dell’esperienza acquisita nel tempo. Ciò che non ha considerato Moretti è che a concorrere al valore economico della reputazione di una azienda, da qui il cambio del nome, è determinante il peso delle relazioni collaborative sia interne sia esterne che persone con competenze chiave stringono negli anni. L’aver bruciato il terreno delle relazioni per inserire uomini di fiducia, unitamente all’oscillazione degli obiettivi e delle competenze di ogni divisione, ha prodotto una condizione di stress nella comunità dei lavoratori e il peggioramento della crisi economica nel tessuto produttivo dei distretti aerospaziali specialmente nel sud del paese. Inoltre la complessità della tecnologia sviluppata è pari tanto a quella del processo produttivo quanto al rischio connesso all’applicazione di soluzioni innovative, per cui il successo di queste operazioni deriva dal livello di cooperazione umana sviluppata dentro e all’esterno di ogni singola divisione. In conclusione l’adozione di nuova governance non può essere solo il frutto di scelte verticistiche e centralizzate, ma richiede una logica d’interazione e cooperazione capace di “fare sistema” e inserita in una visione strategica condivisa con il governo e il Ministero della Difesa in particolare.

Altro fattore critico che ha caratterizzato il triennio di Moretti è il rapporto con il governo. In alcuni casi si è vista una forte contrapposizione (vicende MBDA/ATR e Superjet) mentre è risultato progressivamente in ascesa quello riferito alle spese militari e agli accordi G2G (government to government). Durante l’audizione Moretti non poteva che confermare che lo Stato è il maggior azionista “alle conferme deve pensare l’azionista” ma ha tenuto a sottolineare che poco meno del 91% degli investitori istituzionali è estero (Nord America, Regno Unito, Francia fra i primi tre) e che lui si limita “prendere atto che tutti gli operatori che hanno investito in Leonardo hanno quella opinione” cioè quella della conferma. Altro spunto polemico emerge quando ricorda che con la sua gestione "da quando c'è non ha fatto un centesimo di nuovo debito" e senza rifinanziamento. Per Leonardo resta lo sbilanciamento del portafoglio ordini fra i mercati esteri, che pesano per quasi l'80%, e quello domestico (20%), mentre "gli altri hanno assicurato dal mercato domestico almeno il 50%. Tra 20% e 50% c'è tanta di quella fatica che nessuno lo sa". Poi continua “a livello nazionale la situazione è ben lontana dal 2 per cento del Pil richiesto, un fattore che rappresenta un grande limite nel confronto con gli altri paesi europei. Raggiungendo questo obiettivo ci sarebbero 22 miliardi in più disponibili per far lavorare la gente". Le tabelle che mostrano l’evoluzione degli investimenti nella difesa e la comparazione con altri paesi europei ed extraeuropei sono visibili nella documentazione presentata durante l’audizione al Senato. Le cifre riportate sono però inferiori rispetto a quelle elaborate dall'Istituto Affari internazionali: 4.7Mld nel 2014 contro i 5.3Mld. Se entriamo nel merito del bilancio complessivo della Difesa, la soglia di oltre 5Mld viene superata anche nel 2017 (contando i 3.051Mld del MISE più 1.926Mld del MoD), a cui bisogna aggiungere 40 milioni di euro annui dei mutui per il finanziamento di alcuni programmi come Eurofighter e FREMM. Non è vero quindi che il budget nazionale continua a diminuire, è vero invece che dei 4,3 miliardi di euro previsti dal MISE, 3.051 vanno alla sola difesa. http://www.difesa.it/Content/Documents/DPP/DPP_2016_2018.pdf

Per quanto riguarda il Programma navale (legge navale 2014) dal costo complessivo di 5 miliardi e 428 milioni circa, la Corte dei Conti ha rilevato che “il regime di deroga adottato su tutte le acquisizioni richiede, comunque, in assenza di un confronto concorrenziale, una rigorosa valutazione della congruità del prezzo specialmente in caso di una sua variazione nel breve periodo”.

Il MISE (Ministero dello Sviluppo economico ) per legittimare i finanziamenti per la Difesa deve sostenere che “le tecnologie avanzate che caratterizzano questo settore comportano elevati costi fissi in ricerca e sviluppo e lunghi periodi per il rientro finanziario. Hanno quindi un alto rischio e rendimenti a lungo termine. Pertanto, non possono essere sostenuti finanziariamente solo dalle imprese, ma richiedono il sostegno strutturale dello Stato”.

Nei tre anni di gestione Moretti i finanziamenti in ricerca e sviluppo sono diminuiti: nel 2013 erano 1.500 milioni, 1.426 nel 2014, 1.400 nel 2015 e nel 2016. Questa cifra viene capitalizzata da Leonardo anche se coperta da contributi. Come si può leggere nella Relazione finanziaria annuale 2016 “il Gruppo qualifica come spese di Ricerca e Sviluppo tutti i costi, interni ed esterni, sostenuti nell'ambito di progetti finalizzati all'ottenimento o all'impiego di nuove tecnologie, conoscenze, materiali, prodotti e processi”. Dei 1.400 milioni circa il 30% è sostenuto dal governo e il 48% dall'Unione Europea (Horizon 20 più altri progetti). Iniziative di ricerca e sviluppo sono promosse anche dalla NATO, dall'agenzia europea EDA e dalle agenzie spaziali italiana ed europea. Nella relazione viene riconosciuto che il finanziamento statale “costituisce un supporto indispensabile per le attività di ricerca del nel settore”, se venisse a mancare ci sarebbe una minore capacità competitiva in ragione della minor capacità di autofinanziamento (circa il 10% dei propri ricavi). Come dichiarato da Moretti durante l’audizione, Leonardo “fa ricerca spesata” ovvero i costi della ricerca vengono rimborsati dal committente nell'ambito di contratti in essere, vende ricerca e collabora anche per la ricerca di base con le principali Università, Istituti, enti di ricerca e partner tecnologici in Italia e nel mondo. Finanziamenti arrivano anche dal Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca come previsto dal Programma Nazionale della ricerca che si prefigge di favorire la sinergia fra sistema pubblico e privato. Per quanto riguarda i brevetti ha rivisto la gestione del portafoglio brevetti attraverso una procedura sul “Capitale e Proprietà intellettuale” per ottimizzare e valorizzare economicamente e finanziariamente le risorse IT come supporto al business. Nella suddivisione dei costi per ricerca e sviluppo per settori Elettronica, Difesa e Sicurezza ha speso 813 milioni, Elicotteri 361, Aeronautica 196 e altre attività 3 milioni.

Di fatto il governo non sostiene solo finanziariamente Leonardo, ma svolge l'attività “government to government” (G2G) nei confronti di altri Stati in materia di cooperazione nel settore dei materiali d’armamento prodotti dall’industria nazionale. Questa legge viene ritenuta insufficiente da Moretti che l'ha individuata come causa della gara persa in Canada per 16 aerei militari da ricerca e soccorso. Al consorzio guidato da Airbus, vincitore della gara, “sono state date delle condizioni su misura per offrire maggiori servizi, che solo loro potevano conoscere, a noi era stato dato un limite di spesa e lo abbiamo rispettato”. Su questo argomento Moretti ha avuto il sostegno indiretto di Guido Crosetto, presidente della Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad). Durante una audizione al Senato sulla normativa in materia di esportazioni dei sistemi d’arma, sempre nel mese di marzo, ha dichiarato che la legge non consente un rapporto diretto tra stato e stato ma solo il sostegno all’azienda che di fatto la penalizza: “Il fatto di non disporre di una normativa che consenta allo stato italiano di trattare direttamente con un altro stato ha impedito all'Italia di partecipare (paritariamente) alle gare”. Il rapporto diretto tra Stati rappresenterebbe anche “un’ulteriore garanzia e controllo per lo Stato” perché ci sarebbe una tutela in più in quanto vengono meno eventuali “zone d’ombra” che invece possono sorgere nei rapporti tra privati. Crosetto ha sollevato problemi derivati dalla legge 185 (che disciplina l’esportazione d’armi) per via dei passaggi burocratici e di spesa nella sua attuazione. Deve essere chiaro che la vendita dei sistemi d’arma a uno Stato estero è possibile solo previa autorizzazione del governo. Se un’azienda del settore vende è perché è stata autorizzata dal ministero degli Esteri e non si muove al di fuori delle autorizzazioni.

Come Crosetto Moretti ha fatto l’esempio del caccia statunitense F-35 e del trainer di AleniaAermacchi M-346. Il presidente di Aiad ha sottolineato che i rapporti fra Italia e USA “non sono mai stati e continuano a non essere paritari”. Sull’F-35 non ci sono stati i trasferimenti tecnologici previsti mentre latita ancora il trasferimento di lavoro, inoltre l’attività presso lo stabilimento di Cameri, che doveva garantire l’unico luogo di MRO&U (manutenzione, riparazione, revisione e aggiornamento) al di fuori degli Stati Uniti è stato messo in discussione”. Per quanto riguarda la partecipazione alla gara per l’addestratore americano dell’M-346, dopo la rottura del team con Raytheon nel ruolo di prime contractor (era già accaduto con General Dynamics ), diventa improbabile un suo successo sebbene circa il 50% del velivolo sia già prodotto negli USA e c’è stata la promessa di arrivare a quota 70%. Anche qui si fa riferimento al fatto che “i prodotti della difesa non sono prodotti di mercato normali e perciò richiedono un chiarimento con il governo americano”.
In realtà non c’è gara o trattativa che non veda la presenza di rappresentanti del governo. La gara vinta da AleniaAermacchi in Israele per gli addestratori è il frutto di un accordo fra governo italiano e quello israeliano nel 2012. Crosetto non ha potuto non ricordare che “Il governo italiano ha sostenuto Fincantieri nella gara d'appalto indetta dalla Marina dell’Australia e ne è una dimostrazione anche la recente visita del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, a Sydney”. L’acquisizione del contratto per la fornitura di 28 velivoli Eurofighter Typhoon, firmato con il Ministero della Difesa del Kuwait per un valore complessivo di 7,95 miliardi di euro, è quello che ha permesso a Moretti di illustrare l’andamento positivo del portafoglio ordini di Leonardo salito a 35 miliardi di euro (+20%) rispetto all’anno precedente. Questa commessa ha compensato la flessione nei volumi di attività su alcuni programmi della Divisione Aerostrutture. La firma si inquadra nella cornice di un accordo intergovernativo firmato in precedenza. Altro accordo che testimonia l’impegno del ministro Pinotti è quello siglato tra i governi italiano e qatarino per il piano di ammodernamento della Marina militare del Qatar. Fincantieri realizzerà quattro corvette, una nave anfibia, due pattugliatori e dei servizi di supporto per ulteriori 15 anni dopo la consegna delle unità. Leonardo-Finmeccanica avrà la responsabilità della fornitura integrata del sistema di combattimento delle nuove unità navali, i principali radar e sensori di bordo e sottosistemi di difesa, incluso i sistemi d’arma di medio e di piccolo calibro da 30 mm, il sistema di protezione anti-siluro, il mine avoidance sonar Thesan (sonar che ha la funzione di individuare e localizzare oggetti in movimento o alla deriva sia in superficie, come container oppure scogli, sia subacquei, come mine ancorate) e, in collaborazione con MBDA, il sistema missilistico. Oto Melara e Selex ES, che fornirà il sistema per la sorveglianza e la protezione dello spazio aereo del Paese, sono le divisioni coinvolte. In Azerbaijan sarà Leonardo a occuparsi della sicurezza del Corridoio Sud del gas. L’intesa è stata siglata alla presenza del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, dell’ambasciatore d’Italia in Azerbaijan Giampaolo Cutillo e dell’ambasciatore Straordinario e plenipotenziario dell’Azerbaijan in Italia Mammad Ahmadzada.

Questi sono solo esempi della collaborazione governo-Leonardo che pure Moretti ritiene insufficiente. Altro disappunto si è manifestato quando Moretti ha espresso la volontà di acquisire la maggioranza di ATR, joint venture paritetica con Airbus negli aerei regionali, da attuarsi attraverso la cessione della quota italiana nella società missilistica MBDA (25%), trovando però l’opposizione del governo. La cessione farebbe un favore alla multinazionale Airbus perché potrebbe così controllare MBDA riducendo in secondo piano Bae Systems. Di fatto se da una parte il difficile accordo segnerebbe il ritiro dell’Italia dal settore missilistico, dall’altra secondo Morette l’accordo con Airbus potrebbe salvare il polo aeronautico campano: “o si fa l’operazione con Airbus oppure il polo aeronautico campano non ha futuro”. Nel frattempo però l'Occar (organizzazione europea che gestisce programmi europei di cooperazione nel campo degli armamenti) ha notificato l'entrata dell'Italia nel programma per lo sviluppo della nuova versione del missile Aster 30 Block 1 NT a Eurosam, consorzio formato da MBDA Italia, MBDA Francia e Thales.

Il triennio di gestione di Moretti mostra un buco nero, quello degli stabilimenti campani e pugliesi compreso l’indotto. Sin dall’inizio l’ad ha mostrato disistima nei confronti della capacità produttiva inserita nella divisione Aerostrutture. Nei siti meridionali si realizzano programmi aeronautici civili europei e nord-americani, dal Boeing 787 realizzato in materiali compositi, agli Airbus A380, fino ai biturboelica regionali ATR. La Cessione dell’asset di Capodichino ad Atitech per la costituzione di un Polo delle Manutenzioni aeronautiche non è stato un evento riuscito. Il progetto, che oggi corre il rischio di fallimento, non ha avuto come ricaduta il migliorato l’organizzazione del lavoro e del processo produttivo in AleniaAermacchi. Gli stabilimenti meridionali non hanno ricevuto sostegni finanziari ma piuttosto sembrano caduti in un drammatico limbo. La questione della supply chain che Moretti aveva identificato come problema critico e riaffermato ancora in una audizione del 2016 “non possiamo pensare che i fornitori possano essere critici agli effetti delle nostre produzioni e il nostro successo sul mercato. Proprio in questi giorni stiamo vivendo delle difficoltà grandi su prodotti strategici appena usciti dalle nostre fabbriche che per ragioni di fornitura vivono delle problematiche di grandissimo passo negativo, e che non possiamo permettere che accada", http://webtv.camera.it/evento/9395 , è rimasta irrisolta. La sua denuncia si è sempre focalizzata sul rapporto con i fornitori, sul contrasto agli sprechi e al clientelismo: “è fondamentale avere una supply chain qualificata, in grado di assumersi insieme i rischi, e non è più pensabile avere fornitori che non rischiano, non investono e sono concentrati solo sul guadagno come dei meri prestatori di manodopera. L’idea è quella di responsabilizzarli attraverso un patto di regole precise e trasparenti, in modo da avere una supply chain costituita da piccoli partners innovativi e competitivi, invece delle attuali catene di fornitori”.

Ma se entriamo nel merito le cose non stanno esattamente così. I problemi che si sono avuti soprattutto nei programmi aeronautici, C27j, B787, EFA ed ATR e in misura inferiore nei programmi elicotteristici e dell’Elettronica, compreso il fatto che il debito ai fornitori al dicembre 2016 è stato di 2mln e 762mila euro, mostrano una realtà più complessa. Se il rapporto con i fornitori può avere un carattere fisiologico, la permanenza delle inadempienze può derivare anche dalla volontà del gruppo di tagliare costi che vanno a scapito della qualità del prodotto.

Nel caso delle accuse di Bombardier all’azienda di aver fornito parti di aerei con difetti importanti non conformi alla qualità prevista per i jet C-Series, l’errore è stato commesso da due subfornitori, AIDC di Taiwan e LMC di Mariglianella-NA (la responsabilità finale però è sempre quella della direzione qualità di Alenia/Aermacchi). Detti fornitori non appartengono a quella categoria tanto vituperata da Moretti, ma sono aziende nel primo caso di proprietà statale, nel secondo di una SpA specializzata nella lavorazione di materiali compositi. In particolare Aerospace Industrial Development Corporation fa parte della joint venture “International Turbine Company” formata con Honeywell Aerospace che produce il motore dell’M-346. Con Taiwan Leonardo aveva sottoscritto un MoU per la fornitura di 66 M-346, ma la costruzione è stata affidata all'unica azienda della difesa del paese, l’AIDC, appunto. Precedentemente nel 2016 c’erano stati problemi con la Boeing per difetti riscontrati nelle sezioni di fusoliera del 787 prodotti a Grottaglie (TA). Sempre nel 2016 BOEING ha aperto uno stabilimento in Marocco in un’area industriale nei pressi dell’aeroporto della capitale vicino ad altre aziende quali Safran, Airbus, Matis (joint-venture tra Boeing e Safran), Bombardier ed Hexcel. Per quanto riguarda la linea ATR c’è da considerare che ha chiuso il 2016 con ordini per nuovi aerei pari a 36 unità, il minimo dal 2009, tant’è che il capo di Atr, Christian Scherer, si è lamentato nei confronti della concorrente canadese Bombardier. Secondo il manager i sussidi statali che quest'ultima ha ricevuto, e i nuovi che sta attualmente negoziando con il governo di Ottawa, stanno falsando la concorrenza nel segmento dei turboelica di minori dimensioni.

Per il segmento civile della divisione Aerostrutture Mauro Moretti aveva sentenziato che “o si fa una piattaforma unica ATR e C-27J o l’industria aeronautica campana muore”. Questa è un’altra di quelle affermazioni bibliche a cui ci ha abituato. Teoricamente sarebbe un soluzione possibile prevista anche nel Libro bianco della Difesa ma di difficile attuazione. Un esempio precedente poco felice sia dal punto di vista tecnico (ritardi e continue modifiche sulle diverse versioni) sia economico, è il caccia F-35 che pure si basa su di una piattaforma di base per versioni militari e non civile-militare.
L’atteggiamento che tende a sminuire le responsabilità interne di Finmeccanica lo si è visto in occasioni come nel caso dei problemi al software emersi sui velivoli venduti alla Polonia. “Il velivolo infatti è perfettamente conforme ai requisiti di volo richiesti dal cliente polacco con cui Leonardo sta cooperando per implementare minimi dettagli legati al software di simulazione” ha dichiarato Leonardo, mentre secondo il sito http://www.aviation24.pl/index.php/component/k2/item/1661-mastery-m-346-czasowo-uziemione l’azienda ha tempo fino a luglio per risolvere il problema.

Sintesi della situazione per settore al 2016

Elicotteri: Flessione nei ricavi per difficoltà commerciali e ritardi negli avanzamenti sul nuovo velivolo AW129, aggiornamento elicottero d'attacco Mangusta finanziato dal Ministero della difesa. Riduzione delle attività sui programmi AW159/Lynx. Il contesto rimane caratterizzato da incertezza e difficoltà. Dopo l’esplosione in volo del convertiplano AgustaWestland AW609 Tilt Rotor, è in fase di assemblaggio il quarto prototipo a Philadelphia. Primo volo previsto per il 2023.Contratto firmato dal Ministero della difesa per un elicottero da esplorazione e scorta (NEES) dell’Esercito. Accordo siglato con il Ministero della difesa britannico per un contratto biennale, finanziato congiuntamente, per la seconda fase del programma di ricerca e sviluppo di elicotteri a pilotaggio remoto. Acquisizione della società Sistemi Dinamici SpA (60% del capitale) per rafforzare l’impegno di Leonardo nel settore “unmanned” con l’elicottero leggero SD-150 Hero. Il drone prodotto da Agusta è SW-4 Solo ha effettuato il primo volo sperimentale nel dicembre 2016. Partecipazione alla gara per la U.S. Air Force attraverso una collaborazione con Boeing con MH-139. Collaborazione con la polacca PGZ per i modelli AW149, AW101 e W-3PL. L'esternalizzazione del lavoro in Polonia ha causato scioperi nella Leonardo Divisione elicotteri di Brindisi per lo spostamento di lavoro in Polonia.

Aeronautica: Performance positiva per l’acquisizione dell’ordine del Kuwait. Ricavi in linea rispetto al 2015 nella divisione Velivoli, in calo quello della divisione Aerostruttura (B787 e A380). Completate le prime prove armamento della versione d’attacco dell’M-346FT. Chiarito l’interesse solo per la parte motoristica di Piaggio Aero mentre continua la collaborazione per la produzione del drone P1HH HammerHead.

Elettronica, Difesa e Sistemi di Sicurezza: Andamento commerciale particolarmente positivo, ricavi negativi dovuti al tasso di cambio fra sterlina ed euro e flessione di DRS parzialmente compensati dall’avvio di commesse acquisite nel 2015. Riduzione quota DRS al 51% per destinare risorse a investimenti e ricerca e sviluppo. Acquisto di Daylight Solutions “Tale acquisizione permetterà a Leonardo DRS di ampliare l’offerta di soluzioni avanzate ai clienti civili e militari in tutto il mondo, integrando la tecnologia laser di Daylight Solutions nel core business dell’elettro-ottica e dei sensori e sistemi ad infrarossi". Dopo la chiusura della transazione, Daylight Solutions diverrà una delle otto linee di business di Leonardo DRS. Presentazione delle stazioni trasportabili di Selex Es per i primi droni Nato Global Hawk.

Spazio: Ottimo andamento del segmento manufatturiero e miglioramento della redditività industriale. Previsioni di crescita dei volumi dei ricavi. Siglata intesa pluriennale che prevede la distribuzione in Cina dei dati satellitari e dei relativi servizi operativi generati dalla costellazione italiana Cosmo-SkyMed. L’accordo riguarda e-GEOS, joint-venture tra Telespazio (80%9 e Agenzia spaziale italiana (20%) e Beijing Vastitude Technology, società cinese attiva nel settore del telerilevamento e della geoinformazione. Esa ha confermato la seconda missione Exomars in cui il prime contractor è Thales Alenia Space Italia. Avio ha lanciato un satellite del ministero della Difesa turco con il lanciatore Vega, Telespazio ne ha gestito e ne supporterà le attività da Terra. La joint venture Spaceopal (50% Telespazio e 50% DLR) ha firmato un nuovo contratto per la gestione del sistema di navigazione satellitare europeo Galileo. Incremento della partecipazione in Avio, leader nei lanciatori spaziali, dall'attuale 14% circa a circa il 28 per cento. Il settore spazio comprende le due joint venture di successo costituite nel 2007 con la società Thales, Telespazio (67% Leonardo e 33% Thales) e Thales Alenia Space (67% Thales e 33% Leonardo), nonché con le attività della Divisione Sistemi Avionici e Spaziali.

Linee di indirizzo strategico 2017-2021

Costruzione di otto regioni di mercato con un centro per ogni regione: esempi regione araba con Riad, per la Cina Pechino o Shanghai, per quella turca Istanbul o Baku. Acquisizioni strategiche in Italia, Europa, USA soprattutto nei settori dell’elettronica e delle piattaforme senza ricorrere a indebitamenti. Direttrici di sviluppo di Leonardo: Cybersecurity, elettronica e droni. Fra le leve tecnologiche per la competitività: industria 4.0. Rispetto alla cybersecurity e all’industria 4.0 bisogna considerare che formano un binomio strettissimo perché sia la componente infrastrutturale delle reti sia quella operativo-aziendale sono fondamentali per difendere i processi industriali di quarta generazione. Da questa necessità è nata la collaborazione fra il Laboratorio Nazionale di Cybersecurity del Cini (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica), Cisco e Leonardo. L’obiettivo è quello di fornire nuove metodologie, tecniche e strumenti per proteggere dagli attacchi informatici le infrastrutture critiche nazionali e le aziende del Paese. All’iniziativa partecipano otto università e centri di ricerca italiani. I risultati delle ricerche verranno testati in un ambiente pilota individuato nella smart grid elettrica attiva presso la sede di Savona dell’università di Genova. https://www.consorzio-cini.it/index.php/it/lab-nazionali/lab-cyber-security-2/60-italiano/laboratori/lab-cyber-security/notizie-in-evidenza/1095-conferenza-nazionale-in-programma-a-venezia-dal-17-al-20-gennaio-2017

Importante chiarimento è dato da “Il Futuro della Cyber Security in Italia. Un libro bianco per raccontare le principali sfide che il nostro Paese dovrà affrontare nei prossimi cinque anni” https://www.consorzio-cini.it/index.php/it/component/attachments/download/416

Cybersecurity:

Installazione di un supercalcolatore firmato Selex Es contro i crimini informatici a Chieti. Leonardo fornisce i “servizi di sicurezza gestita” attraverso il Security Operation Center (SOC) e le attività CSIRT (Computer Security Incident Response Team). Conferma dell'ok della Nato al sistema di cyber security prodotto in collaborazione con Northrop Grumman. http://www.northropgrumman.com/Capabilities/Cybersecurity/Documents/Literature/NATO_CIRC.pdf

Durante il forum “Cybertech Europe 2016” organizzato a Roma nel 2016 in collaborazione con Leonardo-Finmeccanica, Moretti in un passaggio del suo intervento ha detto che nel contesto della cyber security l’azienda punta a valorizzare i progressi della robotica e della automazione avanzata tenendo conto delle sfide poste dalla sicurezza. Si tratta di focalizzare la cyber security nelle intersezioni fra le varie tecnologie per affrontare le varie forme di rischio e dare vita a centri di competenza multidisciplinare. La cyber security spazia in diversi campi con un impatto diretto su possibili scenari di rischio in ambito geopolitico: terrorismo, cyber crime, controllo dei flussi di immigrazione e dei confini, sicurezza delle città, protezione e resilienza delle infrastrutture critiche, come trasporti, comunicazioni, energia, siti produttivi. “Il mondo virtuale non è isolato da quello reale, lo completa perché è diventato una componente. Leonardo Finmeccanica è al lavoro per la creazione di una organizzazione nazionale della sicurezza informatica che riunisca soggetti pubblici e privati operanti nel settore e che vada in scia all'European Cyber Security Organization costituita in luglio a livello europeo, con Leonardo tra gli attori costitutivi, per sviluppare prodotti di cybersecurity europei”. L’intervento di Alessandro Pansa, direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) si è focalizzato invece sulle minacce “la rivoluzione digitale che stiamo vivendo, come ogni cambiamento storico, porta con sé opportunità e minacce”. Se oggi le nostra attenzione e preoccupazione è principalmente focalizzata sul furto di dati personali e finanziari, inclusi i dati biometrici, così come di informazioni rilevanti sotto il profilo commerciale e strategico, dobbiamo tuttavia considerare anche l’impatto fisico derivante dalla manipolazione di software. L’innovazione digitale richiede alle comunità intelligence, a livello mondiale, uno sforzo d’immaginazione senza precedenti, mentre entriamo in un futuro permeato di tecnologia. https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/archivio-notizie/pansa-per-litalia-un-progetto-forte-di-cybersecurity.html

Leonardo ha siglato accordi di collaborazione strategica per offrire prodotti di cyber security con International Golden Group PJSC (IGG), società attiva nel settore della difesa di Abu Dhabi, per costruire servizi in tempo reale di monitoraggio e gestione delle infrastrutture informatiche. Inoltre punta a rafforzare la collaborazione pluriennale con Israele nel settore. Durante la fiera Cybertech è stato intervistato Amir Rapaport, fondatore e direttore responsabile di Arrowmedia Israel Ltd., Cybertech e Israel Defense nonché promotore della “Cybertech Conference & Exhibition”. Alla domanda a che livello è l'Italia ha risposto: “Per quanto riguarda l’Italia, aziende come Finmeccanica, oggi Leonardo, e altre di fascia media sono a livelli altissimi e hanno raggiunto una grande consapevolezza del ruolo della cyber technology per il presente e, soprattutto, per il futuro. Potrebbero anche riuscire a guidare la nuova cyber era, perché sono molto forti e hanno una visione che permette loro di collaborare con altri attori cruciali. L’Italia, tra l’altro, è stato il primo Paese al mondo a firmare un accordo bilaterale sulla cyber con un altro Paese: lo ha fatto con Israele nel 2013. http://italy.cybertechconference.com/it

DRONI:

In questo settore l'Europa sconta un gap tecnologico con i modelli più avanzati statunitensi e israeliani. L'Italia nel segmento UAV con i suoi velivoli il Falco della Selex ES e lo Sky-Y di Alenia, la collaborazione per il P1HH HammerHead di Piaggio Aereo, la produzione degli elicotteri SW-4 Solo e lo SD-150 ‘Hero’ della Sistemi Dinamici SpA appena acquistata, il veicolo subacqueo V-Fides della WASS e il veicolo cingolato a pilotaggio remoto TRP2 della OTO MELARA, ha raggiunto competenze sovrane. Per quanto riguarda gli UCAV partecipa al programma nEURON a guida francese (AleniaAermacchi partecipa al 22%), con Germania e Francia al programma European MALE RPAS Euro-Drone, e con la Svezia (leader del progetto), Germania, Francia e Spagna anche al programma dell'EDA MIDCAS per un sistema anticollisione in volo. Per quanto riguarda i radar, l'AESA (Active Electronically Scanned Array) Osprey è stato selezionato dalla Marina Militare Statunitense per equipaggiare i droni Northrop Grumman MQ-4C Fire Scout. Sui sistemi anti drone ha realizzato il Falcon Shield della Selex ES che non abbatte gli UAV ma ne prende il controllo. E' un Counter-Unmanned Air Vehicle (C-UAV) system, ovvero una piattaforma capace di individuare, identificare, tracciare e prendere il controllo di droni pilotati da remoto.

INDUSTRIA 4.0:

Piano nazionale Industria 4.0: Investimenti, produttività e innovazione http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/Industria_40%20_conferenza_21_9
Nel 2016 il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda ha presentato il “Piano nazionale Industria 4.0 2017-2020”. Sbrigativamente c'è chi ha descritto la quarta rivoluzione industriale coma la fabbrica in cui le macchine sono interconnesse attraverso l’Internet delle cose, imparano dai big data, e dove si usano abitualmente la realtà aumentata e la stampa 3D. Definizione più precisa è quella che chiarisce che per Industria 4.0 si intende “indicare gli effetti dell'innovazione, tanto nei processi industriali manufatturieri quanto nei mercati dei prodotti e dei servizi, derivante dalla capillare diffusione di internet e della conseguente interconnessione tra dimensione reale/materiale e dimensione digitale/immateriale”. (Il Piano nazionale Industria 4.0: una lettura lavoristica, di Michele Tiraboschi e Francesco Seghezzi).
Secondo Seghezzi la sfida industria 4.0 non è prettamente tecnologica ma soprattutto antropologica. “Il calo costante e la stagnazione della produttività risiedono non tanto nella qualità e quantità di investimenti in tecnologia ma nella mancanza di una organizzazione del lavoro che prevede lo sviluppo di competenze professionali, e la piena partecipazione dei lavoratori. Oggi tutta la sfida si gioca sulla combinazione di investimenti in tecnologia e investimenti in competenze e dunque su una nuova centralità della persona nei processi produttivi. Se Industria 4.0 fallirà questa sfida, spingendo troppo sulla tecnologia senza considerare il fattore lavoro saranno tutti a perdere”. Questa visione del lavoro è probabilmente troppo avanzata per chi ha ritenuto di dover presentare il suo primo business plan alla comunità finanziaria di Londra, operazione discutibile non perché non fosse un momento necessario o secondario, ma perché è stato il riflesso di una concezione verticistica e autoritaria della gestione aziendale. Il Responsabile Servizio Technology Scouting Electronics Defence & Security Systems di Leonardo, Alessandro Garibbo, durante il secondo incontro di "Verso Industria 4.0" ha dichiarato che “ancora non sappiamo come evolverà, tuttavia possiamo fare alcune previsioni: la trasformazione avverrà presumibilmente per gradi e alcuni settori industriali saranno trainanti. Tra essi, il settore dell’Aerospazio e Difesa. Leonardo vede Industry 4.0 da una posizione privilegiata, essendo al contempo azienda manifatturiera leader nel settore dell’Aerospazio e Difesa e della Sicurezza e fornitore di soluzioni e servizi per l’Industria”. http://www.confind.emr.it/sites/default/files/news/alessandro_garibbo.pdf

Il ministro Calenda, durante il convegno “Rinascimento industriale 4.0. Un nuovo modello multidisciplinare per la crescita”, ha affermato che il coinvolgimento del comparto difesa nasce da una constatazione geopolitica per cui il piano del governo Industria 4.0 si rivolge soprattutto al settore della difesa e aerospazio: l’Italia è “al centro del bacino di crisi. Si pensava che la partita si giocasse nel Mar cinese meridionale e invece il Mediterraneo è tornato centrale”. Ne consegue una generale rivalutazione dell’importanza della difesa, forse sottovalutata dal “sogno della globalizzazione” che ha illuso l’Occidente dopo la fine del confronto bipolare. Oggi, la difesa è determinante per gli interessi strategici e la sicurezza del Paese. “Dal 2008, l’Occidente ha visto morire il sogno della globalizzazione. Si era pensato di poter trasformare i nostri sistemi in economie di sostituzione, rendendo i Paesi asiatici economie di produzione grazie a bassi tassi di cambio, perché poi diventassero economie di consumo, e questo è stato raccontato come un processo lineare, win-win. Gli eventi successivi al 2008 hanno però dimostrato che questa linearità non c’era. La crisi ha spaccato la società in due: in Italia il 2015 è stato l’anno record per le esportazioni ma anche per il numero di società chiuse. E l’innovazione rischia di continuare a dividere tra chi ha successo e chi inevitabilmente non ce la fa. Per evitare un ulteriore incremento delle disuguaglianza economica e sociale, che in materia di innovazione tecnologica prende il nome di digital divide, la politica ha il dovere di spiegare che è una sfida e non un processo lineare; dobbiamo chiamare le cose con il loro nome”. Per la Pinotti “la partita dell’innovazione va giocata insieme” e ha ricordato gli importanti ritorni economici, anche in campo civile, degli investimenti effettuati nel settore difesa. “La ricaduta degli strumenti messi a disposizione del Piano va identificata su ciò che le imprese ci dicono, ma poi si gioca un’altra partita, quella relativa a ciò che serve alla difesa; e questo deve dirlo la difesa”. http://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/Avio-Aero.aspx

Rossana De Simone

Fonte

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