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Arabia inaudita

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(19 Giugno 2011) Enzo Apicella
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Messico: i proletari non hanno interessi nazionali

(29 Marzo 2017)

Dal n. 51 di "Alternativa di Classe"

estacion migratoria

Il Messico è la seconda economia dell'America latina, ed è considerato un partner economico di livello mondiale. Il Messico ha in vigore trattati di libero scambio con 45 Paesi inclusi gli Stati Uniti (NAFTA) ed i Paesi dell'Unione Europea. Della recente Alleanza del Pacifico (con Cile, Colombia e Perù), di particolare rilievo è il progetto della Partnership Trans-Pacifica (TPP).
Il Messico è il sesto esportatore mondiale di petrolio greggio, il primo produttore mondiale di argento, ed è produttore di rame, zinco, fluorite, carbone, ferro e manganese. L'industria mineraria è molto sviluppata nel Paese. Il Messico ha una posizione geografica strategica, in quanto Paese "cerniera" tra America del nord ed America centrale.
Molte imprese scelgono il Messico come testa di ponte per inserirsi su tutto il mercato nord-americano. Capitalisti italiani sono presenti in Messico, il 60% delle aziende del nostro Paese programma di accrescere i propri investimenti in Messico, il 30% di mantenerli stabili, mentre soltanto il 10% intende ridurli. Le imprese italiane consigliano di avviare investimenti in Messico; tra i motivi: alta percezione e reputazione del “Made in Italy” nel Paese, possibilità di beneficiare delle condizioni dell'accordo commerciale NAFTA, ed in particolare dell'accesso al mercato degli Stati Uniti. Lavoratori disponibili e flessibili.
Le imprese italiane sono distribuite per regioni. L'Acmi di Parma si occupa di impiantistica alimentare, conta 214 dipendenti e 50 milioni di Euro di fatturato. L'Alfa Wasserman è un'azienda farmaceutica con sede principale a Bologna, opera in Messico dal 2011. La Barilla, uno dei più importanti gruppi alimentari italiani, è da molti anni ben strutturata. La “Enel Green power” è presente nel mercato delle energie rinnovabili in Messico con tre impianti idroelettrici presso la diga di Trojes (nella regione di Guerrero), la diga di Chilatàn, la diga di El Gallo (nella regione di Jalisco) e l'impianto fotovoltaico di Cancùn. “Luxottica group” è presente in Messico dal 1995. La Saipem in Messico progetta e realizza sia piattaforme off shore ed impianti on shore per Pemex, la compagnia petrolifera federale messicana, sia gasdotti per Transcanada.
La crescita economica messicana è strettamente legata all'andamento congiunturale degli Stati Uniti, i quali rappresentano di gran lunga il primo partener commerciale nazionale, oltre che la maggior parte di investimenti esteri diretti. Nel biennio 2010-2011, il Messico ha registrato una ripresa delle attività economiche, dopo la fase di durissima crisi del 2008-2009. Le principali industrie manifatturiere del Messico includono i settori automobilistico, siderurgico, tessile, alimentare, chimico e petrolchimico.
Sono aumentate le esportazioni, la concorrenza con i produttori esteri è cresciuta a causa, da un lato dalle ancora ridotte tasse sull'importazione, e dall'altro dall'eliminazione, su moltissimi prodotti, dell'obbligo di documentazione. L'economia di mercato del Messico si è rafforzata soprattutto dopo la sottoscrizione del GATT (GENERAL AGREEMENT ON TARIFFS AND TRADE), attuale WTO (WORLD TRADE ORGANIZATION) per ridurre i dazi sulle importazioni.
I rapporti tra Stati Uniti e Messico sono molto tesi. Non si tratta soltanto dell'allungamento del muro di confine deciso da Trump. Immigrazione e questioni commerciali (in primis il NAFTA) sono le questioni "spinose" tra gli establishment dei due Paesi. Vi sono altri punti salienti in una sorta di mega-negoziato tra gli USA ed il Messico: commercio di armi e droga sono fra i temi "sensibili" della trattativa. Il commercio di droga con il Messico, Paese produttore, e gli Stati Uniti, Paese consumatore, è uno di questi capitoli nella relazione bilaterale. Così come quello delle armi a ruoli invertiti: armi americane e mercato messicano.
Molti migranti, che attraversano il Messico per entrare negli Stati Uniti, scappano dalla violenza dei Paesi dell'America centrale. Il Messico per i migranti è al tempo stesso un Paese di origine, di transito e di ritorno. Vivono negli Stati Uniti circa 12 milioni di messicani. Durante l'Amministrazione Obama dal 2009 al 2015 sono stati espulsi 2,8 milioni di immigrati, in maggioranza messicani. Secondo una ricerca dell'Università “El Colegio de Mexico”, dal 2011 ad oggi 500mila persone hanno scelto di rientrare volontariamente in Messico. I flussi tra i due Paesi si sono invertiti: oggi i migranti provengono soprattutto dal Guatemala, dall'Honduras e dal Salvador. Nel 2016 ben OTTOMILA persone di tutte le età hanno presentato domanda di asilo in Messico, contro le 3400 dell'anno precedente. Da un lato il Messico ha firmato tutti gli accordi internazionali di protezione dei migranti, e chiede al governo USA di trattare con dignità gli immigrati messicani, dall'altro nega ai centroamericani i loro diritti fondamentali, facendo il lavoro sporco per gli Stati Uniti, e lasciando impuniti i crimini contro i migranti, dei quali in 578 sono morti nel 2016, attraversando il confine.
Nel 2015 l'Instituto Nacional de Migraciòn (INM), un organo governativo che dipende dal Ministero dell'interno messicano ed applica le norme sulla immigrazione, ha battuto ogni record di detenzione di immigrati, provenienti quasi tutti dall'America centrale. Sempre nel 2015, il Messico ha espulso più centroamericani degli Stati Uniti (176.726 contro 76.345). Questa tendenza si è confermata nel 2016 con 157.188 migranti, fermati dai funzionari dell'INM.
Il Governo messicano a Gennaio ha deciso l'aumento del prezzo della benzina: sono partite immediate proteste dei lavoratori messicani contro il "gazolinazo". Grandi manifestazioni si sono svolte a Città del Messico, Veracruz, Puebla e Monterrey. Il malcontento sociale continua ad estendersi, e non mostra segni di volersi fermare nel breve termine. La protesta contro il gazolinazo è un fatto generalizzato, spontaneo, privo di una direzione prestabilita e di un centro organizzativo. Si tratta di differenti proteste regionali, ognuna diversa dall'altra. Alla protesta partecipano contadini, lavoratori autoconvocati, casalinghe, medici e maestri. Il gazolinazo ha colpito anche una parte della classe media, che cerca di mantenersi a galla.
A partire dal 1 Dicembre del 2012, si è insediato in Messico il Governo di Pena Nieto, sostenuto dal Partido Revolucionario Institucional (PRI), lo storico partito che aveva controllato il Paese per oltre 70 anni (1929-2000), prima della parentesi di due sessenni di governo del Partido de Accion Nacional (PAN). Il Partido Revolucionario Institucional ha sempre governato il Messico in un regime monopartitico. Nei decenni al potere si è conquistato la fama di essere un partito corrotto. Oggi è su posizioni nazionaliste, ed è affiliato all'Internazionale socialista. Il Pan (Partido de accion nacional) è un partito di destra, che difende le privatizzazioni, con posizioni simili a quelle dei repubblicani degli Stati Uniti. Favorevole al libero mercato, ai tagli della spesa pubblica e rigorosamente filopadronale.
Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non perde occasione per ribadire la sua intenzione di completare il muro lungo il confine con il Messico (3200 chilometri) "per prevenire l'immigrazione illegale e gli atti di terrorismo". Tante le manifestazioni di protesta in tutto il Messico contro la politica dell'Amministazione Trump, ma si tratta di portare i lavoratori messicani su posizioni classiste, e non è compito facile. La sinistra di classe messicana deve rigettare il concetto generale dei cosiddetti interessi nazionali, perchè questi interessi non riguardano i lavoratori, giacchè, oggi più che mai, le nazioni sono divise in classi dagli interessi opposti ed inconciliabili. Quelli che parlano di “interessi nazionali” difendono, coscientemente o inconsciamente, gli interessi delle classi dominanti.
L'affermazione secondo cui potrebbero esistere degli interessi nazionali, cioè interessi comuni a tutti i membri della nazione messicana, si fonda sulla sedicente uguaglianza formale e giuridica dello sfruttatore e dello sfruttato, proclamata ipocritamente, prima di tutto, dalle classi possidenti e sfruttatrici stesse. La sinistra di classe deve combattere la menzogna, oggi, invece, dominante nella sinistra messicana, che dice che "tutti i messicani" sarebbero uguali e con INTERESSI COMUNI, e che quindi sia una "PATRIA" comune da difendere contro l'arroganza del Presidente degli Stati Uniti Trump. La patria di cui parlano questi nazionalisti appartiene alla borghesia. I lavoratori, come è stato affermato con assoluta chiarezza ne "Il manifesto del partito comunista", non hanno patria.
Per combattere con efficacia la borghesia e la sua società, la sinistra di classe deve rigettare non solo la menzogna dell'uguaglianza degli uomini e delle donne messicani, ma anche smascherare la diffusa menzogna secondo cui un paese imperialista come gli Stati Uniti potrebbe essere il "buon vicino" di un paese capitalista più arretrato come il Messico. Bisogna insistere sul fatto che i soli "buoni vicini" dei lavoratori messicani sono i proletari e tutti gli oppressi degli Stati Uniti e del mondo intero, ai quali uniscono dei veri interessi comuni contro gli sfruttatori e le loro rispettive "patrie".

Alternativa di Classe

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