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War!

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(27 Agosto 2013) Enzo Apicella
Obama ha deciso di attaccare la Siria, in ogni caso.

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    (Imperialismo e guerra)

    Ginevra, 15-16-17 aprile: Conferenza Nazionale Democratica Siriana

    Per una Siria democratica, unita, e libera

    (9 Aprile 2017)

    Le notizie che ci giungono dalla Siria sono ogni giorno più drammatiche. Per colpe sia del regime di Assad sia dei ribelli armati, infuria un conflitto sempre più aspro e sanguinoso. Sul quale si innesta lo scontro tra potenze, esacerbato dalla scelta del presidente USA Trump di prendere a pretesto il recente, gravissimo episodio avvenuto a Khan Sheikhoun - di cui peraltro non è ancora chiaro chi porti la responsabilità - per ordinare un attacco missilistico contro una base aeroportuale siriana. Dall'opposizione siriana laica e democratica, che ha sempre propugnato il superamento del regime attraverso un processo di transizione pacifico, giungono proposte volte ad arrestare un conflitto che sta portando il paese alla distruzione. In particolare, a Ginevra tra il 15 e il 17 aprile si terrà una Conferenza che si vuole riallacciare allo spirito della protesta pacifica che attraversò la Siria nella primavera del 2011, rivendicando un paese libero e non segnato dal settarismo, sunnita o sciita che sia. Pubblichiamo qui il testo di convocazione della Conferenza, sperando che l'iniziativa ottenga visibilità anche su altri organi d'informazione.


    Traduzione a cura di Ahmed Kzzo

    Haytham Manna

    Haytham Manna, scrittore ed esponente storico dell'opposizione democratica e laica siriana, è tra i promotori della Conferenza

    Sei anni di violenza sono passati e la nostra popolazione è vittima di una guerra di auto-distruzione. Una guerra che assassina il legittimo desiderio del popolo di libertà, dignità e uguaglianza. Questa guerra ha ridotto la Siria ad un paese vulnerabile. La Siria ha subito delle distruzioni non solo a livello infrastrutturale, ma anche sul piano dei fondamentali legami nazionali e umani.
    I siriani oggi, vedendo la tragedia che minaccia l’esistenza del loro paese, non sperano altro che il ritorno delle proteste pacifiche che sono state l’inizio del movimento popolare. Un movimento che è stato assassinato colpendo i suoi capi pacifisti con la soluzione militare adottata dal regime nelle primi settimane. Tutti ormai sanno che il regime ha fatto uscire i Salafiti Jihadisti dalle prigioni, i quali hanno formato dei gruppi armati che lo hanno aiutato a perseguire il suo scopo e a mettere fine al movimento pacifico civile. Ormai tutti sanno per quali motivi, da chi e come è stato costruito “l’Esercito Siriano Libero”. Così è stato assassinato il progetto della rivoluzione Siriana volto a realizzare un paese democratico.
    Dopo questi anni di crisi distruttiva si ribadisce a tutti i democratici siriani che, per salvare il paese, c’è solo la soluzione politica: l’unica via d’uscita da questa guerra inutile.
    Tutti i parti armati del conflitto sono caduti nella trappola del settarismo e sono diventati strumenti delle agende di forze esterne. Come conseguenza, la Siria è diventata una piazza di scontri fra le forze e le interessi degli stati esteri, nell’assenza completa della volontà del popolo siriano.Stati che agiscono sempre in modo da eliminare qualsiasi possibilità per i siriani di decidere sul loro paese,dimenticando proprio il diritto all’autodeterminazione.
    Com’è possibile che il popolo siriano abbia sofferto tutte queste perdite, sopportando una tragedia quotidiana per ottenere, alla fine, un’altra perdita? Ossia: prima la sovranità e poi il non riuscire nemmeno a costruire uno stato civile democratico??
    I democratici siriani hanno lottato, dai primi giorni delle proteste, per conservare la natura del movimento popolare, mantenendone il cammino nella giusta direzione,per un vero cambiamento democratico.
    I democratici siriani hanno tentato sempre, nonostante tutte le campagne di distorsione attuate dai media, di esprimere e trasmettere i desideri del popolo rispetto al legame nazionale e alla sovranità, rifiutando la violenza e il settarismo. All’interno di questo quadro abbiamo lavorato con i mezzi disponibili, abbiamo organizzato diverse conferenze e in tutti i nostri incontri abbiamo messo la soluzione politica al centro della discussione. Purtroppo gli interessi della maggior parte dei paesi della regione non s’incontrano con i nostri obiettivi di democrazia, libertà, e cittadinanza. Questi paesi mischiano il governo e lo Stato, la cittadinanza e l’appartenenza religiosa, e usano la religione nei conflitti politici, locali e internazionali. Quindi a questi paesi non interessava costruire la democrazia in Siria o sostenere la giustizia e il progresso perché considerano tali principi un pericolo che minaccia i loro regimi e poteri.
    Oggi è diventato chiaro per diversi siriani il fallimento delle loro scommesse sia su certi paesi che sull’esigenza di allinearsi con le organizzazioni terroristiche nella speranza che possano fermare la violenza del regime. Questi siriani si sono convinti della necessità di avere una posizione razionale e lontana dal terrorismo e di distinguere fra il terrorismo e il progetto democratico. Cioè, combattere tutte le forme del fondamentalismo, della violenza, e del terrorismo senza indecisione o infingimenti. In più bisogna staccarsi dalle agende che trasformano i siriani in un carburante di conflitti internazionali lontani dai loro interessi. Quindi, occorre trattare con tutti i paesi sulla base degli interessi del popolo siriano. Non bisogna mai ignorare che i siriani dovrebbero essere sovrani e godere del diritto all’autodeterminazione, soprattutto in un momento in cui alcuni paesi provano ad emarginare la voce democratica in Siria da ogni soluzione negoziale.
    Per l’uomo siriano avente il diritto all’autodeterminazione, e per l’uguaglianza fra tutti i siriani senza discriminazione sulla base del sesso, della razza, o della religione. Per il ritorno della sicurezza e della pace sociale in Siria e perché si riuniscano tutte le buone volontà contro la violenza e il terrorismo nero che attraversa i confini. Per un cambiamento pacifico, basato essenzialmente sul popolo siriano, di cui esso sia l’obiettivo e il mezzo, un cambiamento dello Stato, con istituzioni costituzionali democratiche. Per un potere giudiziario indipendente e corretto. Per la ricostruzione e il ritorno dei profughi. E’ diventato necessario un congresso che riunisca tutti i patrioti siriani democratici. Un congresso che eviti gli errori dei congressi precedenti. Un congresso che mobiliti tutte le capacità e le esperienze siriane per un programma di lavoro sulle diverse questioni, come la fine della violenza, della distruzione, e di tutti gli interventi esterni che aumentano il problema. Questo compito richiede che i siriani affermino il loro legame nazionale e la loro identità e il futuro comune che li unisce.
    Per tutto questo abbiamo deciso di organizzare la Conferenza Nazionale Democratica Siriana dal 15 al 17 aprile, nella città di Ginevra (Svizzera). Ci teniamo a dire che, in questa conferenza, non vorremo entrare in dibattiti inutili o marginali con le varie figure o gruppi siriani presenti sulla scena politica. Il nostro compito patriottico essenziale, oggi, è riprendere l’iniziativa e far sentire la voce del popolo siriano per salvare il paese e il cittadino, per una Siria libera, democratica e unita, per un paese sovrano e un popolo libero e degno.


    6/03/2017

    Comitato della Conferenza di Ginevra

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