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Mani bianche

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(23 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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contro la guerra imperialista contro la pace sfruttatrice
V I V E R E!

(10 Aprile 2017)

gabbia diritto individuale

Il diritto individuale, quando c'è,
garantisce la sopravvivenza.
Il diritto collettivo di classe, quando si conquista, garantisce la vita.

Contro la guerra imperialista, contro la pace dello sfruttamento
VIVERE !
Il nostro programma anticapitalista
nel diritto collettivo di classe
MIGLIORAMENTO o SUPERAMENTO?

La categoria del miglioramento contempla in se, nelle varie declinazioni della resistenza e della riformabilità, quella della conservazione.
La categoria del superamento contempla in se, nelle varie declinazioni della distruzione, quella della rivoluzione sociale.
Miglioramento e superamento sono antitetici, antagonisti.
La crisi, per altro, sta rendendo utopico, in tempi di smantellamnto dei welfare e dei compromessi socialdemocratici tra le parti sociali, ogni “gradualismo migliorista”.
Senza una lotta dura contro l'opportunismo migliorista e la sua ideologia “unitaria” non esiste lotta per la trasformazione sociale.


DIRITTO INDIVIDUALE e DIRITTO COLLETTIVO di CLASSE

Il diritto individuale della giurisdizione borghese dominante, ormai anch'esso ridotto ad icona dalla crisi del welfare-state, non ha mai fatto vivere.
Al massimo, ha assicurato una sopravvivenza, fatta di lavoro ed assistenza.
Ora, la scarnificazione sociale figlia della crisi del 2008 ci ha tolto pure quello, ed alla condanna a vita del lavoro salariato è subentrato il precariato generalizzato, e l'assistenza è sparita perchè costava troppo.
Per chi protesta, cercando di esercitare diritto al dissenso o allo sciopero, ci sono leggi antisciopero, regole e codicilli che ne svuotano senso e portata (diritto individuale alla mobilità contrapposto al diritto collettivo di sciopero!).
Per chi poi prova a confliggere in forme alternative o antagoniste sono pronti dispositivi (quello Minniti è solo l'ultimo in continuità con i precedenti) tendenti alla controrivoluzione preventiva camuffata da “antiterrorismo” e da “controllo dei flussi migratori”.
D'altra parte, il “diritto” a confliggere o l'autorizzazione a fare la rivoluzione, non essendo contemplati in nessuna carta costituzionale, non è previsto, né permesso, a meno che non si tratti di simulazione.
La prospettiva della trasformazione sociale, quindi, non può fare appello o utilizzare la giurisdizione dominante, né accettare leggi e regole che svuotano o tendono a folklorizzare la lotta di classe.
Nella nuova fase indedita del “mondo del caos” e della ristrutturazione controrivoluzionaria della democazia borghese occorrono strumenti, modi, fome e tempi della lotta adeguati, inediti anche loro, che impongano con la forza il diritto collettivo su quello individuale.

LAVORARE PER VIVERE , VIVERE PER LAVORARE
o
VIVERE SENZA LAVORARE?

La strategia rivoluzionaria di ogni tempo e luogo tende ad approfittare delle contraddizioni del movimento reale con la coscienza di esserne parte e con lo scopo di acuirle e scioglierle nella società senza classi.
Questo è valido universalmente ed in tutti i gangli della vita sociale, in primis rispetto all'evoluzione dei tempi e delle forme del lavoro salariato.

I tempi della planetizzazione del modo di produzione capitalista, ma anche del consumo di massa corrispondente, impongono l'accelerazione dei processi di sveltimento e dis-umanizzazione delle filiere produttive: la cosiddetta digitalizzazione robottizzata.
L'automazione avanzata, con l'introduzione massiccia di robot, sta facendo sparire mestieri, trasformando il lavoratore in “operaio aumentato”, o abbondante, o digitale; un operaio capace di usare (o s-vendersi?) mani, testa e i dispositivi interconnessi delle aziende.
E' il nuovo” operaio dell'industria 4.0 che, oltre a comprendere l'insieme delle innovazioni destinate a cambiare lavoro ed operai, tende anche ad un loro maggiore e massiccio coinvolgimento, attraverso la creazione di nuove figure professionali come i “comunicatori di fabbrica”, vere e proprie polifunzionalità capaci di interagire con colleghi come con clienti, nonché di riprogrammare gli strumenti di lavoro e controllo dei tempi.
Dalla qualità totale alla “qualità incrementale”, dove l'operaio “consiglia” l'azienda sul come migliorare il processo produttivo ricevendo un premio economico o un passaggio di livello per questo; in sostanza, la sperimentazione degli anni '80 del gruppo Fiat con le cassette dei “bigliettini operai” viene elevata a sistema di collaborazione di classe.
Un operaio digitale piu' veloce, attivo, ma anche proattivo, orientato all'azienda, meno conflittuale!

Una rivoluzione industriale che, però, nel soppiantare e rendere obsoleti interi settori, non ne produce, come nel passato, di nuovi.
Niente settori “compensativi”, e, di conseguenza, scarsa o nulla crescita di redditi e lavoro.
La tecnologia, almeno in occidente con la controtendenza dell'”accumulazione originaria” dell'”officina del mondo” ad est, potrebbe avere effetti incontrollati sull'intera vita sociale: la robottizzazione, che progressivamente sostituisce lavori manuali ripetitivi ma che con l'introduzione dell'intelligenza artificiale sta cominciando ad occupare anche gli spazi del cosiddetto “cognitivo”, sta espellendo il lavoro e il lavoratore vivo dal ciclo produttivo.

E' un fatto, cui si può rispondere con l'utopia di riproporre un mondo finito (le lotte di resisteza per l'occupazione), con qualche tamponcino politico-assistenzialista (reddito di cittadinanza-universale etc...), o prendendone atto, muovendosi di conseguenza, accettando la sfida di una società con meno necessità di lavoro vivo.
Senza escludere naturalmente l'obbligatorietà della rottura rivoluzionaria, si può trarre vantaggio e parole d'ordine adeguate da un movimento reale che va nella direzione del suo proprio superamento in una società dell'attività libera, dove lavoro salariato e sfruttamento siano banditi.
Ancora una volta, piuttosto che resistere al movimento delle cose reali, occorre intravvederne le direttrici a noi favorevoli, che fanno il nostro gioco, che lavorano per noi, e per la futura società.

V I V E R E !
una parola, un programma

Un programma incompatibile in una parola d'ordine: VIVERE!
Le rivoluzioni sociali del passato ci insegnano che, dietro ogni parola d'ordine semplice, c'erano un'analisi scientifica, un programma complesso, un'organizzazione forgiata.
Le rivoluzioni sociali ci insegnano cioè che, per oltrepassare il ghetto della militanza politica cosciente ad arrivare, e poi organizzare ed indirizzare, alle masse ed ai bisogni di milioni di esseri umani, occorre semplificare, racchiudere, esplicitare un intero progetto umano anche solo in una parola, chiara, comprensibile, fruibile ed utilizzabile da tutti.
Una parola d'ordine che superi gli steccati dell'eventuale appartenenza politica, sindacale o religiosa come quelli della nazionalità o del colore della pelle, per esprimere un'esigenza legata all'esistenza del genere umano (come di quello animale o vegetale!) , di cui tutti fanno parte.

VIVERE! può essere questa parola d'ordine?
Di certo vivere, per donne, uomini, animali e natura è diventato difficile, se non impossibile, ai 4 punti cardinali del pianeta, sotto il dominio capitalista.
Di converso, è evidente, che per donne, uomini, animali e natura vivere diventa immediatamente incompatibile con questo dominio, ai 4 punti cardinali del pianeta.
Vivere è un progetto incompatibile unificante speranze, desideri ma anche interessi di classe, anche perchè per vivere, bisogna eliminare il profitto, lo sfruttamento e gli sfruttatori.
Vivere è incompatibile con guerre, fame, carestia, violenze, ma anche sfruttamento, devastazioni ambientali, metropoli concentrazionarie, ma nache città-vetrine, consumismi, cementificazioni, quartieri dormitorio ed assenza di rapporti umani e sociali.


E le “leggi uguali per tutti” o il “diritto individuale”, quando non sono direttamente un inganno, garantiscono una sopravvivenza talmente squallida alla quale in molte-i (anche in giovane età) preferiscono la morte.

La sopravvivenza “garantita” da questa società è di plastica, e risponde alla perpetuazione di interessi e profitti di una infima minoranza di sfruttatori.
E' una sopravviveza fatta di guerra imperialista e di pace sfruttatrice, da combattere, riprendendoci con la forza del diritto collettivo di classe, il diritto a vivere.


Pino ferroviere

Pino ferroviere

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