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(Lotte operaie nella crisi)

LE LOTTE DEI LAVORATORI IN ARGENTINA

(28 Maggio 2017)

Dal n. 53 di "Alternativa di Classe"

repressione in argentina

Negli anni dell'Argentina peronista si era formata una significativa classe operaia, numerose aziende straniere avevano rafforzato numericamente l'apparato industriale e, con esso, la forza dei lavoratori. Nel Paese si affermarono importanti concentrazioni industriali.
Negli anni '60 nelle fabbriche esisteva una seconda generazione operaia: le condizioni economiche trasformarono la massa di popolazione del Paese in lavoratori. A Cordoba ed in altre città si era sviluppata una rilevante industria del settore metalmeccanico, in modo particolare legato all'industria dell'auto. La Concord (Fiat), la Kiaser (Renault) erano aziende in cui si concentrava una manodopera giovane e combattiva, con una presenza politica di grande rilievo di quadri della sinistra di classe, rappresentata soprattutto dal Partito rivoluzionario dei lavoratori (Prt), legato alla Quarta Internazionale.
Nel '72 ci fu uno sciopero generale di 24 ore a Tucuman, carri armati ed esercito vennero inviati per disperdere lavoratori e studenti, e per rimuovere le barricate nelle strade. Ci furono grandi manifestazioni a Buenos Aires, La Plata e Mendoza, represse dalla polizia. Grandi lotte in cui la critica al padronato ed alla burocrazia sindacale era crescente e si affermava un sindacalismo combattivo.
Il dibattito nella sinistra marxista era influenzato dal guevarismo e dal castrismo. La sinistra di classe sceglieva, sbagliando, di abbandonare i luoghi del conflitto di classe, come le fabbriche, i quartieri e le scuole, sulla linea del terzomondismo e della guerriglia. L'esperienza politica dei montoneros finì in un vicolo cieco, ed i militanti vennero eliminati persino fisicamente dalla repressione criminale dei militari golpisti.
Dal 1976 al 1983 durante la dittatura militare argentina scomparvero almeno trentamila persone. Il 30 Aprile 1977 un gruppo di 14 madri fondò l'associazione "Madres de Plaza de Mayo", per chiedere notizie sulle figlie e i figli scomparsi. La lotta delle donne continua e l'attuale governo di Mauricio Macri vuole cancellare la memoria di quegli anni e bloccare i processi contro i militari.
Proprio tra i montoneros iniziò la sua militanza politica Kirchner, ex presidente dell'Argentina, negli anni in cui studiava alla Facoltà di Giurisprudenza del capoluogo, dove conobbe la moglie Cristina Fernàndez, che gli successe come Presidente dopo la sua morte per arresto cardiaco. Nestor Kirchner è stato presidente di un governo di centro-sinistra, che si prefiggeva come obiettivo la realizzazione di "un Paese serio e normale", attaccando alcuni fulcri emblematici della corruzione politica, quale ad esempio l'Ente sociale pensionati (PAMI). Un'esperienza politica fortemente assimilabile all'orientamento politico del governo cileno di Allende e del governo di Lula in Brasile, simboli della presunzione e della disfatta riformista.
Oggi l'Argentina è un Paese stritolato dall'inflazione, che nel 2016 è arrivata al + 40%. Una situazione che l'ufficio statistico governativo, Instituto Nacional de Estadìstica y Censos, tende a sminuire diffondendo cifre relative all'inflazione incredibilmente più basse rispetto a quelle reali, rilevate dagli istituti privati. L'aumento dei prezzi riduce drasticamente il potere d'acquisto dei salari dei lavoratori, andando ad aumentare il tasso di povertà del Paese. Tredici milioni di poveri ci sono in Argentina, su una popolazione di 42 milioni di persone. I prezzi di alimenti e beni di prima necessità sono quasi impagabili, così come i servizi sociali. I proletari devono cambiare radicalmente le abitudini alimentari.
In estate a Buenos Aires manca la luce. In inverno manca il gas. Per le utenze di gas ed energia elettrica le bollette sono aumentate in modo insostenibile. I lavoratori argentini hanno grosse difficoltà a pagare cibo, trasporti, affitto e mutui. L'Argentina è ancora l'undicesimo produttore mondiale di carne di manzo, ma nelle macellerie "Campos de Fatima" hanno iniziato a vendere le bistecche a rate. I clienti delle macellerie appartenenti al ceto medio, arrivano a fatica con i soldi a fine mese.
Più di centomila licenziamenti negli ultimi mesi, cresce il malcontento e sembra finire la pace sociale. Il 6 Aprile c'è stato il primo sciopero generale contro il governo del Presidente Mauricio Macri. La protesta è stata convocata dalla principale organizzazione sindacale del Paese, la peronista Central General de Trabajadores, per criticare la politica economica del governo. I trasporti pubblici si sono fermati in tutto il Paese, nessun aereo è decollato o atterrato per 24 ore, e numerosi picchetti di lavoratori hanno bloccato le più importanti vie d'accesso alla capitale. Secondo i sindacati lo sciopero è stato un successo, con un'adesione superiore al 90%. Sulla strada Panamericana la polizia è intervenuta per disperdere i manifestanti.
Il Presidente Mauricio Macri è un politico che proviene dal settore imprenditoriale. La sua compagine di governo è composta prevalentemente da dirigenti di multinazionali. Le misure di governo adottate sono coerenti con tale profilo borghese. Più di 2700 lavoratori sono stati espulsi dai servizi sociali, dichiarando illegale e sediziosa ogni forma di protesta.
E' di questi giorni la visita di stato di Sergio Mattarella in Argentina, accompagnato dal Ministro Angelino Alfano e da una ricca delegazione di imprenditori italiani. Insieme hanno partecipato al “Business forum” di Buenos Aires. Quattro sono le intese economiche firmate, con un valore potenziale di circa 100 milioni di dollari, completando le recenti missioni istituzionali ed imprenditoriali nel Paese (in particolare quella di Renzi del Maggio 2016). Parlando con il Presidente Macri, Sergio Mattarella ha detto che "...Serve raggiungere l'accordo tra Mercosur (area economica di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) ed Unione Europea, accordo che permetterebbe un mercato di 700 milioni di persone". E tanti profitti per i capitalisti!
Alcuni mesi fa, l'ineffabile Presidente Macri ha dichiarato che il diritto di sciopero andrà pesantemente rivisto. Eppure non si fermano le proteste contro un governo che aveva promesso di ridurre il tasso di povertà del Paese. Dalla parte di Macri ci sono gli imprenditori soddisfatti per la decisione del governo di annullare il cambio fisso fittizio con il dollaro e di abbassare le tasse sull'export di minerali e prodotti agricoli, a tutto beneficio dei profitti di chi esporta e riceve il pagamento in dollari, mentre il peso argentino è stato svalutato del 7%. E' evidente la gravità del disastro sociale provocato dal suo governo con l'avallo dei bassi salari, del precariato, dell'aumento dei senzatetto, dei tagli ai fondi per l'istruzione.
E' contro una situazione insopportabile che i lavoratori si stanno rivoltando. Le lotte hanno ottenuto alcuni miglioramenti salariali, di fronte alla crisi senza uscita del capitalismo. Bisogna portare avanti tutte le rivendicazioni che occorrono a soddisfare i bisogni di vita: salario, casa, sanità, istruzione, che sono comuni ormai ai proletari di tutti i Paesi. Il proletariato non ha bisogno di inseguire le illusorie chimere riformiste, deve trovare la strada della prospettiva rivoluzionaria per costruire l'alternativa alla società capitalistica.

Alternativa di Classe

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