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In Venezuela lo scontro tra fazioni borghesi allontana la classe operaia dalla lotta per i suoi veri obbiettivi

(14 Giugno 2017)

Lo scontro politico fra il governo e i partiti e i movimenti che lo appoggiano, da un lato, e l’opposizione e i vari partiti e movimenti che gli si mettono contro da l’altro, si è acutizzato fino a tornare ai livelli di violenza cui si arrivò alcuni anni fa con le cosiddette “guarimbas”, barricate e blocchi stradali, con assalti e incendio di mezzi di trasporto e a sedi di diverse istituzioni.

Dopo che negli scorsi due anni si erano avuti alcuni tentativi di dialogo fra i due fronti, con la intermediazione degli ex presidenti e poi anche del Vaticano, l’opposizione ha mobilitato le masse, composte principalmente da settori della piccola borghesia. Chiedono la tenuta immediata delle elezioni presidenziali, che spacciano come condizione per l’uscita dalla crisi economica, che si manifesta con gli effetti evidenti dell’inflazione e della caduta del salario reale, con la mancanza di prodotti di base, la disoccupazione e l’insicurezza del lavoro.

Lo scopo dell’opposizione è costringere ad anticipare le elezioni, prima che il chavismo abbia tempo per recuperare il favore degli elettori.

L’opposizione ha influenza su settori della classe operaia e sugli strati poveri della popolazione, però è la “classe media” la sua base e che si mobilita.

Ma anche all’interno dell’opposizione si combatte una lotta interna fra dirigenze che propendono per una tattica che prevede l’uso della violenza, chi spera nell’intervento a loro favore degli organismi internazionali e chi con la mobilitazione di strada vuol imporre le elezioni.

Il governo e i partiti del chavismo, mentre cercano di mobilitare altri strati della piccola borghesia e della classe operaia e dei poveri, rispondono all’opposizione con argomenti legali e costituzionali. La situazione di crisi è venuta ad indebolire la forza elettorale del chavismo, che reagisce con un insieme di provvedimenti di tipo demagogico, la fornitura di prodotti alimentari tramite i Comitati Locali di Rifornimento e Produzione, con la Carta della Patria, una tessera elettronica personale per accedere ai servizi sociali (ed essere controllati) e la continuazione dei programmi sociali del chavismo, le Missioni. Il governo ha inoltre investito importanti risorse in una strategia mediatica diretta a presentarsi con la facciata di “governo del popolo” e vanta i gran “successi” delle sue Missioni.

Anche il chavismo ha le sue contraddizioni interne con lo scontro fra i suoi dirigenti per il controllo delle risorse e delle posizioni di potere del governo.

Così la crisi in Venezuela, pur sulla base della crisi economica capitalista, è principalmente una crisi politica determinata dallo scontro fra due compositi fronti e frazioni borghesi.

Il chavismo per stringere alleanze a rafforzare il suo potere ha condiviso le sue decisioni direttamente con i capitalisti, senza dare spazio ai partiti politici di opposizione. Ne è un esempio il Consiglio Nazionale dell’Economia dove il governo arriva a mediazioni con gli imprenditori, mentre diffonde ipocrite dichiarazioni altisonanti contro di essi.

Di fronte al montare delle violenze, in sacche isolate di alcune città e principalmente nelle aree residenziali della piccola borghesia, il governo ha risposto non solo con la mobilitazione dei suoi seguaci ma anche con la repressione che ha fatto un numero di morti, feriti e arrestati.

La mossa politica ultima del governo è stata la convocazione di una Assemblea Nazionale Costituente, meccanismo, previsto dalla Costituzione vigente. Mentre con questo il governo vorrebbe presentarsi aperto al dialogo, l’opposizione afferma che sarebbe solo un pretesto per effettuare un colpo di Stato, e subito ha dichiarato che non avrebbe partecipato alla Costituente, non necessaria per l’avvio delle elezioni presidenziali. Il governo ha già informato i rappresentanti di diversi settori della società e avviarsi all’elezione dei costituenti. È scontato che con questa Costituente il governo cerca solo di guadagnare tempo per recuperare appoggio elettorale, distrarre le masse con l’aspettativa che da lì deriverebbero soluzioni alla crisi ed estendere il suo spazio di conciliazione e trattative con i settori imprenditoriali che gli si sono messi contro.

Il lavoratori si sono mantenuti alla coda dei due fronti borghesi in lotta. Le masse operaie, disorientate, non si muovono per i propri interessi e finiscono per far proprie le consegne di uno o dell’altro schieramento. Quando qualche sindacato o dirigente sindacale ha preteso di avvicinare la lotta rivendicativa in appoggio di uno dei due fronti, il governo li ha repressi con l’accusa di terrorismo, nel silenzio complice dell’opposizione.

Solo i lavoratori salariati potrebbero sbloccare la situazione, quando riuscissero a dare le spalle tanto ai chavisti e al governo quanto agli oppositori, quando torneranno a battersi come classe per le loro rivendicazioni immediate, organizzati autonomamente in sindacato e in partito comunista.

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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