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IL LAVORO
TRA VOUCHER ED ATTACCO AGLI SCIOPERI

(21 Giugno 2017)

Editoriale del n. 54 di "Alternativa di Classe"

16 giugno a Bologna

Il 16 giugno di lotta dei lavoratori della logistica a Bologna (da www.sicobas.org)

Tutto secondo copione. Mercoledì 14 il Senato ha dato la fiducia al Governo Gentiloni, e la cosiddetta “manovrina”, licenziata alla Camera Giovedì 1 Giugno, è diventata “legge dello Stato”. I famosi “dissidenti” del PD, che ora si chiamano “Articolo 1 - Movimento Democratico Progressista (MDP)”, sono usciti dall'aula per fare abbassare il quorum, facendo approvare il misfatto, potendo poi continuare a “liberarsi la coscienza”, sostenendo di essere contrari: questa è la democrazia (borghese)!
L'inesorabile richiesta contabile della UE, che qualche esponente del Governo mostrava di snobbare, è diventata, invece, una vera e propria manovra di bilancio, peraltro antipasto della prossima “legge di bilancio” (già chiamata “di stabilità”), da varare a fine anno. A questo proposito, proprio E. Morando, Vice-ministro dell'Economia, nonché “comunista” liberal, prima delle elezioni comunali dichiarava ai giovani imprenditori, riuniti a Rapallo (GE), che tale “(ex) Finanziaria '18” non sarà pesante... Certamente PER LORO NO!
Già nel provvedimento, che corregge i “conti strutturali” dello 0,2 % del PIL, e vale 3,4 miliardi di Euro, il segno di classe è evidente, ad esempio, dal fatto che, mentre per le multinazionali del web “con ricavi superiori ad 1 miliardo”, che eludevano o evadevano il fisco, viene concessa la possibilità di un “accordo preventivo rafforzato”, per chi non paga il biglietto sull'autobus (che per i proletari dovrebbe essere gratuito!...), oltre ad aumentare i sistemi di videosorveglianza, la relativa multa può arrivare fino a ben 200 Euro!... A completarlo, poi, altre norme della natura più disparata, dal contenuto apparentemente “soltanto tecnico”.
Il vero “pezzo forte” della Legge è, però, la “regolamentazione del lavoro accessorio”, cioè la reintroduzione dei voucher. La nuova regolamentazione, frutto di una significativa convergenza in commissione fra P.D., Forza Italia e Lega Nord, è a due livelli.
In primo luogo, per le famiglie “datrici di lavoro” (soprattutto per gli anziani, evidentemente) viene istituito un “Libretto famiglia” con buoni-lavoro da 10 Euro ognuno, da corrispondersi per ora lavorata, laddove il discorso da aprire è estremamente complesso, a partire dalle “badanti”, spesso extracomunitarie, che hanno sicuramente il diritto di avere un regolare contratto, fino agli anziani, in particolare quelli non facoltosi, che hanno a loro volta il diritto di essere assistiti dalla struttura pubblica, invece completamente, o quasi, assente. Per costoro si dovrebbe aprire un discorso ampio di pensioni, servizi e ruolo sociale, che da solo varrebbe una trattazione specifica e completa, qui fuori contesto, da parte nostra.
La reintroduzione più clamorosa, però, è certamente quella per le imprese, quelle aventi “fino a cinque lavoratori” dipendenti a tempo indeterminato, per le quali è stato istituito “PrestO” (acronimo che sta per “Prestazioni Occasionali”), con i relativi buoni-lavoro orari da almeno 9 Euro, per i quali vige un massimo (chiaramente fittizio) di quattro ore continuative. In questo senso, va detto che, vista la facilità con cui oggi, dato anche il “Jobs act”, si può licenziare, magari per poi assumere nuovamente, ma “a tempo determinato”, per una azienda, all'occorrenza, è oggi molto facile rientrare nel limite previsto per l'utilizzo dei voucher, senza contare che, tolti i settori edilizio, minerario ed appalti, non sono previste limitazioni di settore per tale utilizzo.
E' facile capire, per quanto detto, che si tratta di un provvedimento che favorisce il lavoro nero mascherato (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 47 a pag. 2) ed il precariato, in puntuale esecuzione delle richieste confindustriali, dopo che i padroni si erano lamentati della frettolosa cancellazione, attuata dal Governo il 20 Aprile tramite decreto, onde evitare il voto referendario a suo tempo già fissato per il 28 Maggio scorso. La nuova, fallimentare, strategia referendaria abbracciata dalla CGIL (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno V n. 49 a pag. 1) aveva portato a tale scadenza, che avrebbe potuto facilmente rivelarsi un boomerang, ma che padroni e governo, ora diversamente impegnati, non hanno voluto nemmeno sperimentare...
Evidentemente la CGIL, trattata dal Governo Gentiloni come un “servo sciocco”, non poteva non rispondere ufficialmente allo “schiaffo”, ed è per questo che ha messo in piedi, peraltro senza grosso impegno dei quadri intermedi, sia perchè ormai abituati ad una pratica di confronto meramente istituzionale, sia perchè in molti iscritti allo stesso PD, la scadenza della manifestazione nazionale a Roma di Sabato 17, volta a tranqillizzare i “fedelissimi”. Lo slogan di indizione su cui tale sindacato ha cercato (poco) di mobilitare era: “Rispetto per il lavoro, la democrazia, la Costituzione”, un discorso di per sè nettamente insufficiente sul piano dei contenuti e tutto incentrato sul piano dell'opportunità o meno dei tempi utilizzati dal Governo per la nuova regolamentazione.
La manifestazione, articolata in due cortei, non è stata all'altezza della partecipazione auspicata alla vigilia, ed erano presenti, in pompa magna, gli esponenti del MDP e quelli di Sinistra Italiana. Che il piano su cui si sta muovendo la CGIL sia ormai tutto politico-istituzionale ed omogeneo alla prassi governativa, lo certifica, fra l'altro, la Festa della FIOM di Landini (peraltro Segretario CGIL “in pectore”), che si è tenuta dal 15 a Domenica 18 a Firenze, cui è stato invitato il “Trio metal”, per dirla con La Repubblica, e cioè il Direttore di Federmeccanica ed i Presidenti di Confindustria e Confapi. Necessaria e politicamente importante la presenza di Sabato 17 dell'Area della Opposizione CGIL, anche se lo striscione con lo slogan “Meno banchetti, più picchetti”, mostra di non avere ben chiara la portata del ruolo nefasto dell'insieme delle iniziative che la CGIL sta producendo.
Di segno ben diverso è stata, invece, l'iniziativa di Venerdì 16 dello sciopero generale dei trasporti e della logistica, messo in piedi da tutto il sindacalismo di base contrario al Testo Unico del 10 Gennaio '14 sulla Rappresentanza (CUB, SI Cobas ed USI/AIT, ma non solo), più la Confederazione Cobas e spezzoni di USB. Lo sciopero, contro le privatizzazioni nel settore ed a sostegno della vertenza ALITALIA, dove i lavoratori hanno bocciato a grande maggioranza il Pre-accordo penalizzante (solo riduzione di circa un terzo degli esuberi e taglio stipendiale) concluso da CGIL, CISL, UIL ed UGL, nel ricomprendere tra le motivazioni anche l'opposizione alla reintroduzione dei voucher, ha affrontato il problema sul giusto piano della lotta, anche se, su un obiettivo come questo, sarebbe necessario almeno uno sciopero generale intercategoriale.
Non si può, comunque, non guardare con soddisfazione all'ottima riuscita di tale sciopero, al di là delle stesse previsioni dei promotori, soprattutto a Roma, Milano e Venezia, ma anche altrove. Il risultato è stato tale da far perdere le staffe al leader del PD, M. Renzi, scagliatosi contro questo sciopero, con autocritica per il suo ritardo nel regolamentare per legge il diritto di sciopero, visti i disegni di legge giacenti in Parlamento, di Sacconi, Damiano ed Ichino. Il Ministro dei trasporti Del Rio ha parlato di “danni di una situazione inaccettabile”, invocando il “filtro” della rappresentanza, mentre il premier Gentiloni si è spinto addirittura a parlare, assurdamente, di “scioperi ideologici”. Perfino un “garante”, G. Santoro Passarelli, non potendo intervenire sulle modalità, perfettamente “a norma”, ha richiesto un “restyling della legge” anti-sciopero. Insomma, una canea reazionaria!...
A livello di sindacati ufficiali, già si era espressa la Segretaria della CISL, A. Furlan, definendo questo sciopero come abusivo e “contrario al mondo del lavoro” (ma lo sciopero non deve più danneggiare i padroni?): si era lasciata andare a richieste di nuovi interventi di limitazione per via legislativa. L'attuale Segretaria della CGIL, S. Camusso, durante la manifestazione di Roma del 17, nel criticare alcuni eccessi verbali del Governo verso possibili interventi “d'autorità” sul diritto, ha così indicato la “via maestra” del recepimento in legge degli Accordi contenuti nel Testo Unico del 10 Gennaio '14, che, colpendo l'azione sindacale, mantengono comunque un ruolo ai sindacati confederali.
Ed è proprio questo il punto cruciale oggi. La trasformazione in legge di quell'accordo (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno V n. 49 a pag. 2) dovrà segnare, almeno nelle intenzioni dei politicanti più “illuminati”, un momento di passaggio ad una situazione di sostanziale illegalità dello sciopero, di pari passo con gli attacchi al sindacalismo di base più conseguente, oltre che allo stesso ruolo dei delegati. Fino ad oggi, a parte il maggiore utilizzo repressivo “sul campo” delle forze dell'ordine, è stata prestata poca attenzione alla operazione legislativa su rappresentanza e scioperi per il relativamente scarso e poco efficace utilizzo di questa “arma” da parte dei lavoratori nel loro complesso. Ma, visto anche l'aggravarsi della condizione reale dei proletari, non è certo possibile rinunciare a scioperare per conservare condizioni legislative decenti per questo diritto!
Il problema oggi non è allora quello di difendere lo sciopero come un diritto, cui potere, di tanto in tanto, ricorrere, ma quello di utilizzarlo al meglio, come sacrosanta arma della lotta di classe, prima che diventi, come altre conquiste del passato, un semplice ricordo. La migliore difesa dello sciopero, da subito, è, perciò, quella di praticarlo collettivamente ed in modo organizzato.

Alternativa di Classe

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