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(24 Marzo 2013) Enzo Apicella

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    Che spettacolo, ragazzi!

    (30 Giugno 2017)

    I capi del M5S vanno all'attacco dei rom, dei rifugiati, dei figli degli immigrati,
    e i loro fans di sinistra fanno finta di non vedere e di non capire. Peggio,
    se la prendono con chi? Con il razzismo della "gente comune"...
    Intanto ad Ivrea la "razza padrona" dei 5S prepara l'attacco a tutti i salariati...

    Domenico De Masi

    Domenico De Masi

    Premessa

    Queste note non hanno alcuna ambizione di esaurire il tema della politica complessiva del M5S, e tanto meno quello del suo rapporto con un'area molto vasta della società, inclusa una cospicua quantità di operai e di lavoratori. Hanno un tema assai più circoscritto: la politica dei cinquestelle contro gli immigrati, i rifugiati, i rom. E - a partire da questa - vogliono sottolineare quanto è grave il comportamento delle organizzazioni di sinistra (Rete dei comunisti, Eurostop, Usb ed altri) che ne minimizzano la portata cercando, quasi quasi, di buttarla sul ridere o sull'errore accidentale. Non le abbiamo scritte per i militanti o i votanti grillini che, illudendosi di brutto, hanno creduto di trovare nel movimento/non movimento/partito pentastellato una alternativa alla deriva della sinistra storica; però, se qualcuno di loro si imbatterà in queste note, gli/le chiediamo di considerare che quando diciamo M5S ci riferiamo non a lui o a lei come singoli individui, militanti o simpatizzanti, che sono magari in disaccordo e perfino disgustati da quel che sta avvenendo, né alla variegata base o area votante per i 5S; ci riferiamo ai vertici del M5S, ai suoi capi, quelli che dettano la linea. Perché tutto si può affermare di questo partito salvo che in esso uno vale realmente uno. Lo dimostra, da ultimo, l'importante convegno tenutosi in aprile ad Ivrea, in cui è discusso di lavoro sulla base di idee e prospettive (non partorite certo dalla "base") che non esitiamo a definire neo-schiaviste - come la proposta ai 3 milioni di disoccupati di andare a lavorare gratis. Che non riguarda solo gli immigrati, ma anche i lavoratori autoctoni, inclusi, immaginiamo, i disoccupati votanti 5S...

    E Salvini disse a Grillo: benvenuto!
    Ma Grillo è lì dall'inizio.


    Nelle ultime settimane i capi del M5S, spalla a spalla con i loro compagni di merende leghisti, sono tornati in prima fila nell'attacco ai rom, ai rifugiati, allo jus soli, cioè ai figli degli immigrati. Chi sta leggendo non ha bisogno che gli snoccioliamo le dichiarazioni e i post necessari a documentare la cosa, né noi abbiamo tempo da perdere a ricostruire il catalogo completo di tutta questa robaccia, e attribuirne la paternità/maternità a questa o a quella mezzatacca della nomenclatura grillina. Ci interessa occuparci dell'essenziale, che è questo: al grido di "basta rifugiati", "la situazione è fuori controllo", "rimpatrio immediato di tutti gli immigrati irregolari", gli euro-scettici o anti-euro del M5S si sono schierati in modo completo e incondizionato a favore della guerra agli emigranti dichiarata dalle istituzioni della loro (presunta) nemica Unione Europea. E giacché c'erano, per fare buon peso, si sono messi ad abbaiare rabbiosi contro i campi rom e la cittadinanza ai figli degli immigrati. Il commento esultante di Salvini è stato: "Se Grillo dice che l'immigrazione fuori controllo è un problema, i campi rom vanno chiusi, e chi sbarca in Italia deve essere controllato, io dico: benvenuto!". E Maroni ha aggiunto: "C'è più vicinanza tra Lega e M5S che fra Lega e Forza Italia su alcuni temi"...
    Questi i fatti. Accompagnati dalle notizie di incontri segreti tra Casaleggio jr, il geloso padrone della 'piattaforma Rousseau', e il capobanda leghista, bissate da rivelazioni sui molti incontri già avvenuti tra lo stesso e Di Maio. Non essendo appassionati di retroscena, ci atteniamo a ciò che si vede, e da tempo. E alla luce di quello, diciamo che le recenti sortite di Grillo e degli altri non ci sorprendono. Da sempre, a intermittenza, il blog di Grillo ha sparso veleni razzisti/razzistoidi contro i lavoratori immigrati. Certi supporters di sinistra del M5S dovrebbero prendere atto, tanto per cominciare, che per potersi iscrivere al M5S bisogna essere italiani. E gli stranieri? C'entrano zero. Il M5S è un movimento di italiani per gli italiani. Uno. Due: è da svariati anni che l'ex-comico va spacciando in giro le fake news, cariche di tragiche conseguenze, "più migranti equivale a più illegalità", e "sarebbe meglio aiutarli a casa loro" (ma non li "aiutiamo" già abbastanza rapinandogli le materie prime, rovinandoli con le guerre e con i prestiti a usura, etc. etc.?), i tipici cavalli di battaglia delle destre d'Europa, a iniziare dall'Ukip del suo socio di Strasburgo, l'ultra-nazionalista Nigel Farage. Neppure la contrapposizione allo jus soli è nuova: anni fa Grillo minacciò di ricorrere al referendum abrogativo ove mai l'innocua Cécile Kyenge avesse convinto il governo Letta a cambiare la legge sulla cittadinanza.
    Agli smemorati della Rete dei comunisti che cadono dal pero meravigliati per la "boiata pazzesca" compiuta dai grillini sullo jus soli, ricordiamo che nel M5S la prima seria stretta centralizzatrice formale (diciamo formale, perché quello grillino è, nei fatti, un movimento-partito a regime iper-centralista sotto le vesti di una farlocca "democrazia diretta") avvenne nell'ottobre 2013 proprio in materia di immigrazione. Gli inconsapevoli senatori 5S Buccarella e Cioffi avevano ritenuto lecito allestire un emendamento per cancellare il reato di immigrazione clandestina. Istantanea arrivò la scomunica. E arrivò ovviamente in nome della "opinione della gente" - come impone la demagogia "populista". Altrettanto immediato fu il raddrizzamento della rotta, con la precipitosa calata a Roma di Grillo e Casaleggio sr. a rimettere ordine. Su certe cose non si scherza! Specie da parte di chi, come la premiata ditta G&C, si candida a protettore dei piccoli-medi imprenditori, che sul super-sfruttamento dei lavoratori immigrati e delle lavoratrici immigrate, meglio se senza permesso di soggiorno e sotto la tagliola del reato di clandestinità, hanno fatto e fanno la loro fortuna. A fronte di una scarsità o assenza di investimenti, è il loro asso nella manica!
    Parte di questa politica organicamente razzista dei vertici cinquestelle è la loro concezione degli emigranti-immigrati. Per questi italiani d.o.c. orgogliosi di esserlo, "di essere i migliori, perché l'italiano è il migliore, perché il made in Italy fa presa in tutto il mondo, perché la nostra piccola media impresa è straordinaria" (è Grillo nel discorso 'alternativo' di fine anno 2016), gli emigranti-immigrati appartengono a una specie inferiore a quella italiana: sono schiavi nati, inermi pedine del gioco altrui, si tratti di organizzazioni malavitose, di ong, degli stati di origine, delle organizzazioni "terroristiche", o infine del mercato, nella misura in cui si prestano volentieri a fare concorrenza sleale agli autoctoni. Così li raffigurano, barando, per far crescere l'avversione popolare nei loro confronti e poter giustificare misure repressive e discriminatorie contro di loro, in gara con i Minniti, gli Alfano e la restante marmaglia della "classe politica" di governo di cui si presentano come l'alternativa. Nulla è più lontano dalle loro menti accecate dal demente principio "gli italiani sono i migliori", dell'idea che gli emigranti-immigrati sono invece portatori di bisogni e di aspettative di riscatto, di emancipazione personale, sociale, nazionale, e del dato di fatto che nella storia del movimento operaio internazionale e dei paesi di "accoglienza" i lavoratori immigrati hanno avuto e hanno, con le loro lotte e la loro esistenza, un ruolo di particolare rilievo in quanto soggetti capaci di iniziativa sociale, sindacale, politica, culturale.
    O forse, se lo hanno presente, e per alcuni di loro è possibile, è una ragione in più per ritenerli un pericolo da cui guardarsi, in quanto difensori dell'ordine capitalistico costituito - una funzione nella quale i capi 5S non vogliono esser secondi a nessuno. Parola di fondatore-proprietario-del-simbolo-garante-e-quant'altro: "(...) c'è il rischio di un disordine sociale spaventoso, noi rappresentiamo un cuscinetto contro i nazisti, i movimenti estremisti, e sicuramente contribuiamo a fare in modo che non ci siano forti disordini sociali. Questa è l'ultima spiaggia. In questa ottica lo sforzo che stiamo compiendo è ancora più importante e significativo per il mantenimento dello Stato democratico" (Fo-Casaleggio-Grillo, Il grillo canta sempre al tramonto, Chiarelettere, 2013, p. 80). A parte la boutade sui nazisti, il resto ci sta. Il M5S è realmente un argine contro il "disordine sociale", cioè il conflitto sociale, il conflitto di classe. È un fattore di pace sociale a misura che ha deviato finora e continua a deviare il malessere sociale sempre più diffuso verso il falso cambiamento elettorale e la impossibile rigenerazione delle istituzioni del capitale operata in nome dell'onestà (l'abbiamo già sentita questa favola nel 1992, e dopo di allora sono cresciute a dismisura la corruzione da un lato, gli attacchi ai lavoratori dall'altro). In questi anni il M5S ha fatto realmente da argine contro i "movimenti estremisti" (di sinistra) che un tale malessere potrebbero catalizzare e organizzare in una prospettiva anti-capitalistica. Se i vertici grillini ce la stanno mettendo tutta per scagliare i lavoratori autoctoni e la cosiddetta "opinione pubblica" contro il capro espiatorio-immigrati, è allo scopo di scongiurare l'unità del fronte di classe che con la sua forza e le sue lotte produrrebbe "un disordine sociale spaventoso" - che è spaventoso per chi difende, come la nomenklatura 5S fa, gli interessi delle classi proprietarie, e che sarebbe invece salutare per la riscossa dei lavoratori oggi schiacciati e dispersi.

    Intanto, a Ivrea, Casaleggio jr seleziona "ciliege"...

    Nessuna sorpresa, perciò, per questa ultima campagna anti-immigrati dei 5S. Viene da lontano. Va aggiunto, però, che la sua particolare violenza si spiega con la loro marcia di avvicinamento a posizioni di governo, ed è il primo rilevante effetto del dopo-Ivrea. Dopo i pellegrinaggi dei capi 5S a Tel Aviv (con annesso divieto, ben inghiottito, a incontrare palestinesi), nella City, a Washington-New York, in varie ambasciate, in convegni confindustriali, etc., è arrivata Ivrea. Lì, ad aprile scorso, in un luogo simbolo del paternalismo aziendale e del corporativismo, s'è tenuto un convegno dal titolo semi-esoterico "Sum #01 Capire il futuro". Questo convegno si può considerare il primo passo pubblico (dopo chi sa quanti altri passi fatti al coperto) finalizzato a selezionare la effettiva "classe dirigente" del M5S, ove esso dovesse andare al governo. È stata una convention "simile a quelle aziendali" con tanto di amministratore delegato di Google Italia, molte decine di manager e medi/piccoli (mai troppo piccoli) imprenditori, magistrati, mezzibusti tv che contano e qualche politico istituzionale di lungo corso - un incontro in cui, osserva il cronista M. Imarisio ("Corriere della sera", 9 aprile 2017), il M5S è risultato "perfino invisibile come entità". E i pappagallucci da teleschermo alla Di Battista sono stati "costretti ad assistere al tentativo di creazione in vitro di una razza padrona M5S, destinata a camminare sulle loro spalle". A Ivrea, spiega uno degli stretti amici del patron Casaleggio, si è fatta un'operazione di cherrypicking, di raccolta di ciliege. Le ciliege, chiosa il non fesso articolista, "sono i possibili leader e ceto dirigente della 'vera società civile'". La vera società civile, che non è quella spettacolarizzata dei comuni iscritti alla piattaforma, magari semplici salariati, bensì quella composta da capitalisti proprietari, manager, professionisti della difesa dell'ordine economico e politico-mediatico costituito, siano o meno iscritti alla celebre piattaforma (non ha alcuna importanza). Per questa via si seleziona dall'alto, altro che democrazia diretta!, "un nucleo interno al M5S destinato a dettare con Casaleggio junior le linee-guida" fuori da ogni comparsata di consultazioni in rete. In omaggio all'inviolabile principio "uno vale uno"...

    E i fans di sinistra dei 5S che fanno?

    Ha scritto A. Daniele (Il Raggio Verde su Carmillaonline) che lo "sputtanamento governista" dei 5S e la loro "convergenza di fatto (...) politica" con le destre di Salvini e Meloni segnerà di sicuro "per alcuni dei suoi elettori e dei suoi militanti (...) il tramonto di una grande illusione". È possibile, se non probabile. C'è da augurarselo, e da agire per trasformare la loro disillusione in un'attiva e radicale azione-contro, differente dalla secessione altrettanto governista alla Pizzarotti. Ma non è questo il caso dei fans dei 5S appartenenti alla Rete dei comunisti e dintorni. Loro, con tanto di pelo stalinista sullo stomaco, sono intenti a minimizzare l'accaduto. Ci riferiremo qui a loro perché sono la realtà più strutturata e più esperta, ma non vorremmo far torto a nessuno. Perché la vera e propria fascinazione per il M5S ha coinvolto diversi centri sociali, anche tra quelli che si considerano più duri e antagonisti, e aree consistenti del sindacalismo di base. Non entriamo nei dettagli concernenti i singoli organismi, perché l'elenco dei fatti "sorprendenti", degli accreditamenti del M5S da citare sarebbe lungo. Ci limitiamo ad un paio di esempi molto significativi tratti dal giornale on line della Rete.
    Ad esempio, apprendiamo da "Contropiano" (l'articolo è di A. Avvisato) che nelle ultime settimane "si è vista per la prima volta una semi-alleanza tra Lega e grillini"; ed invece la convergenza anti-immigrati è di assai più lunga data. A parte questo, si cerca di buttarla, per quanto possibile, sul ridere: "L'insieme è ridicolo, ma la mentalità che c'è dietro è meschina e preoccupante. Non perché i leghisti, o tanto meno i grillini, siano 'pericolosi', ma per lo sdoganamento furbesco di luoghi comuni razzisti e idioti che - per esempio nei fascisti fuori - possono trovare manipolatori ben più inquietanti". Che c'è da ridere? Assolutamente nulla. È un'aggressione agli immigrati, ai lavoratori immigrati in piena regola, un'aggressione anti-proletaria. E non si capisce perché dei professionisti della politica di stato presenti 24 ore su 24 sui media e capaci di creare e diffondere "luoghi comuni razzisti", siano meno pericolosi di quelli, assai più marginali, di Casa Pound. La manipolazione è forse privativa dei fascisti espliciti? Questo commento alle ultime sortite grilline colpisce anche dove parla di "sdoganamento di luoghi comuni razzisti e idioti". Perché, messa così, si capisce che la colpa dei Salvini e dei capi 5S sarebbe di sdoganare, di legittimare con i discorsi parlamentari e ufficiali, qualcosa che sta "in basso", nel bestiale popolino. Sennonché il processo reale è esattamente inverso: sono proprio i presunti sdoganatori quelli che, insieme ad altri, hanno forgiato e seminato in decenni di attività politica i "luoghi comuni razzisti e idioti" anti-immigrati diffusi a livello di massa.
    "Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti" (Marx). La rappresentazione oggi dominante, o quanto meno larghissimamente diffusa, degli immigrati (dei rifugiati, dei rom) come male globale in quanto importano criminalità, droga, violenza, prostituzione, consuetudini da primitivi, costumi malsani; in quanto attentano alla nostra identità, alla nostra cultura, alle nostre donne (e ai nostri maschi), alla nostra cristianità; in quanto producono disoccupazione e riduzione dei diritti con la loro volontaria concorrenza sleale; in quanto vivono da scrocconi alle nostre spalle pappandosi il welfare e facendo salire il debito di stato; tutta questa spazzatura diffusa anche tra i proletari, disgraziatamente, è prodotto esclusivo della classe al potere e dei suoi solerti funzionari-megafoni nei mass media e nelle istituzioni, tra cui, appunto, leghisti, grillini, forzitalioti, piddini, etc., ognuno a suo modo. È il razzismo di stato, il razzismo democratico sparso dall'alto verso il 'basso'; il razzismo istituzionale della Turco-Napolitano, della Bossi-Fini, del 'pacchetto sicurezza', dei decreti Minniti, che forgia i suddetti "luoghi comuni" - che va insieme, e si rafforza a vicenda, con le gerarchie razziste imposte in modo sistematico e organizzato dal mercato. Casa Pound è soltanto l'ultima ruota di scorta del carro capitalistico-democratico!
    Ma per salvare i propri punti di riferimento grillini, la Rete descrive questi imprenditori del razzismo di stato come semplicemente dei deboli, che si sono fatti forzare la mano dagli umori della loro base o dall'iniziativa della Lega, come dei "cretini" che si sono messi "stupidamente dalla parte - oggettivamente, con dichiarazioni sempre più campate per aria - di chi paventa la 'sostituzione etnica'" degli italiani con gli immigrati. Qui la confusione tocca la vetta. Sdoganatori furbeschi o cretini matricolati? Fate voi. Mettersi oggettivamente dalla parte di...? Ma se fanno delle pubbliche dichiarazioni, compiono un'azione: giusto? E dunque si mettono soggettivamente da una parte, o no?
    Quanti contorcimenti per tentare di ridurre a "boiata pazzesca", a cretinata occasionale, una scelta ben ponderata del M5S, organica alla sua storia e alle sue radici sociali extra-proletarie e politiche indiscutibilmente nazionaliste e, a giorni alterni, sovraniste. Gli stessi contorcimenti, la stessa voglia di minimizzare tornano nella presa di posizione relativa alla lettera spedita dalla Raggi a Minniti sull'"emergenza migranti", e vidimata dal boss genovese (in questo caso scrive S. Cararo). Nel titolo si afferma: i due 5S "svicolano per tirare a campare"... ma più oltre si specifica il modo in cui svicolerebbero: "dando addosso agli ultimi degli ultimi". Insomma, cosa diavolo fanno: svicolano, o vanno all'attacco degli "ultimi degli ultimi" tra i proletari, ovvero all'attacco di tutti i proletari - se è vero che "chi tocca uno, tocca tutti"? Prima si sostiene che i grillini stanno a "muovere l'aria", cioè a spargere fumo, a fare melina; poi, supponendo che non di solo fumo si tratti, ma di arrosto, e che arrosto!, li si invita a 'comprendere' che "la legalità senza giustizia sociale è fascismo, non civiltà", a non fare più "inviti a nozze per i fascisti". E voi comunisti contropianisti, antifascisti a tutto tondo, avete fatto campagna elettorale per una simile organizzazione politica, per un simile partito che fa inviti a nozze ai fascisti? Vi è difficile ora svicolare furbescamente dalle vostre responsabilità di attivi supporters dei 5S. Come mai voi, così navigati, così astuti, così esperti di strategia e tattica, così informati e contro-informati, scoprite soltanto ora che la Raggi "non fa assolutamente nulla per incrementare il patrimonio pubblico. Anzi fa sgomberare spazi occupati, aggravando l'emergenza"? che la sua amministrazione non riesce a raggiungere neppure i minimi standard di modestissimi riformisti quali Petroselli e Nicolini? che rischia addirittura di finire a "comportarsi concretamente come il governo in carica o, peggio ancora, come i fascioleghisti da strapazzo?". Ambivate a piazzare dei vostri assessori in una giunta scelta e diretta da una tizia che ora paragonate (copyright by S. Cararo) a "Miki, la fascistella di Casa Pound interpretata dalla giovane Guzzanti"?! Queste sono cose da squalifica politica a vita, per oggettiva e soggettiva intelligenza con il nemico di classe, con una rete di anti-comunisti in servizio permanente effettivo, quella che a Roma fa capo ai Previti e agli Alemanno. Non sapevate neppure questo? Uhm. E voi, reggendo la coda a costoro, pensate di procedere verso il "socialismo del ventunesimo secolo"???
    Né va diversamente se ci rivolgiamo alla Usb. Infatti, nella relazione introduttiva di Leonardi al 2° Congresso troviamo, in materia, il seguente passaggio: "Una propaganda massiccia e continua in Italia e in tutta Europa sta fomentando letture reazionarie e xenofobe senza che il movimento dei lavoratori sia in grado di contenerle. Anzi è proprio dal corpo sociale dei lavoratori, dalla gente comune che sale una richiesta immotivata di ordine e sicurezza che fonda le sue ragioni sulla presenza dei migranti nel nostro Paese." Torna qui, paro paro, un fondamentale "luogo comune" del discorso pubblico istituzionale sulla diffusione del razzismo. Che il razzismo sia in ascesa in Italia, in Europa e in tutto l'Occidente, a partire dagli Stati Uniti, è evidente. Che esso stia diffondendosi anche tra i lavoratori lo è altrettanto. Ma ci sono due spiegazioni antagoniste di questo processo. L'una, quella istituzionale, lo vede come un processo che ha la sua origine e il suo epicentro "in basso", tra la "gente comune", e attribuisce agli stati, ai governi, ai parlamenti il compito civilizzatore di temperare la furia anti-immigrati dei lavoratori comuni. Per noi, invece, il primo propellente di questo processo non è certo il "corpo sociale dei lavoratori", o la "gente comune"; è proprio l'azione sistematica degli stati, dei governi, dei parlamenti, delle amministrazioni regionali e comunali che con le loro leggi speciali, le circolari, i decreti, le ordinanze speciali contro gli immigrati, le loro prassi amministrative criminalizzanti, le loro incessanti campagne di polizia "anti-terroristiche", con il sistema dei campi di reclusione per rifugiati e immigrati senza documenti, presentano la presenza degli immigrati, dei richiedenti asilo, dei rom come una infezione della società da cui difendersi con ogni mezzo e in ogni momento della vita sociale e individuale. E se è vero che questo virus si sta diffondendo su larga scala e in modo acuto anche dentro la classe lavoratrice, è altrettanto vero che solo ed esclusivamente nei luoghi di lavoro e nelle scuole, nelle associazioni sportive e nei circuiti di contro-cultura, cioè tra "la gente comune", nella comune umanità lavoratrice, si trova oggi un qualche antidoto al razzismo di stato ascendente, per quanto al momento ancora debole, privato, disperso. Certo, si fa "fatica nei luoghi di lavoro e nelle piazze a contrastare un sentire popolare razzista e xenofobo", ma se si accredita un diffusore seriale di tale sentire quale è il M5S, o se ne minimizzano i delitti, la fatica diventa ancora più improba.

    Una ideuzza risolutiva: lavorare gratis.

    Come quella scelta da G. Cremaschi: dare consigli ai capi dei 5S sui sindacati. L'incarico è stato solennizzato come si conviene oggi, in diretta Tv dalla Gruber, il 22 aprile: "Collaboro col M5S per cambiare e migliorare il sindacato". Ma che dici Cremaschi? Da anni ed anni Grillo va sostenendo a destra e a manca che i sindacati sono ferri vecchi "come i partiti", che il rapporto capitale-lavoro va "disintermediato", ossia che bisogna togliere di mezzo i sindacati in quanto organizzazioni dei lavoratori, e favorire - una vecchissima panzana - la presenza dei lavoratori nella direzione delle imprese. Cremaschi non è un pivellino, è quindi al corrente di questi pensieri. Ma esorta a non far l'errore di credere "che chiunque critica i sindacati, allora vuole distruggerli". Funambolico. Fatto sta però che altri "pensieri" sul sindacato, oltre i due suddetti, il vertice M5S non ne ha mai espressi, se non indirettamente con la ripulsa programmatica del conflitto di classe. Davanti alla Gruber, invece, Cremaschi se n'è uscito con una frase ad effetto: "Un sindacato che dice 'bere o affogare' non serve a niente, invece deve fare organizzazione e conflitto". E vuoi andarlo a "spiegare" ai capi della ditta G&C come un novello san Francesco, per convertirli nel loro cuore sulla via dell'Usb, proprio loro che sono radicalmente, e da sempre, contro i "forti disordini sociali", la vera lotta di classe?
    La risposta, facile facile, a questa domanda era già stata data dalla costituente della "razza padrona dei 5S" di Ivrea dove del lavoro in quanto merce si è parlato, e come! A parlarne sono stati appunto i padroni, i manager e infine il prof. De Masi, coordinatore di una ricerca commissionata dai deputati 5S, ora pubblicata in Lavoro 2025. Il futuro dell'occupazione (e della disoccupazione), Marsilio, 2017. La sua tesi centrale è luminosa. Una volta scartata la "semplice 'utopia' della riduzione dell'orario" perché - notate bene - "i lavoratori occupati e i loro sindacati non sono disposti a cedere neppure un decimo del loro lavoro ai disoccupati"; avendo dunque a che fare con avversari (o nemici?) così coriacei e dal cuore di pietra (i padroni, invece...), "cosa possono fare i 3 milioni di disoccupati per convincere i 23 milioni di occupati a cedere un decimo del loro lavoro?". Già: cosa possono fare? "A mio avviso l'unica azione possibile, efficace e non violenta, è mettersi in concorrenza con gli occupati lavorando gratis". Rileggete un istante la frase, non ci sono errori di stampa. Gli effetti benefici di questa messa in concorrenza? Eccoli: "In tal modo salterebbero le attuali regole protezionistiche del mercato del lavoro e gli occupati sarebbero costretti a scendere a patti. Intanto i disoccupati resterebbero privi di salario, ma, per lo meno potrebbero socializzare e autorealizzarsi" (pp. 19-20). Lavorare gratis a vita? Beh, proprio a vita no, non esageriamo. Farlo solo quel tanto necessario a "convincere" i lavoratori occupati a ridursi l'orario e, sottinteso ma chiaro, il salario. Altro che i consigli per "cambiare e migliorare il sindacato"!
    Qui il più pagliaccio dei sociologi italiani (dopo Alberoni) ha battuto in quella che si suole chiamare "creatività" il clown professionale Grillo. Quale creatività? Lo scenario che questo superconsulente dei 5S descrive come risolutivo è perfettamente coincidente con le linee di tendenza del mercato del lavoro capitalistico dove la coazione al lavoro non pagato è una pratica che sta allargandosi a macchia d'olio e a velocità crescente, e sta già, da decenni, costringendo gli occupati a "scendere a patti" sempre più strangolatori col capitale. L'Expo milanese è stata la vetrina mondiale del lavoro (del tutto) non pagato, che lì ha surclassato quello retribuito. Gli stage, i tirocinii, le prestazioni a chiamata senza alcunissima forma di garanzia, i contratti a zero ore, che si abbattono sui più giovani ma non risparmiano i lavoratori di mezza età rimasti disoccupati, stanno diventando la norma. Anzi, per i rifugiati, in base ai provvedimenti Alfano-Minniti, il lavoro gratuito è diventato di fatto la prima condizione di accesso al riconoscimento del loro status. Il risultato di questi processi è già sotto i nostri occhi: precarizzazione sempre più estrema del lavoro, impoverimento di massa (ben oltre i confini dei pensionati), umiliazioni a catena dei disoccupati e degli occupati! Sia autoctoni che immigrati. A millesima riprova che i colpi inferti ai lavoratori immigrati preparano sempre altri colpi padronali-statali ai lavoratori autoctoni. Ma ai super-consulenti dei 5S in materia di lavoro, di sfruttamento del lavoro, questo non basta. Bisogna che i disoccupati si attivino di più, scatenino su scala più ampia la concorrenza contro gli occupati generalizzando il lavoro gratuito. Evviva il M5S! Lunga, lunga vita ai suoi consiglieri e ai suoi fans di sinistra!

    Marghera, 29 giugno 2017

    La redazione de "il cuneo rosso" - com.internazionalista@gmail.com


    Post-scriptum sulla famosa piattaforma

    E non ci si venga a raccontare che la mitica rete si è espressa per la riduzione dell'orario. Il tema era posto in maniera così generica che questa espressione può significare tutto e il suo contrario, magari anche essere venduta come un'approvazione della 'geniale' trovata neo-schiavista di De Masi. Ed in ogni caso sarebbe molto interessante andare a verificare come si stanno comportando in concreto le giunte 5S. A Roma, tanto per dire, la giunta Raggi ha imposto ai lavoratori AMA un allungamento degli orari effettivi tramite la soppressione delle pause, e non ci risulta che la fiancheggiatrice Usb si sia battuta, e tanto meno sbattuta, contro...
    Ma la nostra obiezione è più radicale. Cos'è mai in realtà questa rete-portale presentata come modello di democrazia diretta? La risposta è stata data da due ex-grillini che di essa sanno più di qualcosa, N. Biondo e M. Canestrari, in Supernova. Come è stato ucciso il M5S, dove si legge: "La piattaforma attraverso la quale ci si registra al Movimento e si effettuano le votazioni indette dal blog non è open source: non si conosce il codice che la fa funzionare, chi abbia accesso ai dati, quali siano i livelli di accesso e di sicurezza. È una piattaforma proprietaria, sviluppata dai tecnici della Casaleggio Associati e da loro, solo da loro, amministrata". Insomma: una "democrazia diretta" padronale. Di questa sfacciata presa in giro si sta accorgendo, a quel che pare, una quota crescente di iscritti registrati. Al gennaio 2017 essi risulterebbero 135.000 circa (v. "Corriere della sera", 5 gennaio 2017). Ma nell'aprile scorso, sui temi del lavoro, hanno votato in 24.050, meno del 20%! Nessuna consultazione elettorale o referendaria, forse, è stata altrettanto disertata... come mai?
    Qui ci sarebbe da passare in rassegna tutte le sviolinate socio-politologiche di sinistra sul fatto che finalmente con l'esperienza dei 5S tornava in campo una presenza politica attiva dei cittadini, ma sarà per un'altra volta. Ci basta avanzare la nostra tesi (la dimostreremo in seguito): la crescita dei 5S non ha nessun tratto di una genuina auto-organizzazione e/o democrazia diretta, non ha in nessun luogo e in nessun caso promosso la mobilitazione non diciamo dei lavoratori, sarebbe ridicolo, ma anche solo genericamente "popolare"; ha agito in modo sistematico (e programmatico) contro di essa. E quando, nonostante le accorte misure preventive prese dai capi dei 5S, qualche protesta collettiva spontanea si è comunque data, come nel caso della rielezione di Napolitano, è ancora una volta intervenuto il fondatore-proprietario-del-simbolo-garante-e-quant'altro per mandare tutti a casa, e a nanna. Il solo diritto consentito, e ai soli 'certificati' si capisce, è votare individualmente. Ossia votare per 1, e contare 0.

    La redazione de "il cuneo rosso"

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