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L'UNIONE AFRICANA COMPIE QUINDICI ANNI

(27 Luglio 2017)

Dal n. 55 di "Alternativa di Classe"

Bandiera Unione Africana

La bandiera dell'Unione Africana

L'Unione Africana (UA) è stata lanciata ufficialmente il 9 Luglio 2002 a Durban, in Sudafrica, soltanto esattamente quindici anni fa; il suo atto costitutivo, però, era stato firmato da 53 stati africani già l'11 Luglio 2000 a Lomè, in Togo, e sostituiva l'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA), fondata ad Addis Abeba da 32 stati indipendenti (il Marocco ne uscirà il 12 Novembre 1984 a seguito del ricoscimento all'indipendenza e all'adesione della "Republica democratica araba Sahrawi", e sarà riammesso il 30 Gennaio 2017), su impulso iniziale di Haile Selassie I di Etiopia, che ne fu anche il primo presidente (1963-'64). Tale organizzazione era nata perchè i Paesi di nuova indipendenza in Africa speravano di riuscire a costruire un blocco, tale da fare recuperare all'intero continente quel ritardo nello sviluppo politico ed economico che il colonialismo aveva certamente frenato.
I fattori principali che spingevano alla costituzione del'Organizzazione erano:
1. il principio, ormai conclamato nell'epoca tardo-imperialista, del riconoscimento del diritto dei popoli all'autodeterminazione;
2. il panafricanismo, un movimento politico, ideologico e culturale, che ambiva a riunire i popoli africani, creando un'identità riconoscibile dalla sfera internazionale;
3. il cercare di dare una dimensione africana a politiche che dipendevano ancora dai rapporti con le ex potenze coloniali, soprattutto in materie delicate come la difesa o la moneta.
L'OUA si reggeva sui principi della sovranità degli Stati membri, della loro eguaglianza e della non interferenza negli affari interni di ciascuno di essi, gelosi dell'indipendenza che avevano da poco ottenuto. Il tema su cui si trovava maggiomente l'intesa era l'eliminazione delle ultime posizioni coloniali e dei bastioni del razzismo bianco, come in Sudafrica, dove vigeva ancora l'apartheid, ed in Africa australe, dove, nelle zone di grandi risorse minerali, gran parte di esse era ancora esclusa dalla decolonizzazione.
Alla fine del millennio l'OUA iniziò a rivelarsi inadeguata per la risoluzione delle nuove questioni che si presentavano nel panorama politico mondiale, e la necessità di un cambiamento era già presente fin dal 1979, quando si era costituita una Commissione per la revisione della Carta; infine poi nel 1999, il 9 Settembre, significativamente a Sirte, città natale di M. Gheddafi, si riunirono i leader degli stati africani con l'intenzione di creare una nuova istituzione in sostituzione della precedente.
Anche per uscire dall'isolazionismo in cui le potenze occidentali lo avevano confinato, Gheddafi, ex militare, leader della Giamahiria libica del suo "Libro Verde", e che diceva di rifiutare contemporaneamente sia il capitalismo che la lotta di classe, fu il principale protagonista della costituzione dell'Unione Africana. Anticolonialista, nel 2006 aveva finanziato il lancio di un primo satellite di telecomunicazione, scavalcando gli interessati tentennamenti di Banca Mondiale, F.M.I. e UE, nonché aprendo alle tecnologie sino-russe, e traguardandone un altro, completamente africano, per il 2020. Successivamente gli USA gli congelarono i fondi che aveva destinato ad una nascitura Banca Africana di Investimento e ad un Fondo Monetario Africano, previsto per il 2011 e da cui dovevano essere esclusi USA e Francia, ma anche Gran Bretagna ed Italia.
Nel 2009, divenuto Presidente dell'UA a Febbraio, si ricorda un suo dirompente intervento all'ONU, in cui ne contestò pubblicamente la struttura e la sede in USA, rivendicando un seggio permanente per l'Africa. Non che non fosse una figura molto contraddittoria, ma, obiettivamente, si trattava, nel complesso, di pesanti azioni di contrasto agli interessi occidentali. Tutto ciò, infatti, la dice lunga sull'intervento NATO e di imperialismi senza interessi diretti in Libia nella crisi del 2011, mentre per la sua uccisione si parla dei servizi segreti francesi... Sempre nel 2009 aveva proposto persino la creazione degli Stati Uniti d'Africa, intesi come una vera e propria federazione, con una moneta unica, con un governo ed un esercito, ma venne messo in minoranza dalla maggior parte dei membri dell'UA, i quali sul piano formale opponevano che tale realizzazione dovesse avvenire gradualmente in tempi medio-lunghi.
Gheddafi, sia per motivi di principio che di interesse, era stato il maggior contribuente dell'Unione, ma la situazione creatasi in Libia frenò i finanziamenti, finchè adesso il livello di contributi "non africani" è arrivato quasi al 70% della spesa totale UA, con in testa la UE e la Banca Mondiale, con tutto quello che ciò comporta, ovviamente, sul piano dell'aumentata ingerenza politica. Proprio un anno fa, nel Luglio '16, la UA ha adottato il semplice principio di un prelievo dello 0,2% sulle esportazioni da parte di ogni Paese africano, peraltro sviluppando anche l'idea di una nuova "zona di libero scambio" in Africa.
Come già accenato, l'UA, la cui sede è sempre ad Addis Abeba, nasceva con l'ambizione del raggiungimento di un'autosufficienza economica; prevede una moneta unica, l'Afro, per il 2028, sostenuta da una Banca Centrale Africana, la cui formazione è prevista completa per il 2020, ma per ora si regge sulle economie regionali. Le difficoltà incontrate in tal senso sono dovute anche agli scontri interni per la leadership tra gli Stati che vogliono avere una posizione di preminenza sugli altri, le potenze di area (come Sudafrica nell'Africa australe, Nigeria nell'Africa occidentale, Etiopia nell'Africa orientale, ed infine Tunisia, Egitto, Algeria e, soprattutto, Marocco nell'Africa mediterannea), ed anche agli interventi dei vari imperialismi, che non hanno mai "mollato l'osso" di questo continente ricco di materie prime, sempre indispensabili per il loro sviluppo industriale.
La suprema struttura dell'UA riflette, sostanzialmente, quella dell'UE. I principali sono: la Conferenza dell'Unione, composta dai capi di stato e di governo, che si riunisce annualmente ed esprime un Presidente, il Consiglio esecutivo, composto dai ministri degli esteri, la Commissione, che è il vero organo esecutivo, ed è composta da 10 commissari, ed infine il Parlamento panafricano con sede in Sudafrica, composto da 230 membri. L'UA svolge la propria attività in numerosi settori, e quello in cui è stata più attiva è il settore "della pace e sicurezza"; in questo senso, sta conducendo una Missione in Sudan dal Giugno 2004 ed una in Somalia dall'inizio del 2007. E', infatti, la prima organizzazione regionale ed internazionale che ha riconosciuto il proprio diritto di intervenire in uno stato membro, dopo l'approvazione della Conferenza, in caso di "crimini di guerra contro l'umanità e il genocidio". L'Unione ha introdotto il principio della "non indifferenza" al posto di quello di "non interferenza" negli affari interni previsto dall'OUA. Gli interventi degli organismi dell'UA nelle recenti crisi hanno messo in evidenza l'inadeguatezza di questa organizzazione e la sua diffilcoltà a giungere a posizioni condivise, lasciando prendere così agli Stati più forti le decisioni importanti, sostituendosi agli organi collettivi.
L'UA ha anche la supervisione della Nepad, il "Nuovo Partenariato per lo Sviluppo dell'Africa", adottato già dall'OUA nel 2001, con il fine di contrastare la povertà ed incrementare lo sviluppo economico, costruendo una partnership con i paesi industrializzati, per ottenere maggiori "aiuti", investimenti esteri, cancellazioni (parziali) del debito ed accesso al mercato. Noi sappiamo che i rapporti tra il continente africano ed i governi occidentali, organizzazioni internazionali, imprese multinazionali straniere ed organizzazioni non governative, sono stati di disuguaglianza, emarginazione e sfruttamento, mentre gli aiuti dati erano condizionati dal prendere ordini e dall'appoggio a regimi impopolari e dittatoriali, potendo così sfruttare le risorse naturali, influenzare la politica dei Paesi, danneggiare il sistema ecologico e minare i valori della cultura africana.
L'Africa è stata da secoli integrata nell'economia mondiale, ma come fornitrice di materie prime e forza-lavoro a basso costo, e così l'Africa rimane, assurdamente, il continente più povero, pur essendo il più ricco di materie prime. I leader fondatori, prima dell'OUA e poi dell'UA, e soprattutto con il partenariato Nepad, dicevano di voler formare un nuovo tragitto culturale e politico per la costruzione di una nuova era di relazioni paritarie effettive tra il continente nero ed il mondo occidentale, nella migliore delle ipotesi scambiando probabilmente una vasca di piranas con dei docili pesciolini rossi. La Nepad è un progetto neoliberale di tipo occidentale, dove, di fatto, le multinazionali fanno il bello e il cattivo tempo, e non risponde alle necessità dei più poveri (acqua, cibo, alloggi, energia, trasporti..); e inoltre lascia calare le scelte dall'alto verso il basso, escludendo la società civile.
Non ci si deve dimenticare che le frontiere del continente africano nella sua attuale configurazione furono designate ed imposte dalla Conferenza coloniale di Berlino nel 1885, per iniziativa del cancelliere tedesco Bismark e dalla Francia, senza la presenza degli Africani. L'imposizione di tale frontiere è stata fatta in una atmosfera contrassegnata dalla filosofia della superiorità razziale dei "bianchi" ed ancora negli anni '50 il governatore britannico dell'antica Rhodesia descriveva la partnership tra neri e bianchi come un "rapporto tra il cavallo e il suo cavaliere", che escludeva ovviamente la possibilità di un dialogo paritario perchè, se è vero che si può parlare ad un cavallo, non ci si può certo aspettare che risponda!
Gli specifici rapporti tra l'OUA e la UE sono stati stabiliti ufficialmente nel 2000 in un apposito incontro, avvenuto al Cairo, in Egitto. Da allora si sono succeduti incontri almeno una volta all'anno, finchè nel 2006 è stato istituito un "Business Forum", teso a promuovere il settore privato, sia per gli investimenti europei in Africa, che per sviluppare un settore privato autoctono, oltre che ad aumentare la presenza africana nel mondo del business internazionale. Lo stretto rapporto costruito ha dato vita fin dai primi anni del Forum a progetti condivisi sul piano economico.
Ad oltre mezzo secolo dalla costituzione dell'OUA ed a 15 anni esatti da quella dell'UA, i risultati ottenuti sono veramente pochi: il continente è stato attraversato ancora da dittature e da guerre, le stesse istituzioni cosìddette democratiche sono deboli, al tribalismo, responsabile della tradizionale conflittualità inter- ed intra-tribale, ora estesa al controllo dell'apparato statale, si è aggiunta la minaccia del terrorismo internazionale e di uno "scontro tra religioni" senza precedenti. Se c'è stata una crescita economica locale, grazie quasi sempre a rendite sullo sfruttamento delle risorse naturali, è stata vanificata da corruzione e malgoverno: i vari leader, sostenuti dai vari imperialismi, pronti ad appoggiare i governi che garantissero i loro interessi e profitti, sono riusciti a vendere persino la terra: si chiama "Land grabbing" tale vendita o concessione.
Per tale misfatto, sul banco degli imputati ci sono, ovviamente, i governi locali, colossi internazionali e governi stranieri di mezzo mondo, ma la parte del leone la fanno soprattutto Cina, Corea del Sud, India ed i Paesi del Golfo. Da una decina di anni è proprio la Cina ad essere protagonista di questa nuova forma di colonialismo, meno traumatico e violento di quello passato, ma dalla sostanza assolutamente identica. I fattori principali che provocano questo fenomeno sono: la crescente insicurezza alimentare e la speculazione sui prezzi dei prodotti agricoli, la domanda crescente per i bio-carburanti, la necessità di effettuare investimenti "sicuri" in una risorsa dal sicuro aumento di valore, come la terra, ed il cambiamento climatico, che riduce la quantità e la qualità della terra coltivata. Questi terreni, se fossero coltivati dai contadini locali, darebbero da mangiare ad un miliardo di esseri umani che oggi patiscono la fame, ed invece nei fatti i prodotti coltivati su queste terre acquistate da soggetti stranieri sono destinate alle esportazioni, e non al mercato locale.
Molti governi africani lasciano ampia libertà ai nuovi padroni, disinteressandosi dell'uso che intendono fare delle terre, e non pongono condizioni, nè controlli, sull'impatto ambientale, permettendo così che inquinino ed esauriscano suoli ed acque; inoltre consentono che gli abitanti vengano costretti ad andarsene, se necessario con la forza, lasciando abitazioni, campi e pascoli, senza ricevere risarcimenti. In altri casi ottengono in cambio somme inadeguate di denaro, oppure il reinsediamento in altre aree del paese, spesso periferiche, dove la vita umana ha delle grosse difficoltà a sopravvivere. In questa situazione sono più "fortunati" gli africani che vengono assunti come braccianti o operai dalle imprese straniere, se queste non decidono di impiegare forza-lavoro del loro paese, piuttosto che quella locale. Negli ultimi dieci anni sono stati venduti 110 milioni di ettari di terre; in particolare, nel neonato Stato del Sudan del Sud dal 2007 al 2010 le terre date a società straniere sono state, significativamente, 2,6 milioni di ettari: il 10% del Paese!... Questa nuova forma di colonialismo ha colpito in particolare Liberia, Guinea, Ghana, Congo, Nigeria, Senegal ed, ultimamente, proprio il Sudan.
Con l'UA guerre, insicurezza, fame, dittature e violazione "dei diritti umani" non sono state sconfitte, anzi la vita dei proletari è diventata veramente insopportabile, per cui l'emigrazione per molti, sempre di più, rimane l'ultima speranza. Con tutti i rischi che questo comporta, dalla morte nel deserto a quella nel Mediterraneo, alle torture e violenze sessuali, ai ricatti fatti dagli aguzzini alle famiglie per avere soldi per il riscatto e la liberazione dei loro cari, al razzismo subito nei paesi di approdo, per poi, se va male, e spesso purtroppo succede, ritornare al punto di partenza.
Come abbiamo già accenato è enorme la responsabilità dei leader degli Stati, corrotti e corruttori alle dipendenze delle multinazionali ed espressione della "nuova" borghesia africana, come è enorme la responsabilità delle potenze occidentali, che, fin dall'inizio, hanno cercato di boicottare. Gli USA, infatti, hanno mandato il proprio ambasciatore solo nel 2006: il Pentagono sponsorizzava una visione paternalistica e militarista, criticando fortemente l'Unità africana e le potenze coloniali; per essere certi che l'Africa non si dotasse di armi nucleari ha fatto firmare nel 1996 un trattato che impegnava il continente a non sviluppare armi nucleari. I vari Stati imperialisti, hanno appoggiato questo o quel leader secondo i propri interessi, creando tra loro una concorrenza spietata, usando ricatti, minacce e guerre, per raggiungere i loro obiettivi.
Tra gli imperialismi europei quello che storicamente si è distinto è quello francese, che da secoli ha dominato con repressione e terrore le sue colonie, ed ancora oggi controlla una dozzina di ex colonie, attraverso un meccanismo monetario controllato dalla sua Banca centrale, che pare ispirato da metodi nazisti. Nel 2011, quando era stata artificiamente esacerbata la crisi libica, alcuni capi africani volevano andare a Tripoli per presentare un piano africano di superamento della crisi stessa: furono minacciati dalla Francia di non provarci, altrimenti il loro aereo sarebbe stato colpito dall'artiglieria! Insomma pensare che i problemi africani vengano risolti dalla borghesia africana o dagli "aiuti" dei Paesi imperialisti è pura follia; la "salvezza" dell'Africa può, semmai, venire innanzi tutto dal suo proletariato, anche quando è costretto ad emigrare, se si pone su una linea di classe che ribalti completamente i rapporti sociali.
Le rivolte delle "primavere arabe" sono stati segnali importanti della volontà dei lavoratori di lottare, ma questa non basta se non ti organizzi su obiettivi di classe, e non ti colleghi con gli altri lavoratori in un'ottica internazionalista, partendo dagli stessi lavoratori europei. La borghesia araba, usando anche la religione, è riuscita ad imporre per ora in quei Paesi governi forti e dittatoriali, che vanno a colpire le condizioni già difficili dei lavoratori, ma il fuoco sotto la cenere sta covando, e noi dobbiamo soffiare perchè si riaccenda.

Alternativa di Classe

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