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Kenya: domani urne aperte, ombre sulla trasparenza del voto

(7 Agosto 2017)

“Incertezza, timori di brogli, fuga dalle aree più a rischio, verso zone sicure”, Tommy Simmons – fondatore di Amref Italia e profondo conoscitore del Kenya – analizza la situazione ad un giorno dal voto. Amref – principale organizzazione che si occupa di salute in Africa – è nata nel 1957 proprio in Kenya, dove risiede il quartier generale di tutta la rete internazionale

Raila Odinga

Raila Odinga

Analisi di Tommy Simmons – AMREF

Domani il Kenya torna alle urne per eleggere quasi 16.000 rappresentanti ai Consigli di Contea, al Parlamento, alla Presidenza e mentre fino a poche settimane fa si dava per scontata la vittoria del partito del presidente uscente, Uhuru Kenyatta, i sondaggi più recenti hanno registrato una forte rimonta della coalizione del contendente Raila Odinga e a livello nazionale si direbbe che all’apertura delle urne la corsa per il premio più ambito parte sostanzialmente in parità. Dato che l’esito finale dipenderà molto dall’affluenza alle urne, la campagna elettorale è stata intensa fino all’ultimo in ogni angolo del paese e nella capitale Nairobi nei quartieri popolari candidati locali e nazionali hanno organizzato comizi concatenati sempre più rumorosi, come se l’esito della contesa dipendesse dal volume al quale venivano affidate al vento le loro promesse.Entrambe le parti si impegnano – come i politici ovunque – a rimediare a tutti i malanni del paese ma le parole della politica degli opposti schieramenti si differenziano in modo marcato sulle strategie da adottare.

Il governo Kenyatta sottolinea la grande trasformazione delle infrastrutture del paese e il successo dell’amministrazione uscente nel lanciare il paese verso un futuro migliore; l’opposizione di Odinga batte il tamburo del costo spesso spropositato di queste infrastrutture, dell’insostenibile raddoppio del debito pubblico nazionale, degli stratosferici costi della corruzione, del costo pagato dalla popolazione in termini di mancati investimenti nell’educazione, la sanità, la sicurezza – riflettendo più direttamente le parole e le preoccupazioni della gente per le strade e le campagne del paese.

Anche se i temi politici di questa lunga e intensa campagna elettorale sono importanti
e offrono scelte distinte agli elettori, alla fine dei conti al momento del voto il fattore che conterà di più, in ogni angolo del paese, sarà l’etnia di appartenenza di chi darà il voto e di chi chiede di riceverlo; nella maggior parte del paese le rivalità storiche, i clientelismi etnici, la ricerca di sicurezza fisica, economica e politica nel più ampio gruppo di appartenenza restano infatti gli elementi più diffusi nel momento di espressione della libera scelta democratica, anche se tre nuovi fattori potranno rappresentare l’ago della bilancia decisivo nella contesa: l’aumento del peso del voto urbano, dato che nei “melting pots” cittadini le differenze etniche tendono a ridursi; il crescente peso del voto giovanile, in un paese dove i social media stanno acquisendo un peso sempre crescente; e un inedito numero di candidati indipendenti dalle due grandi coalizioni che, pur senza speranza di ottenere grandi successi, potranno scippare ai candidati principali quelle piccole percentuali di voti necessari per oltrepassare la soglia del 50% ed essere eletti al primo turno.

Nel paese si avverte molta incertezza e il timori di brogli – e delle loro conseguenze – sono schizzati al cielo la settimana scorsa con il brutale omicidio del responsabile informatico della Commissione Elettorale addetto alla compilazione nazionale e verifica finale dello spoglio dei voti. Dalle città molta gente è tornata verso le campagnie di origine, dove la coesione etnica offre un certo grado di sicurezza, e anche tra le baraccopoli di Nairobi si nota il significativo spostamento di gente in cerca di un angolo ritenuto più sicuro, nonostante il dispiegamento in tutto il paese di oltre 150.000 membri delle forze dell’ordine per garantire la stabilità, la sicurezza e il sereno svolgimento del voto.

L’esperienza del voto conteso del 2007/08 – e dei 1.200 morti e oltre 400.000 sfollati che ha comportato – è ben impressa nei ricordi della gente, e non c’é famiglia che non si prepara ad ogni evenienza con scorte essenziali – cibo, farmaci, carburante, ricariche telefoniche. Il voto di domani dovrebbe svolgersi serenamente e con una grande partecipazione, perché in Kenya il democratico diritto al voto è diffusamente sentito ed apprezzato. Con la chiusura delle urne il paese aspetterà in silenzio, ma con crescente ansia, l’esito della consultazione e la speranza diffusa è che quell’esito sia chiaro e netto e non possa permettere a nessuno di contestarlo, perché i dubbi sulla trasperanza dei risultati senz’altro fomenteranno violenze e tutti ne patiranno le conseguenze.

Nena News

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