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(6 Ottobre 2012) Enzo Apicella
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Il Venezuela a Ginevra. Attenti agli esperti dell’Onu e a chi li informa

(21 Agosto 2017)

comunicado oficial

Sul sito del Ministero degli esteri venezuelano si legge in spagnolo e inglese un comunicato che stigmatizza l'infondatezza e la mancanza di imparzialità di un rapporto sulla situazione in Venezuela, diffuso dall'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani dell'Onu (OHCHR) che ha sede a Ginevra (per sapere qualcosa di più su quest'Ufficio e sul relativo Alto Commissario, nonché sul Consiglio Onu per i diritti umani, si veda qui).


In fondo a queste righe la traduzione in italiano del comunicato del Ministero degli esteri venezuelano. Quest’ultimo fa notare che “l'ampia documentazione avanzata dal Venezuela a proposito delle efferate violenze dell'opposizione (con la connivenza dei relativi leader) è stata ignorata dall'Ufficio dell'Alto Commissario, il quale ha preferito mettere insieme un documento infondato e di parte, ancora non concluso”; oltretutto, l’Ufficio dell’Alto Commissario non ha mandato per redigere rapporti su un paese se non glielo chiede il Consiglio dei diritti umani dell’Onu (nel quale siedono a turno 47 Stati membri delle Nazioni unite). Il ministero degli esteri spiega che l'OHCHR “spaccia per rapporto Onu sul Venezuela una serie di interviste condotte da sedicenti esperti".


In effetti, dalla nota pubblicata l’8 agosto dall’OHCHR e da quella dell’UN News Center risulta che il rapporto sul Venezuela è il frutto di “135 interviste a distanza, fatte fra il 6 giugno e il 31 luglio da un team di esperti di diritti umani che hanno sentito vittime, le loro famiglie, testimoni, organizzazioni della società civile, giornalisti, giuristi, soccorritori e l’ufficio della procuratrice generale”. La procuratrice generale era Luisa Ortega, schieratasi con l’opposizione.

E sulla base di quale metodologia sono stati scelti gli intervistati? In che modo sono state verificate le loro denunce a distanza circa “l’eccessivo uso della forza nelle manifestazioni da parte della Guardia nazionale, della Polizia nazionale e delle forze di polizia locali polizia”, o la tortura sugli arrestati? E su quale base “l’analisi del team di esperti” ha concluso che “delle 124 persone morte nel contesto delle manifestazioni, le forze di polizia sarebbero responsabili di 46, i “collettivi” pro-governativi armati avrebbero ucciso 27 persone; non sono individuati poi i responsabili delle altre vittime”? Non è dato saperlo.

Viene in mente che simili domande, moltiplicate per cento, si potrebbero fare a un altro “gruppo di ricerca” che opera in seno all’OHCHR: la Commissione di indagine COI sulla guerra in Siria, che ogni tre mesi circa produce un rapporto dalle fonti oscure, pieno di notizie infondate, e di parte, e lo sottopone al voto dei paesi membri a rotazione del Consiglio diritti umani.

In genere, i paesi membri dell’Alleanza Alba e in particolare Cuba e Venezuela, quando si trovano a essere membri del Consiglio, non si fanno ingannare da questi rapporti. Il progetto Verità contro le guerre ha più volte diffuso attraverso www.sibialiria.org (per esempio qui: e qui) critiche circostanziate ai rapporti Coi sulla Siria, un vero assist che legittimava alla fin fine l’assistenza armata finanziaria diplomatica ai gruppi armati dell’opposizione.

Ricordiamo che anche la Libia nel 2011 fu condannata a morte, fin dai primi giorni del mese di marzo, dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra. Il quale a maggioranza chiese all’Assemblea generale dell’Onu di sospendere la Libia dal Consiglio stesso (la Jamahiriya ne faceva parte quell’anno). Tutto avvenne grazie a una triangolazione con la cosiddetta “società civile”. Senza prove, esponenti dell’opposizione libica, fra i quali la Lega per i diritti umani, accusarono il governo di Gheddafi di aver ucciso in pochi giorni, con i suoi “mercenari”, almeno seimila civili, anche bombardando con gli aerei. La Lega libica per i diritti umani riuscì a ottenere rapidissimamente l’assenso di 70 Ong internazionali a una petizione per espellere la Libia appunto dal Consiglio. Detto, fatto. In seguito i protagonisti ammisero di aver inventato tutto quanto ai crimini imputati al governo libico …Tanto, ormai la Nato era partita e il destino del paese era segnato.

Anche in quella situazione, Cuba si dissociò in seno al Consiglio (del quale all’epoca Venezuela, Nicaragua e Bolivia non erano membri). E Venezuela, Cuba, Bolivia e Nicaragua contestarono – invano- la decisione in sede di Assemblea Onu.



Sentivano odore di guerra. E non sbagliavano.



Marinella Correggia



DOCUMENTO TRADOTTO

Il Venezuela respinge le accuse dell’Ufficio dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani (/Ginevra)
. (traduzione del comunicato seguente: http://mppre.gob.ve/wp-content/uploads/sites/12/2017/08/ENG_COMUNICADO-RESPUESTA-ALTO-COMISIONADO-ago2017.pdf e http://mppre.gob.ve/?p=11053)



La Repubblica bolivariana del Venezuela respinge lo pseudo-rapporto diffuso dall’Ufficio dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani in merito alla situazione dei diritti umani nel paese. Ancora una volta il rapporto è infarcito di falsità e contiene affermazioni infondate e di parte, che portano a conclusioni false a proposito della realtà venezuelana.

Negli ultimi mesi, la strumentalizzazione è purtroppo diventata pratica comune dell’Ufficio per l’Alto Commissario Onu, con l’obiettivo politico di attaccare il Venezuela, distorcendo i lodevoli scopi di questa istanza. Il ricorso a fake news, pubblicate da media senza scrupoli a prescindere da qualsiasi prova, e ai due pesi due misure a proposito dei diritti umani rivela una volta di più una posizione vergognosamente di parte, contraria alla sovranità del Venezuela e al diritto internazionale.

E’ biasimevole il fatto che l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani persista apertamente nel disinformare la comunità internazionale a proposito degli atti violenti perpetrati da un settore dell’opposizione dallo scorso aprile, ignorando l’ampia, illuminante e fondata documentazione che il Venezuela ha fornito all’Ufficio. Una documentazione che evidenzia le responsabilità dei leader dell’opposizione nell’organizzare, incoraggiare, finanziare gli atti violenti che hanno provocato oltre cento morti, migliaia di feriti, incalcolabili danni e sofferenze al popolo venezuelano.

Ancor peggio, l’Ufficio dell’Alto commissario si è rivelato incapace di esprimere una qualunque forma di solidarietà con le vittime di questa strategia politica violenta e criminale, che ha come unico obiettivo quello di rovesciare il governo legittimo della Repubblica bolivariana del Venezuela.

Va condannato sul piano etico il fatto che l’Ufficio dell’Alto Commissario denunci una “massiccia” violazione dei diritti umani sulla base di un rapporto incompleto, non ancora ultimato, fondato su opinioni raccolte tramite interviste da parte di autoproclamati “team di esperti”. Oltretutto, questa impostura è stata presentata al mondo come se si trattasse di un rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni unite, compromettendo il nome e la reputazione dell’Organizzazione e degli Stati membri.

Le conclusioni spurie dell’autoproclamato “team di esperti” – sostenuto dall’Alto commissario – ha gravemente danneggiato l’onestà, l’imparzialità, la buona fede che devono essere la norma nel lavoro dell’Ufficio stesso; si tratta di un precedente pericoloso per le Nazioni unite.

Il fatto è avvenuto pochi giorni dopo l’insediamento, in Venezuela, della sovrana e legittima Assemblea Nazionale Costituente. Proprio mentre la pace e la quiete erano tornate nelle strade e mentre l’opposizione venezuelana, dopo il fallimento del suo tentativo violento, ha annunciato il ritorno al cammino costituzionale ed elettorale decidendo di partecipare alle elezioni regionali il prossimo 10 dicembre.

La Repubblica bolivariana del Venezuela respinge fermamente questo infelice e illegittimo documento utilizzato dall’Ufficio dell’Alto commissario per affermare un’opinione basata su un approccio indegno e di parte. La Repubblica bolivariana del Venezuela intraprenderà i passi diplomatici idonei alla denuncia di questa aggressione contro il nostro popolo e il nostro paese, da parte di un’istanza che dovrebbe proteggere i diritti umani nel mondo con equilibrio e responsabilità.

La Repubblica bolivariana del Venezuela – attualmente impegnato in un processo costituente popolare – riafferma il proprio impegno alla pace, alla promozione del dialogo fra tutti i settori, alla tolleranza politica e al pieno rispetto dei diritti umani, condizioni essenziali per risolvere i problemi del paese.

sibialiria.org

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