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I centocinquanta anni del Capitale di Karl Marx

(14 Settembre 2017)

marx non filisteo

Un secolo e mezzo è trascorso dalla pubblicazione, nel 1867, del I Libro del Capitale di Karl Marx, l'opera che, insieme al Manifesto del Partito Comunista del 1848, ha rappresentato una pietra miliare nella storia del movimento comunista e operaio di ogni paese del mondo.
Lo ricordiamo con passione rivoluzionaria agli operai e a tutti i lavoratori.
E crediamo che la cosa più efficace, in questo nostro ricordo, sia far parlare subito Marx in prima persona.
Egli era ben consapevole non solo del valore scientifico della propria opera, ma anche dell'importanza enorme che essa avrebbe avuto politicamente, per la lotta che la classe operaia stava conducendo in tutta Europa e negli Stati Uniti d'America contro il capitale.
“E' sicuramente il più terribile proiettile che sia mai stato scagliato in testa ai borghesi (compresi i proprietari terrieri)”, scriveva con orgoglio Marx all'operaio tedesco Johann Becker il 17 aprile 1867, parlandogli del libro a cui stava lavorando.
E sono ben note le terribili condizioni di salute e di miseria personale e familiare in cui egli portò avanti il suo lavoro a Londra in quei drammatici decenni dopo la sconfitta della rivoluzione europea del Quarantotto.
“Durante questo periodo - scriveva il 30 aprile 1867 Marx al socialista tedesco Siegfried Meyer - sono stato sull'orlo della fossa. Dovevo quindi utilizzare ogni istante in cui mi era possibile lavorare per portare a termine la mia opera, alla quale ho sacrificato salute, fortuna e famiglia. Io me ne infischio degli uomini cosiddetti “pratici” e della loro saggezza. Se uno volesse comportarsi come un bue, potrebbe naturalmente volgere le spalle alle pene dell'umanità e preoccuparsi solo della propria pelle”.
Un punto fondamentale vogliamo immediatamente sottolineare: l'intreccio indissolubile, in Marx, fra il suo lavoro teorico e la sua pratica rivoluzionaria di dirigente del movimento operaio del suo tempo.
Gli anni di preparazione del I libro del Capitale sono gli anni del contributo decisivo di Marx alla fondazione dell'Associazione Internazionale degli Operai (la Prima Internazionale), della quale egli redige l'Indirizzo Inaugurale, i primi Statuti provvisori, il Programma della prima Conferenza, le Istruzioni per i delegati del Congresso di Ginevra.
Era ormai superata la stasi delle lotte operaie succeduta al 1850, il movimento era in ripresa ovunque. Ciò che Marx soprattutto desiderava era che il Capitale uscisse proprio negli anni in cui l'Europa e l'America erano scosse dalla gravissima crisi economica che ebbe il suo culmine negli anni '60 del XIX secolo.
Il Capitale è, come le Teorie sul plusvalore e gli altri lavori economici di Marx, un'opera di continua demistificazione di tutti gli errori, le illusioni e le interessate menzogne dell'economia politica borghese, “scienza” apologetica di un sistema economico irrazionale, anarchico e distruttore di ricchezze umane e naturali qual è il modo di produzione capitalistico.
Karl Marx ha scoperto la legge del plusvalore creato dal lavoro non retribuito l’operaio salariato, che è la legge economica fondamentale del capitalismo. Ha messo in luce le leggi immanenti che porteranno alla fine il capitalismo, che da circa un secolo è giunto nel suo ultimo stadio.
Questo modo di produzione storicamente determinato ha sviluppato in enormi proporzioni le forze produttive e impresso loro un carattere sempre più sociale, acuendo così tutte le sue contraddizioni inconciliabili, che si manifestano nelle devastanti crisi cicliche di sovrapproduzione, come quella che abbiamo visto scoppiare nel 2007, di cui ancora subiamo le conseguenze.
Contraddizioni che possono essere superate solo con il passaggio a una nuova economia e una nuova società, basta sulla proprietà sociale dei mezzi di produzione: la società socialista e comunista, che la classe operaia ha il compito storico di costruire dopo aver ridotto in frantumi con la sua rivoluzione la vecchia macchina statale della borghesia.
Allo studio, alla lotta! E' questo l'appello che rivolgiamo a tutti gli operai, a tutti i comunisti, affinché – sotto la direzione politica di un unico Partito comunista del proletariato – diventi presto realtà anche nel nostro paese l'obiettivo rivoluzionario al quale Marx dedicò tutta la sua vita.

Da Scintilla n. 82, settembre 2017

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