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(18 Settembre 2017)
Il governatore della Lombardia Roberto Maroni
I due presidenti di regione di Lombardia e del Veneto hanno indetto due referendum che non possono avere e non avranno nessuna conseguenza concreta, qualunque sia l’esito della votazione, dato che , a differenza dei normali referendum, non possono modificare nulla di quanto viene messo al voto ed inoltre data la genericità del quesito non possono neppure esprimere un chiaro mandato politico.
In compenso per questi due referendum verranno spesi decine e decine di milioni di euro dei bilanci delle due regioni che avrebbero potuto essere spesi per dare una migliore risposta ai bisogni ed alle emergenze sociali sia del Veneto che della Lombardia.
Servono invece alla Lega cui appartengono sia Maroni che Zaia per rilanciare la sua immagine politica in vista delle prossime elezioni, sperperando, quindi, per scopi di partito i soldi dei cittadini lombardi e veneti.
Basterebbe osservare che in tutti gli anni del loro mandato questi “governatori” non hanno mai veramente affrontato questo tema con i vari governi che si sono succeduti ma lo rispolverano ora per cercare di aumentare il consenso personale e del loro partito.
Si dovrebbe, prima di parlare di ulteriori poteri o risorse alle regioni, fare un bilancio di come queste abbiano gestito i poteri e le risorse che fino ad ora sono state loro assegnati.
La regione Lombardia prima con Formigoni e poi con Maroni è stata più volte travolta da scandali in particolare nel settore della sanità, e se guardiamo a livello nazionale vediamo che proprio il livello istituzionale regionale è stato quello che ha evidenziato il maggior numero di scandali e ruberie. In Veneto, le questioni della pedemontana, del Mose o degli ospedali costruiti in “collaborazione” tra pubblico e privato e successivamente ceduti a fondi di investimenti stranieri (solo per fare qualche esempio) sono emblematiche dell’abitudine di trattare la cosa pubblica in maniera privatistica e costosa per la collettività. Fatti come questi evidenziano la pericolosità di dare, sulla questione dell’autonomia, un mandato in bianco ai presidenti delle regioni.
Che quindi lo spostamento di poteri e risorse alle regioni sia il miglior modo per gestirle ed amministrarle è tutto da dimostrare. Inoltre in molte regioni, ed in particolare in Lombardia il decentramento di poteri e risorse si è fermato al livello regionale facendo diventare la regione una sorta di piccolo stato accentratore che non ha, a sua volta, decentrato verso le allora provincie ed i comuni, in modo da avvicinare i luoghi di decisione e di gestione ai cittadini permettendo una reale partecipazione.
Infine dietro a questi referendum rimane, anche se in questo caso si tenta di celarla, la concezione di destra della Lega che vorrebbe capovolgere quei principi di solidarietà e di ridistribuzione delle risorse che sono alla base della nostra Costituzione, ed il diritto di ogni cittadino italiano di godere degli stessi diritti e servizi sociali in ogni parte del paese, l’idea di una frattura del paese che non porterebbe ad una “indipendenza” ma alla subordinazione economica e politica del nord Italia alla Germania.
In questo quadro il modo migliore per combattere e sconfiggere questi referendum inutili, costosi e nocivi è quello di attuare una forte campagna elettorale per una astensione attiva dei cittadini, infatti recarsi comunque a votare per esprimere un “no” rischia di diventare una legittimazione del referendum, una sorta di riconoscimento dello stesso che, involontariamente, potrebbe valorizzare un’eventuale vittoria del “si”.
Una seria ed ampia campagna per l’astensione non è un modo per “estraniarsi dalla partita” o di restare alla finestra. Permette di smascherare la posizione del M5S e di gran parte del PD (PD veneto e sindaci PD della Lombardia) che si sono espressi per il sì, mettendo in luce non solo i contenuti reali delle loro linee politiche ma anche la grande dose di opportunismo di queste forze politiche che evidenziano, con questa scelta, la loro sudditanza ai contenuti ed ai valori della destra.
17 settembre 2017
Partito Comunista Italiano
Federazione regionale della Lombardia, il segretario Vladimiro Merlin
Federazione regionale del Veneto, il segretario Giorgio Langella
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