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(4 Agosto 2010) Enzo Apicella
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La “strana campagna” antifascista
dei governi d’Occidente

(26 Ottobre 2017)

A petto dell’affermazione in Occidente di nuove o meno nuove compagini di destra sovranista (dalla Le Pen a Trump, dall’olandese Wilders all’austricao Strache, etc.) vediamo proliferare questa roba del cosiddetto “antifascismo formale”. Si tratta dell’iniziativa istituzionale dei governi che si prendono in carico il compito formale di dichiarare illeciti i simboli delle vecchie correnti reazionarie e fasciste dei diversi paesi. Lo si vede in Spagna e anche in Italia. Il parlamento spagnolo ha votato la rimozione delle statue che ricordano il periodo franchista. In USA si buttano giù le statue dei generali confederati difesi dai suprematisti bianchi. In Italia la legge Fiano arriva a proibire i gadget fascisti…

Poi vediamo, però, che pochi fascisti di Forza Nuova in un quartiere della capitale impediscono a una famiglia eritrea di entrare nella casa popolare assegnatagli. Beninteso, neanche in un frangente del genere ci sogniamo di reclamare interventi più energici delle forze dell’ordine. Vogliamo piuttosto rimarcare un esempio plastico di come la borghesia e lo Stato concorrono a legittimare sul campo nuovi protagonisti della “destra sociale” utilissimi per alimentare lo scontro tra proletari deviando la rabbia sociale verso falsi bersagli. Ma perché allora il governo si incarica di proporre leggi contro i simboli fascisti?

I servigi resi dai fascisti di Forza Nuova e consimili (irreggimentare la protesta sociale ponendola al carro del nazionalismo borghese con preventivo annullamento del potenziale orientamento di classe) non cancellano il fatto che la frazione borghese dominante, quella liberal/democratica-atlantica ben rappresentata da un Fiano, sente crescere questa tendenza social-nazionale in tanti paesi. Una tendenza che la destra europea dominante oggettivamente non può fermare, perché poco o nulla i governi hanno da offrire in solido per sbarrare la strada alla spinta popolare di massa verso le forze più o meno strampalate di una composita destra che dà mostra di agitare istanze sociali, deviate. Tenta allora di opporre sbarramenti illusori, escamotage formali, di mettere il bastone tra le ruote non con argomenti sostanziali ma con argomenti surrettizi. Non avendo nulla in solido da offrire per arginare la crescita dei movimenti con siffatti contenuti, ricorre ad espedienti “legali” (tipo la legge Fiano). E’ come antivedere l’arrivo di un’onda, e presumere di poterla fermare con inutili steccati.

Altri commentatori borghesi, mostrando almeno di capire di cosa si tratta, dicono che l’unica cosa da fare sarebbe togliergli il terreno sotto i piedi facendo avanzare le “riforme”, dove però l’asino casca sullo scarto evidente che esiste tra la propaganda sulle “riforme” che “se finalmente realizzate manderebbero ogni cosa a posto”, e la realtà delle “riforme” del capitale, tipo Monti-Fornero-Renzi, che sono proprio quelle che alimentano la rabbia sociale e la spinta a reagire come che sia.

Tutte queste misure formali contro franchismo/fascismo etc. sono prese da una precisa sponda del lato borghese, quella di fede atlantica. Insieme alla frattura sociale aperta dalla crisi capitalistica corre una linea di frattura all’interno del campo borghese, tra il fronte borghese che guarda sempre e comunque a Wall Street/Hollywood e un incipiente montare nazional-popolare europeo. C’è uno scontro tra nazional-sovranisti e liberal/democratici-atlantici. Il fronte liberal/democratico-atlantico oggi mena le danze in Europa e si premunisce anche attraverso questi mezzi nello scontro che si sta profilando contro le forze nazional-sociali. Quelli che in Spagna si premurano di abbattere le statue di Franco mentre mandano la Guardia Civil a Barcellona, o il piddino Fiano che di punto in bianco vuol mettere fuori legge il saluto romano e i busti di Mussolini sono il segno di questo. Più che altro è un segno di debolezza, che suscita semmai l’effetto contrario, fungendo da rivitalizzante per quanti intendono richiamarsi alle destre del passato.

Si tratta di un rigurgito vomitevole di “antifascismo” impulsato da ambienti borghesissimi che vedono come fumo negli occhi il crescere in Europa di movimenti populisti/sovranisti/nazionalisti che mettono o minacciano di mettere in discussione l’allineamento dell’Europa agli Usa “faro della democrazia”. Era questa la sostanza di fondo della intensa campagna anti Haider orchestrata a suo tempo in Europa. Come è anche vero che nel forte movimento popolare sceso in piazza in Germania contro il Ttip, il Trattato di libero scambio tra Stati Uniti e l'Ue (250 mila persone in piazza a Berlino il 10 ottobre 2015), era presente e maggioritaria questa “anima” nazional-sovranista, di cui è manifestazione anche l’Afd.

La crescita significativa di questi movimenti populisti/destrorsi è dovuta al fatto che essi micidialmente riescono ad attrarre nelle loro fila settori di proletariato e di gioventù potenzialmente ribelle. Noi denunciamo quanti “comunisti” si illudono di capitalizzare “a sinistra” contenuti nazional-sovranisti, che sono e restano immancabilmente borghesi e di destra anche quando disgraziatamente sono “pifferai di sinistra” a prenderseli in carico e suonarli. Lo facciamo, va da sé, senza dare nemmeno involontariamente l’idea che ci stia bene lo status quo, il regime costituzional-democratico che ci ammorba da lunghissimi decenni. Peggiori del fascismo sono i fronti antifascisti, al carro di leadership ultra-borghesi e basati sulla rinuncia al programma di classe da parte delle forze proletarie chiamate ad aderirvi. Non ci dispiace che si rompa la paralisi sociale indotta da una “sinistra” riformista sottomessa al capitale, che con le sue politiche rinunciatarie e fallimentari ha contingentemente annichilito le potenzialità di lotta della nostra classe. E’ un bene che il proletariato tenti di reagire come che sia facendo leva sulle proprie forze per cercare una soluzione ai propri problemi. Non ci piace che, come inevitabile esito – transitorio – del corso storico che precede, la protesta proletaria si orienti oggi verso formazioni e programmi di destra. Per questo siamo in campo non per assecondare (come oggettivamente fanno fin troppi “sovranisti di sinistra”), ma per contrastare l’illusorio micidiale orientamento di settori di proletariato verso pseudo-“soluzioni” e programmi nazional-sovranisti.

CONTRO LA BORGHESIA DEMOCRATICO/PROGRESSISTA, CONTRO IL SOVRANISMO NAZIONAL-SOCIALE, RILANCIAMO IL PROGRAMMA DI CLASSE

24 ottobre 2017

Nucleo Comunista Internazionalista

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