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AFFARI IN AUMENTO TRA ITALIA E SUDAN

(27 Ottobre 2017)

Dal n. 58 di "Alternativa di Classe"

Omar al-Bashir

Il generale Omar al-Bashir

Giovedì 12 Ottobre 2017 è entrata in vigore la sospensione delle sanzioni verso il Sudan da parte degli USA. Il 16 Settembre il Ministro delle finanze sudanese si era recato in visita in Europa, ed al suo ritorno aveva annunciato pubblicamente di aver trovato un accordo in Italia, Francia, Olanda e Belgio per investire, sempre dal 12 Ottobre, nell’innovazione tecnologica, nello sviluppo turistico e nell’estrazione di minerali e petrolio. Nonostante il fatto che la notizia sia stata recentemente riconfermata durante un’intervista ad uno dei responsabili del Ministero degli esteri americano, non è ancora stata resa pubblica dai giornali italiani.
I rapporti tra Italia e Sudan sono ambigui ormai da diversi anni, da quando nel 1989 un colpo di stato ha portato al potere il generale al-Bashir con il partito legato ai “Fratelli musulmani”: il governo italiano si è trovato “schiacciato” tra la necessità politica di screditare il governo sudanese e la necessità economica di collaborarci. I Fratelli musulmani hanno sfruttato il Sudan come base per la riconquista dell’Egitto e per allargare la loro zona di influenza al Corno d’Africa e, più in generale, a tutto il nord-est dell’Africa, anche attraverso i rapporti con i Paesi (arabi) del Consiglio di Cooperazione del Golfo Persico; permettono, fra l'altro, che il territorio sia usato come “covo” da alcune cellule islamiste, hanno dato asilo a noti terroristi, finanziano con i soldi pubblici gruppi armati in Medio Oriente.
Ai primi di Ottobre, infatti, uno dei leader dei Fratelli musulmani in Sudan dichiarò che il dialogo con gli USA non mette in discussione il loro sostegno economico ad Hamas… Nel contempo al-Bashir, in quanto capo di stato, ha iniziato ad attaccare diversi villaggi per inserirsi militarmente in alcune storiche contese territoriali, legate ai bacini di acqua ed alle terre coltivabili, sia per radicare il proprio potere, sia per avere il controllo di tutti quei territori ricchi anche di petrolio e minerali preziosi (Darfur, sud Kordofan, Blue Nile e “l'indipendente” Sud Sudan).
Nel 1994 l’UE ratificò il primo embargo nei confronti del Sudan, al quale, di anno in anno, vennero aggiunte nuove restrizioni; nel 2004 anche l’ONU, che già monitorava la situazione da tempo, decise di imporre un embargo. Dal 2007 l’ONU cominciò a condannare, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, alcuni membri del governo sudanese e del “Movimento Giustizia ed Eguaglianza (JEM)”. Ufficialmente la JEM è un gruppo armato di opposizione, ma è stato costituito ed è finanziato da una scissione del partito che promosse il colpo di stato; quasi tutti i membri, condannati dall’ONU, hanno poi riottenuto cariche all’interno del governo.
Nel 2009 lo stesso presidente del Sudan, al-Bashir, venne accusato di tre genocidi e, alla fine, venne condannato per crimini di guerra e contro l’umanità. Nel Marzo 2017 l’UE, pur in concorrenza con USA e Cina nella penetrazione economica, ha riconfermato l’embargo ed una serie di sanzioni per tutti coloro che, violando il cessate il fuoco nelle zone di conflitto, impediscono il processo di pace.
Nonostante l’Italia sia formalmente in prima linea nella lotta per i diritti dei sudanesi, nel 2014 la Farnesina pubblicò un documento che esponeva apertamente i vantaggi legati agli investimenti in Sudan: sgravi fiscali per le aziende estere, niente tasse per l’importazione di macchinari, manodopera specializzata a 100 Euro al mese, ricchezza di beni primari sul posto (si era infatti scoperto che in Darfur sono presenti metalli rari indispensabili per realizzare le nuove tecnologie)… L’Italia ha così iniziato ad investire in Sudan attraverso gli “aiuti”, e a “donare” soldi, macchinari e servizi, nonostante violasse, di fatto, le restrizioni in vigore da 10 anni e mai sospese. Nonostante ci siano le prove che alcune delle “donazioni” italiane siano state usate per attaccare il nord del Darfur, con la scusa dello sviluppo sociale e della lotta all’immigrazione, nel 2016 sono stati firmati altri accordi, tra cui una collaborazione tra le polizie dei due Paesi, che ha portato al rimpatrio di alcuni dissidenti politici che si trovano tuttora in carcere.
In realtà, mentre i rapporti economici ufficiali propriamente detti fra Italia e Sudan riguardano l'esportazione soprattutto di macchine agricole e sistemi di pompaggio idrico, a fronte delle importazioni, consistenti soprattutto in materie prime per il sistema agro-alimentare nostrano ed in oro, sono i meccanismi degli “aiuti” a rappresentare, per gli imperialismi, da sempre “vere valvole di sfogo al surriscaldamento dell’economia. Tali “aiuti” (infatti - ndr), a volte, servono a ridurre il debito di tali Paesi di quanto basta a renderlo esigibile e, perciò, condizionante; rappresentano, cioè, uno dei principali meccanismi economici moderni di dipendenza utilizzato dall’imperialismo, oltre quello dei “normali” interventi del Fondo Monetario Internazionale (F.M.I.), chiamati sempre “aiuti”, che alimentano per i Paesi-vittima, privi di strutture di base adeguate, una spirale debitoria. [da Materiali di base autoprodotti (ed inediti) di ALTERNATIVA DI CLASSE]
E così arriviamo all'oggi: Italia, Francia e Belgio rimpatriano migranti in Sudan, anche se l’UE ha riconfermato l’embargo. L’Italia ha firmato un nuovo accordo economico con il Sudan, di cui parlano gli americani, i giornali arabi e medio-orientali, ma non i giornali europei, dato che al-Bashir sta violando il cessate il fuoco con ripetuti attacchi in Kordofan e Darfur, facendo decine di morti e migliaia di profughi, e proprio grazie ai soldi italiani!
La stessa Farnesina ha da poco aggiornato il report sui rapporti commerciali con il Sudan, scrivendo testualmente che: “le relazioni politiche con l’UE hanno conosciuto un miglioramento negli ultimi mesi, con l’apertura di un dialogo più stretto, nel quale non sono mancati e non mancano tuttavia temi conflittuali. L’Accordo di Cotonou (accordi di partenariato firmati dalla UE il 13 Giugno 2000 con ben 77 Paesi africani, “che servono a privilegiare la penetrazione economica U.E., applicando la deregulation voluta dal Wto ed i Piani del Fmi [da Materiali di base autoprodotti (ma inediti) da ALTERNATIVA DI CLASSE]” - ndr) non e’ stato ratificato per via della nota clausola relativa alla Corte Penale Internazionale, ma l’UE continua a essere uno dei maggiori donatori..."

Alternativa di Classe

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