">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Detroit bankrupt city

Detroit bankrupt city

(19 Luglio 2013) Enzo Apicella
Detroit è fallita, rischio di migliaia di licenziamenti e di tagli alle pensioni municipali

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Capitale e lavoro:: Altre notizie

COME LA MICROFINANZA DISTRUGGE LE ECONOMIE

(10 Novembre 2017)

Un PD allo sbando ha trovato la sua ultima bandiera nello Ius Soli, che intenderebbe far approvare prima della fine della legislatura. Appare particolarmente incongruente per un partito che sostiene l’attuale regime di mobilità illimitata dei capitali, puntare sul modello di integrazione basato sui diritti di cittadinanza, dato che ormai è solo il reddito a garantire l’integrazione. I diritti della cittadinanza costituivano il vanto e l’orpello dello Stato nazionale, ma il regime di mobilità del capitale ha umiliato lo Stato nazionale e ridicolizzato i suoi diritti. Sergio Marchionne, manager straniero con cittadinanza in un paradiso fiscale, rappresenta l’emblema di questo nuovo genere di diritti di cittadinanza, valutabili esclusivamente in base al denaro di cui si dispone. Per sintetizzare con una battuta scontata, si potrebbe dire: dallo Ius Soli allo Ius Soldi.
La posizione del PD è spiegabile soltanto in base al vezzo educazionistico che caratterizza la sedicente “sinistra” attuale; un educazionismo peraltro ambiguo, dato che si rappresenta in un discorso di questo tipo: “Sai, la nostra fortezza europea del benessere è assediata da miliardi di morti di fame che scappano dai loro Paesi e che intendono stabilirsi a casa tua, ma tu non essere xenofobo”.
Come alternativa a questo quadro di buonismo apocalittico, vi è un buonismo “prudente”, che prende le distanze e predica di “aiutarli a casa loro”. Insomma, l’Africa avrebbe bisogno di “investimenti”.
In realtà la destabilizzazione dell’Africa, e di altri continenti, ha la sua causa proprio negli investimenti, in particolare quelli legati alla microfinanza, al microcredito. Numerosi studi hanno dimostrato che il microcredito costituisce una spinta alla migrazione, unica prospettiva per ripagare i debiti. Ma il potere distruttivo della microfinanza va ben oltre e sulla stampa estera si trovano vari interventi in tal senso. Il quotidiano britannico “The Guardian” ha pubblicato uno studio dell’economista Milford Bateman sulle conseguenze della microfinanza in Sudafrica, dove attualmente il tasso di disoccupazione è superiore al periodo dell’Apartheid. La microfinanza non solo non ha risolto i problemi di povertà ma li ha aggravati, distruggendo il tessuto economico preesistente.
Studi scientifici molto più approfonditi sono stati fatti da Milford Bateman sull’America Latina, terra di sperimentazione del microcredito sin dagli anni ’70, dove si è potuto osservare che la microfinanza genera microimprese che si specializzano nella concorrenza reciproca al ribasso e che crollano dopo poco tempo. Anche in questo caso la conseguenza è la distruzione dei rapporti economici precedenti: pura destabilizzazione.

L’economista africana Dambisa Moyo, allevata dalla Banca Mondiale e da Goldman Sachs, è diventata famosa con un best-seller in cui predicava di non dare aiuti all’Africa perché sarebbe questa carità la causa del sottosviluppo e della corruzione. La stessa Dambisa Moyo, contro ogni evidenza fattuale, predica in alternativa di incentivare il microcredito, di cui l’Africa avrebbe disperato bisogno.
Ma forse ad averne disperato bisogno è il modello di assoluta mobilità dei capitali, che incontra nello sviluppo un limite a questa mobilità. Lo sviluppo comporterebbe infatti la nascita di una classe operaia, con la conseguente richiesta di aumenti salariali; e comporterebbe anche la nascita di un ceto medio, con le sue pretese di benessere. I capitali non potrebbero quindi più viaggiare alla velocità consentita da operazioni puramente finanziarie come quelle legate al microcredito. I business di “inclusione” finanziaria come il microcredito possono essere annoverati nella categoria dei business poveri ma, moltiplicati per miliardi di poveri, rappresentano il veicolo ideale per un’accelerazione della mobilità dei capitali.

Che la microfinanza corrisponda ad un modello di sfruttamento coloniale, è confermato dal fatto che il principale promotore mondiale del microcredito è il Dipartimento di Stato USA, con la sua agenzia USAID. Con l’alibi dell’aiuto e dell’inclusione, l’economia dominante può perpetuare il suo dominio attraverso la destabilizzazione delle economie subordinate.
Tanto per sentirsi tranquilli, c’è da constatare che anche l’Italia sta diventando terra di conquista da parte del microcredito. E tanto per sentirsi ancora più rassicurati, è una lobby (pardon, un’agenzia) del governo a promuovere il microcredito in Italia: l’Ente Nazionale per il Microcredito.

Comidad

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie dell'autore «Comidad»

7451