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(19 Ottobre 2011) Enzo Apicella

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Roma, 30 novembre: il Partito Comunista in difesa del diritto di sciopero

(28 Novembre 2017)

giù le mani dal diritto di sciopero 2

Anticipato da feroci attacchi mediatici alle giornate di lotta del 27 ottobre e del 10 novembre, viene ora sferrato un nuovo attacco al diritto di sciopero. Che vede come principale artefice il senatore Maurizio Sacconi, già Ministro del Lavoro fortemente schierato contro i lavoratori sotto il regno di Berlusconi e oggi interno a una nuova formazione di centro-destra dall'orientamento marcatamente liberista: Energie per l'Italia.
Questo politico di lungo corso ha elaborato "un emendamento alla legge finanziaria" che "propone l'obbligo per i lavoratori di comunicare alle imprese la loro adesione agli scioperi entro i 7 giorni antecedenti alla data dello sciopero". Un modo di depotenziare ulteriormente un'arma che, negli ultimi anni, è stata indebolita da una legislazione tesa a considerare patologica qualsiasi espressione conflittuale da parte di chi lavora.
Per contrastare tale passaggio, il Partito Comunista ha indetto un presidio per giovedì 30 novembre, dalle ore 16.30 alle 18.30, in Piazza di Monte Citorio, davanti al Parlamento. Muovendo dal giusto presupposto che "il diritto di sciopero (...) serve a difendere tutti gli altri" diritti, l'organizzazione guidata da Marco Rizzo invita "tutti i lavoratori" e "le forze sindacali di classe".
Quale sarà la risposta non possiamo prevederlo: certo, non è improbabile la presenza di alcuni settori del sindacalismo di base. Il Partito Comunista ha aderito e partecipato allo sciopero del 27 ottobre, garantendo una significativa presenza alle manifestazioni svoltesi in quella giornata. Come, ad esempio, quella che, nella capitale, ha visto centinaia di persone protestare di fronte al Ministero dello Sviluppo Economico, nei pressi di Via Veneto. In quell'occasione Marco Rizzo si è prodotto in un intervento particolarmente applaudito, ma la cosa che ha impressionato di più è stata la cospicua presenza dei giovani legati al suo partito, i militanti del Fronte della Gioventù Comunista (FGC), peraltro perfettamente a loro agio in una piazza attraversata da alcune delle più importanti lotte di questo periodo (diritto all'abitare, logistica, dipendenti delle aziende partecipate ecc.). Evidentemente si sta creando un legame più o meno organico con pezzi tra i più combattivi del mondo del lavoro e dunque il presidio del 30 può essere inteso come qualcosa di molto più serio rispetto a quelle iniziative estemporanee che spesso vengono portate avanti dalle realtà comuniste italiane.

Il Pane e le rose - Collettivo redazionale di Roma

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