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L’ora dei lacchè e dei ciarlatani

(30 Novembre 2017)

nuovo di maio

Dopo la sua designazione a candidato premier, Luigi Di Maio, stando a quanto la stampa borghese fa trapelare, ha chiesto ostinatamente un incontro in Vaticano, il quale conserva delle prerogative nell’approvazione dei capi del governo, nella scelta degli aspiranti alle più alte cariche della burocrazia statale e nella loro carriera.
Ha ottenuto un abboccamento segreto e senza pubblicità fuori delle mura vaticane con un emissario della Santa Sede.
Di lì a poco, è volato a Washington, dove ha svolto colloqui al Dipartimento di Stato e con gli uomini del Congresso, repubblicani e democratici: gli USA sono potenti protettori della borghesia italiana dalle minacce della rivoluzione. A Washington si è recato in visita dal Segretario di Stato vaticano, il cardinale Parolin.
L’esponente del M5S prosegue con il tradizionale servilismo dei politicanti nostrani, e il suo nome può figurare ora a buon diritto nella lunga lista di capi di governo e di personaggi politici che hanno compiuto questi pellegrinaggi presso i centri della reazione e della controrivoluzione mondiale per ottenerne l’approvazione.
D’altro canto non si contano i convegni organizzati dalla cerchia del capitale finanziario monopolista nei quali Luigi Di Maio non si sia recato per esporre i programmi di governo.
Del contenuto dei suoi ultimi colloqui nulla o poco si sa. Ma i risultati si possono arguire con una certa facilità.
La stampa borghese motteggia con un’aria sorniona su questa smania di governare di Luigi Di Maio e degli altri capi del M5S. I gruppi dominanti non ritengono i nuovi “salvatori della patria” in grado di concludere granché, e li relegano in un ruolo di riserva.
Ma Luigi Di Maio non demorde e scrive il 23 novembre scorso una lettera in cui fa le lodi del presidente francese Emmanuel Macron:
“Presidente Macron, il Movimento 5 Stelle crede profondamente, proprio come Lei, in una rifondazione dell’Europa che ci riporti alle missioni originarie che la comunità continentale si era data: la pace, la stabilità, il progresso economico, la tutela e la promozione dei popoli.”
Dopo un “modello Rajoy” presentato al Forum Ambrosetti, egli passa con l’abilità di un funambolo della politica a un “modello Macron”.
Noi non apparteniamo a coloro che seminano l’illusione che voci dissenzienti possano levarsi dalla cerchia dei capi del M5S.
E nemmeno a coloro che sostengono che solo il 23 novembre è stata posta la pietra tombale sulla speranza di vedere nel Movimento 5 Stelle un’organizzazione in grado di portare cambiamento e offrire un argine all’attacco capitalista concertato dalle organizzazioni sovranazionali e attuato dai governi neoliberisti di centrosinistra e di centrodestra.
Questo movimento è un’espressione della frazione media e piccola della borghesia italiana ed è attestato nel campo della difesa dell’economia capitalista e della sua rappresentazione politica nel corrotto Stato di democrazia parlamentare. Per la sua stessa origine, su questo movimento, fin dalla sua nascita, ha esercitato la propria influenza economica, politica e ideologica l’oligarchia finanziaria più reazionaria.
L’imperialismo e la reazione sono l’orizzonte politico della cerchia cui appartiene Luigi Di Maio.
La nascita di un’unione di Stati del Mediterraneo, con al centro l’Italia, è la via profetizzata da questa cerchia per dare sfogo alle ambizioni del decrepito imperialismo italiano.
Con il motto: “C’è sempre stato un buon rapporto” questa cerchia vuole pubblicamente rendere noto alla Chiesa cattolica che essa non ha nulla da temere. Infatti, per conservare questo buon rapporto, occorre in primis non danneggiare in alcun modo la formidabile forza economica dello Stato del Vaticano e venire a patti con la sua vasta organizzazione che sostiene il capitalismo ed è da esso sostenuta, per i molteplici legami tra classe dominante e istituzioni religiose.
Le elezioni politiche si avvicinano. È l’ora dei ciarlatani, dei venditori di fumo, delle grandi promesse che non verranno mai mantenute perché la borghesia non è più in grado di garantire lo sviluppo capitalistico.
Finché la vita sociale, economica e culturale, dipenderà dalle leggi interne ed esterne del capitalismo e dell’imperialismo, che agiscono spaventosamente e in modo imprevedibile e incontrollabile, la società italiana continuerà a decomporsi senza possibilità di arresto e di equilibrio.
La rivoluzione socialista è l’unica via di uscita dalla disumanità capitalista. Noi siamo fermamente convinti che dal seno stesso della classe operaia sorgerà l’organizzazione di rivoluzionari educati dalla dottrina del marxismo-leninismo che potrà condurre alla vittoria le grandi masse del nostro paese.
29 novembre 2017

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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