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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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FUORI DA UN ASFISSIANTE ELETTORALISMO

(21 Dicembre 2017)

Editoriale del n. 60 di "Alternativa di Classe"

grasso e amici

Entro Natale, e comunque con sicurezza entro la fine dell'anno, dovrebbe essere approvata definitivamente dal Parlamento la Legge di Bilancio 2018 (ex Finanziaria), dopo che si è chiusa la possibilità di presentare altri emendamenti proprio il 12 Dicembre, anniversario del Governo Gentiloni, che era nato, a parole, come “provvisorio” (ma anniversario anche di eventi ancor più dolorosamente significativi, come la Strage di Piazza Fontana del '69 [sulla quale vedi articolo dedicato a pag. 10 - ndr] e l'uccisione da parte della polizia dello studente Saverio Saltarelli l'anno dopo, durante le manifestazioni contro la Strage di Stato). Recepita la “grande vittoria” della CISL (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno V n. 59 a pag. 2) di aggiungere quattro categorie sociali alle undici previste come esentate dall'allungamento della “aspettativa di vita” per l'applicazione della “APE sociale”, i suoi contenuti di manovra di trasferimento di risorse dal lavoro al capitale restano sostanzialmente invariati, e quasi certamente in grado di ottenere un facile assenso dalla Commissione europea.
Ed infatti, per gli “addetti ai lavori”, e non solo quelli “di Palazzo”, stanno tenendo banco le grandi manovre per le prossime elezioni, la cui data, più che indiziata, parrebbe essere il 4 Marzo, con un certo anticipo rispetto alla “scadenza naturale”: è bene che gli effetti della Legge di Bilancio non diventino troppo chiari per i lavoratori e gli altri proletari!... Alle elezioni nazionali verrebbero accorpate anche quelle regionali (di Lazio, Lombardia, Molise e, probabilmente, Friuli), così da facilitare la formazione di coalizioni.
La campagna elettorale, che non conosce soluzioni di continuità (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 48 a pag. 1), si sta intensificando. Ed in effetti per la borghesia gli equilibri che si andranno a creare tra le varie fazioni politiche non è questione priva di interesse. Il difficile compito di gestire il suo “comitato di affari”, finora affidato a M. Renzi & C., non lo ha visto sempre all'altezza della situazione, a partire dalla sconfitta al referendum istituzionale, anche se ad oggi la destra, con lo scontro interno per la leadership ancora in ballo, non appare ancora in grado di prenderne l'eredità, ed “i 5 stelle” ancora meno, pur essendo riusciti finalmente a raccogliere anche un qualche credito internazionale.
Sul piano nazionale la situazione appare ancora confusa, mentre a livello internazionale le sortite di D. Trump sono espressione dell'inquietudine di quella parte del capitale finanziario abituato al dominio incontrastato, ed ora messo in discussione, in primo luogo, dalla ascesa di quello della Cina e del suo sistema di alleanze, sia economiche che politiche, bilaterali e redditizie quanto quelle USA. Con l'uscita concordata della Gran Bretagna dalla UE, quest'ultima, poi, sta cercando di compattarsi e di assumere un ruolo più autonomo e differenziato dagli USA, come la vicenda, tutta simbolica per il capitale, del ruolo di Gerusalemme sta dimostrando.
In realtà alla UE, e non ultima all'Italia, interessano molto di più i rapporti concreti con l'Africa, come il Quinto Summit fra Unione Africana (UA) ed Unione Europea (UE), tenutosi il 29 e 30 Novembre ad Abidjan, in Costa d'Avorio, sta a dimostrare. Per la UE e per l'imperialismo “di casa nostra”, che sta ora per inviare truppe anche in un “Paese amico” come il Niger, la dichiarata “lotta al traffico di migranti” rappresenta un “cavallo di Troia” per consolidare il business della cooperazione (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno V n. 50 a pag. 1).
A testimoniare la crisi del PD, oltre alla scissione che ha dato vita a MPD, ampiamente recuperabile sul piano governativo, lo è la necessità del rilancio della “unità antifascista”, che, lungi dal voler effettivamente contrastare in sé il fenomeno dei vari Forza Nuova e Casapound, peraltro utili elettoralmente, serve a convincere la solita base credulona della “sinistra” a tornare a votare almeno per i futuri “alleati” del proprio nemico di fondo: quel PD, che ha così bene gestito gli interessi delle banche e del capitale finanziario nazionale ed internazionale impegnato in Italia.
Grande fermento, comunque, anche a “sinistra” rispetto alle prossime elezioni: come risvegliantesi da un lungo torpore, le liste “a sinistra del PD” pare che saranno almeno quattro, ma forse di più... Per prima cosa va, comunque, chiarito che non ci interessa assolutamente la sorte dei vertici delle liste, di quel ceto politico che, in concorrenza con ben altri politicanti, cerca ancora una volta di riciclarsi, nel tentativo di darsi un ruolo su di un terreno riformista (o “nazionalpopolare”), che, se non altro, la stessa crisi ha spazzato via (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno V n. 52 a pag. 2), ma di quei compagni che, pur in buona fede, e magari con una genuina spinta in positivo, per inesperienza o altro, mettono a disposizione le proprie energie per l'ennesimo fallimento annunciato.
Intanto si è conclusa ormai l'alleanza di tutti i fuoriusciti del PD, a partire da D'Alema e Bersani, fino a Civati ed alla “componente esterna” di “Sinistra Italiana” sotto i nomi di “Liberi ed Uguali” e di Pietro Grasso come leader. Tutti corresponsabili delle scelte antioperaie di Renzi, sono solo uno “specchietto per le allodole”, anche se, accreditati di un certo potere di attrazione, hanno l'oggettiva funzione di screditare, svuotandolo, anche il significato delle parole che esprimono la loro unità.
Un'altra aggregazione in formazione è la lista denominata “Potere al popolo”, che riunisce in sé tutti gli equivoci di una stagione passata, primo fra tutti l'interclassismo, ben simboleggiato dal fatto di rivolgersi a tutto “il popolo”, e non alla classe. Vi trovano posto, infatti, posizioni come quella dell'uscita dall'Euro (€) e quella che sostiene il cosiddetto “socialismo del XXI° secolo”... Partita come l'ennesima “lista di movimento” ( “Nessuno ci rappresenta: facciamolo noi”), pur con alcuni “buoni propositi”, vede la presenza in essa, oltre che di “populisti” dichiarati, di forze come il vecchio PRC, che cerca di distanziarsi dal PD, con cui da sempre ha collaborato, di altre forze di origine “stalinista”, come la “Rete dei comunisti” ed i CARC, che rivendicano, in un modo o nell'altro, la “sovranità del popolo”, e di “Sinistra Anticapitalista”, per la quale appare sempre più difficile capire perché qualche anno fa (col nome di “Sinistra critica”) si era staccata dallo stesso PRC...
E' stata annunciata anche la presentazione elettorale del “Partito Comunista”, fondato da Marco Rizzo, ex “cossuttiano” che condusse la scissione dal PRC nel '98, per continuare a sostenere i governi a guida dei DS (oggi P.D.) di allora; divenne poi Coordinatore della Segreteria del PdCI, da cui poi, più recentemente, venne espulso. Si tratta dell'ennesimo partito di origine stalinista, per giunta con suggestioni “comunitariste”...
Prova a presentarsi, poi, anche una lista “trotzkyista”, intitolata “Per una sinistra rivoluzionaria”, che vede la convergenza del P.C.L. e di S.C.R. (l'ex “Falcemartello”). A questa lista va riconosciuto, aldilà delle differenze politiche, il fatto di porsi, almeno a livello programmatico, su di un piano più conseguente rispetto a quelle finora enumerate. Il suo errore principale resta, infatti, proprio la scelta di trasferire sul piano elettorale una linea di intervento, che già non “ha gambe” nella realtà dello scontro di classe e che tenta illusoriamente di farsele, utilizzando proprio quel piano che, a livello politico, lavora per annacquare prima, ed annullare poi, ogni differenza di collocazione di classe.
Abbiamo già ribadito più volte, anche sul giornale, come la pensiamo in materia di elezioni politiche (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno V n. 52 a pag. 2) in questa fase. Riteniamo, in estrema sintesi, senza voler indirizzare alcun anatema a quei compagni che, in buonafede, si stanno impegnando su tale terreno, che oggi il compito principale dei comunisti sia quello di ricostruire nella lotta livelli organizzativi sul piano dell'indipendenza di classe, allargando lo scontro sia sulle diverse tematiche che toccano i proletari, sia territorialmente. E di questioni su cui promuovere opposizione di classe da sedimentare, a partire dal contrastare l'azione dell'imperialismo di casa nostra in Italia e fuori dai confini, non ne mancano di certo...
La borghesia ha costruito nel tempo, nel mondo, una schiacciante sovrastruttura a tutti i livelli, tra cui lo Stato è ancora uno snodo fondamentale, mentre il proletariato non può oggi contare neppure su di uno scheletro organizzativo adeguato, né suo come classe, né dei comunisti. Vanno, allora, costruiti nella lotta reale, di cui, finalmente, si comincia a vedere qualche avvisaglia... Senza presunte scorciatoie.

Alternativa di Classe

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