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CAMPAGNA ELETTORALE: OMBRE INQUIETANTI SULL’APPARIRE IN LUOGO DELL’ESSERE

(28 Febbraio 2018)

L’assassinio del giornalista Jan Kuciak che indagava sugli affari della n’drangheta in Slovacchia (pare roba di fondi europei) getta un’ombra sinistra anche sulle delocalizzazioni che certe multinazionali stanno attuando dall’Italia alla stessa Slovacchia, negli ultimi tempi meta preferita: fra questi il caso “Embraco”, ma in questi giorni anche quello Asset, ad Altare in provincia di Savona.
Nessuno o quasi, in questa Italia nella quale il residuato di ceto politico autonominatosi in carica pensa a distribuirsi qualche spoglia, sembra prestare attenzione a fatti di questa gravità inaudita: anche perché ci si trova di fronte alla drammatica materialità delle cose e la maggior parte dei nostri aspiranti al governo preferisce starne al riparo, cercando semplicemente di vendere i prodotti che stanno sul proprio banchetto delle illusioni.
In realtà tutti sanno che il vero potere non sta nel sedersi in una tanto agognata poltrona da ministro ma da qualche altra parte.
Il potere forse non sta neppure in qualche segreta stanza di Bruxelles o Francoforte o nella sede di qualche multinazionale o club o circolo esclusivo. Probabilmente si dovrebbe cercare in qualche luogo occulto (che qualcuno però conosce) in cui si consulta come manuale un certo documento redatto nel lontano 1975. Un documento ancora attuale, i cui dettami sono portati avanti da fedeli e feroci esecutori.
Nessuna “teoria del complotto” beninteso ma semplice analisi dello spostamento di poteri in una Nazione storicamente “a sovranità limitata” e fondata sull’altrettanto storica doppiezza dell’apparato statale come l’Italia.
Pur tuttavia, indifferenti a questo tipo di analisi i presunti protagonisti della nostra vita pubblica appaiono tutti protesi a rimirarsi l’ombelico.
La campagna elettorale si così sviluppata proprio sulla base di quel motto di cui si è tante volte scritto: “Apparire in luogo dell’essere”.
In siffatta guisa si è cercato di spacciare il ludo cartaceo previsto per il 4 marzo come l’occasione per decidere il futuro governo del Paese: nel compiere questa operazione si è sfiorato non solo il ridicolo (abbondantemente raggiunto) ma le stesse regole costituzionali.
Quelli del M5S che spediscono per mail al Presidente della Repubblica la lista dei ministri rappresentano la quintessenza di questa vera e propria “voluttà del sembrare, dell’essere e non essere”, di una vera e propria “fiera delle vanità”.
I 5 stelle non sono stati i soli su questo terreno.
Abbiamo anche avuto occasione di osservare chi ha addirittura proposto di indire referendum su singoli articoli della Costituzione (non si è capito di quale tipo).
Al di là delle promesse mirabolanti di questo o di quello, è mancata - ad esempio - la capacità di affermare, con chiarezza, una operazione di verità che dimostrasse come si andrà a votare con una legge ancora una volta collocata fuori dai termini costituzionali: una formula elettorale che impedisce all’elettrice e all’elettore di scegliere il proprio rappresentante tra quelli proposti (ricordiamo la “grande rissa” al momento della scelta delle posizioni in lista come vera e propria cartina di tornasole del meccanismo di sottrazione della scelta al cittadino/a votante) e che prevede addirittura il trasferimento del voto da una lista all’altra, al di fuori dall’indicazione data dal voto espresso sulla scheda.
Questi sono i risultati, di vera e propria deflagrazione istituzionale, di decenni di “pensiero unico” di “vocazioni maggioritarie”, di politica affidata ai padroni delle TV, di “primarie”, di vaffa.
Alternative (tanto per chiudere rapidamente)?
Una sola: costruire una rappresentanza politica dell’opposizione fondata sulla materialità delle sofferenze patite dai ceti maggiormente sottoposti alla ferocia del ciclo capitalistico nel senso di disuguaglianze, privazioni, sottrazioni di condizione economica, diritti, status sfruttamento, precarietà di lavoro e di vita.
Una rappresentanza politica che, però, se riuscirà nell’intento di dimostrarsi consistente massa critica e non espressione di rivoli dispersi, ha l’obbligo di formarsi come “potere costituente”, cioè come visione alternativa di sistema e di società.
D’altro mi pare, a questo punto, non si possa scrivere o parlare.

Franco Astengo

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