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Monti Bildelberg

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(4 Maggio 2012) Enzo Apicella
32 dall'inizio dell'anno gli operai e i piccoli imprenditori travolti dalla crisi che hanno deciso di uccidersi

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Ultimissime da Confindustria:
perché non introdurre il contratto di schiavitù?

(5 Marzo 2018)

schiavitù dante lepore

Dante Lepore, autore di un libro molto ricco di spunti teorici e politici taglienti, Schiavitù del terzo millennio, PonSinMor, 2017, ci segnala che sul sito del Sole 24 ore è comparso il 26 gennaio un testo intitolato: Reintrodurre la schiavitù è o no un'opzione per la società moderna?, scritto da tale Enrico Verga, "consulente strategico e istituzionale", studi (umanitari, è da credere) all'Università Cattolica del Sacro Cuore.
Costui parte da un dato incontestabile: anche se sulla carta la (vecchia) schiavitù è stata bandita, in realtà "con nomi differenti [la schiavitù] esiste e prolifera ancora in buona parte del mondo". Il suo discorso punta alle partite Iva e a tutti coloro che lavorano per le imprese senza avere "un contratto normato e ben strutturato". Si tratta, sostiene, di un "potenziale scenario di schiavitù", perché le partite Iva non hanno giorni di malattia né giorni di ferie pagati, debbono pagarsi da sé gli strumenti elettronici necessari al proprio lavoro, hanno zero garanzie per il futuro, gli gravano sul groppone trattenute fiscali pesanti. Molte, poi, sono false partite Iva. Nessuno sa quante: 400.000? 600.000? Non lo sa neppure lui. Di una cosa però è certo: in questa campagna elettorale, invece di fare chiacchiere vuote, sarebbe il caso di formulare "una proposta di legge per re-instaurare l'istituto della schiavitù". Uno scherzo di cattivo gusto? Macché: "Fatti due conti veloci, alcuni milioni di neo-schiavi potrebbero essere interessati ad un programma che possa migliorare le loro condizioni".
Olà: questo è dire pane al pane, vino al vino!
La realtà dei rapporti di sfruttamento del lavoro correnti, intrisa di crescente violenza e umiliazione padronale e istituzionale, fa irruzione anche dentro il giornale di Confindustria. Dove si può leggere nel post di Verga: la "società moderna", Italia-2018, è piena di neo-schiavi i quali, benché siano formalmente liberi, stanno peggio degli schiavi dell'impero romano, perché a differenza di loro, non hanno alcun diritto garantito all'alloggio, alle cure mediche, al vitto, etc.
Qual è il consiglio di questo signor consulente strategico? Semplice: "per molti cittadini (...) sarebbe opportuno diventare schiavi [per contratto]". In coerenza con i suoi studi al Sacro Cuore, assicura di non suggerire né catene, né collari di proprietà, né frustate (forse). Ma sia ben chiaro: "Ovviamente lo schiavo dovrà concedere la sua totale disponibilità". Ovviamente. Del resto, nota, non esistono già oggi "catene virtuali", i cellulari attraverso cui l'azienda ha accesso alla vita dei suoi dipendenti "in ogni momento"? E allora, non fate tanto gli schizzinosi: "le catene (...) esistono, e sono sempre presenti nella vita quotidiana" (dei salariati). Aprite gli occhi davanti ai possibili benefici!
Trascriviamo la conclusione:
«Se assumiamo che gli aspetti negativi dello schiavismo (sfruttamento, incertezza per quanto riguarda il proprio futuro, mancanza di libertà) sono già di fatto presenti in una larga parte della classe lavoratrice, mi domando se non sarebbe un vantaggio per la comunità e lo stato se le grandi aziende non si facessero carico di un contratto di schiavismo.».
C'è un "non" di troppo, l'italiano di questo farabutto è claudicante; ma il messaggio è chiarissimo. E ben scandito nella chiusa del testo: "Dopo tutto la libertà non è per tutti. O no?".
È appena un piccolo scampolo di ciò che si sta fucinando negli ambienti padronali. Occhio! Per ora si comincia a sdoganare il "discorso", poi da cosa nasce cosa... specie se sul fronte della classe lavoratrice, tutto tace.
La "morale" è questa: ai capitalisti e ai loro tirapiedi abbiamo lasciato troppa libertà. Una libertà quasi sconfinata. Ne è derivata una forma di schiavitù salariata sempre più pesante, con vecchie e nuove catene materiali, legali e "virtuali". Le possiamo spezzare con una sola arma: la lotta e l'organizzazione di classe. Dissotterriamola!

Il cuneo rosso

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