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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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ALLE COMPAGNE E AI COMPAGNI DI POTERE AL POPOLO

(5 Marzo 2018)

Maurice Duverger

Maurice Duverger

Care compagne e cari compagni,
Scrivo mentre lo scrutinio elettorale è ancora in corso ma l’esito appare già definito.
Mi riservo, quando le cifre assolute saranno determinate, l’elaborazione di un’analisi più accurata degli scostamenti e dei riallineamenti che i risultati di questa tornata elettorale avranno provocato sul piano complessivo delle dinamiche interne al sistema politico italiano.
In questa occasione però, e in maniera assolutamente schematica, mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione alcuni punti di riflessione riguardanti la prospettiva di “Potere al Popolo”.
E’ scontato che le elezioni non rappresentano la sponda esaustiva di un’iniziativa politica comunista, di opposizione e di alternativa.
E’ stata giusta e condivisibile l’idea di rappresentare, in questa occasione attraverso la presentazione di una lista, l’immediatezza della conflittualità sociale e l’emergenza dell’insieme delle contraddizioni operanti nella società per misurarne un possibile grado di consistenza sul piano della massa critica.
Da questa scelta, personalmente condivisa, è derivato un giudizio di “semplificazione del pensiero comunista” che suscitò, all’inizio della campagna elettorale, un vivace dibattito.
Alla fine si è dimostrato che quella presunta semplificazione ha mostrato come, in ogni caso, un radicamento sociale significativo su quel terreno esistesse e di conseguenza fosse possibile, come adesso può essere proposto, una prospettiva può di prosieguo.
Un prosieguo nel corso del quale misurarsi nell’intreccio tra sociale e politico ponendosi sul versante dell’opposizione.
E’ apparsa invece sicuramente deludente (al riguardo delle aspettative presunte) l’idea di utilizzo del pensiero comunista in funzione della complessità relativa alla ricostruzione di un’area di governo.
Area di governo richiamata nostalgicamente ma che si è dimostrata non solo priva di interlocutori ma anche inesistente sul piano pratico del consenso almeno rispetto alle ambizioni dichiarate.
Partendo quindi proprio dalla constatazione della validità del discorso relativo alla necessità di una “immediatezza sociale” per una presenza d’opposizione nel Paese mi permetto di rivolgervi l’invito a riflettere sulla prosecuzione di questa esperienza, nata – credo – da una valutazione comune circa la prospettiva elettorale.
Siamo oltre a questo passaggio ed è necessario, almeno a mio giudizio, andare avanti.
Andare avanti senza dispersione di forze per lavorare alla costruzione di un’effettiva soggettiva politica.
Soggettività politica che dovrà misurarsi sul piano progettuale a elaborare, prima di tutto, un necessario aggiornamento posto sul piano dell’analisi della qualità delle “fratture” operanti nella società moderna ( o post – moderna che dir si voglia) soprattutto al riguardo dell’intreccio tra fratture materialiste e fratture post – materialiste.

L’esito della fase contraddistinta dalla cosiddetta “crisi dei subprime” e dal combinato disposto tra questa e la politica monetarista dell’Unione Europea può essere così riassunta:
1) Di fronte all’emergere di un dato inoppugnabile di aumento esponenziale e insopportabile del quadro di diseguaglianze ( Piketty, Stiglitz, Atkinson) e di scompaginamento sociale (Bauman) risultano del tutto inadeguate sia l’ipotesi riformista classica socialdemocratica – keynesiana (Corbyn, Malenchon, Podemos casi diversi da questo quadro e da esaminare separatamente fra loro: il riferimento dell’inadeguatezza riguarda piuttosto la crisi SPD e PSF cui è collegata la débacle di LeU) sia quella rivoluzionaria (la fase è tutt’altro). L’insopportabilità del livello raggiunto di diseguaglianze e la profondità dell’attacco dell’avversario sul terreno della costruzione di un vero e proprio “esercito di riserva” rende impermeabili vasti settori sociali anche agli effetti parziali di tentativi di redistribuzione attuati in nome di una presunta ripresa economica. Tenendo ancora ben presente l’evidente crisi delle forme di democrazia liberale e il presentarsi, sulla scena planetaria, dei rischi di conflitto globale a partire dalle aree investite, nel corso di questi anni, dal processo di “esportazione della democrazia” da parte di quella che appariva la sola superpotenza. Sotto questo aspetto il quadro sta cambiando, ma non certo in meglio. Emergono tensioni imperiali (Russia) globaliste e insieme sovraniste (Cina) e neo – colonialiste.
2) Si è comunque realizzata una vera e propria “recrudescenza della condizione di classe” (caratterizzata dall’intensificazione dello sfruttamento e dalla precarietà del lavoro, realizzata anche attraverso l’utilizzo dell’innovazione tecnologica proprio in dimensione ferocemente classista). Una recrudescenza della condizione di classe estesa ad ambiti ben oltre a quelli un tempo investiti dalla classica “contraddizione principale” in un quadro di arretramento verticale (processo in atto da oltre un trentennio) rispetto a quanto realizzato, sia pure di parziale, nel corso dei cosiddetti “30 gloriosi”
3) Volendo usare paralleli storici verrebbe da dire che è in atto un processo molto forte di “rivoluzione passiva” che sta provocando un vero e proprio “riversamento” nella relazione tra struttura e sovrastruttura oltre che a uno “scompaginamento sociale”. Di conseguenza – ci si trova dentro ad una “guerra di posizione”
4) Di questi fenomeni sono stati investiti pesantemente sindacati confederali e partiti che hanno mutato la loro condizione, strutturazione, natura. Chi ha cercato di resistere a questo stato di cose ha dovuto adattarsi a una logica – appunto - di “resistenza” in certi casi positiva ( sindacati di base) in altri semplicemente retrò (partiti e loro insegne)
5) La sola possibilità che si apre per un’idea di presenza che risulti all’altezza della complessità di contraddizioni in atto (il cui quadro di riferimento teorico è in ogni caso urgentemente da aggiornare da questo punto di vista) e che ci si metta in condizione di avviare un processo di riaggregazione e di riconoscimento collettivo intrecciando tra sociale e politico e trovando in una dimensione della rappresentanza politica il terreno sul quale esprimere un’opposizione di tipo “sistemico” che può rappresentare la base per la costruzione di un progetto di alternativa.
6) “Opposizione per l’alternativa” che può rappresentare di conseguenza l’indicazione più idonea per i comunisti e per altre forze di opposizione sociale e politica che intendano cimentarsi con la prospettiva di apertura di una nuova fase.

La possibilità di esprimere l’opposizione in sede istituzionale costituisce un’importante punto di partenza per un progetto di nuova aggregazione e presenza politica.
Si tratta adesso, sempre a mio modestissimo giudizio, di trovare la combinazione giusta per tenere assieme le diverse espressioni che si sono incontrate e misurate nell’occasione della formazione della lista.
Il riferimento naturale, in questo senso, è rivolto alla presenza di soggettività organizzate in forma partito o in altro modo che hanno l’esigenza di conservare forma e identità del loro modo d’essere.
E’ necessario allora lavorare ancora sul tema “Costituente” che pure è già stato affrontato, ponendo accanto ad esso un’idea di utilizzo dello strumento dell’autoconvocazione.
L’avvio di un processo riguardante la formazione della nuova soggettività politica potrebbe, in sostanza, riguardare un affiancamento tra la pratica dell’autoconvocazione e delle assemblee deliberanti all’interno di una struttura federativa con le forze già organizzate che dovrebbero dimostrare, in questo caso, una grande generosità politica come avvenuto del resto nel corso della formazione della lista elettorale.
L’obiettivo, al termine di un itinerario definito, potrebbe essere quello di formare una soggettività politica capace di sperimentare il modello consiliare.
In questi termini:
Non possiamo concepire il soggetto politico come un piccolo nucleo cui si affida il compito di preparare e dirigere la lotta mentre le “vaste masse popolari” occupano semplicemente gli spazi sociali disponibili.
Un soggetto politico non può risultare estraneo alla quotidianità dell’intreccio struttura e sovrastruttura, rifiutando la totale istituzionalizzazione della battaglia politica come potrebbe avvenire oggi per un partito a integrazione di massa di matrice socialdemocratica, strutturato sul modello dei “cerchi concentrici” secondo l’elaborazione di Maurice Duverger.
Un soggetto politico comunista, anticapitalista, di opposizione per l’alternativa oggi può e deve essere fondato su alcuni punti di forte innovazione, al riguardo della pratica politica appartenuta alla nostra tradizione.
La proposta specifica di un rinnovamento reale nella “forma partito” può quindi configurarsi come proposta di un “partito consiliare”.
Una forma politica di tipo consiliare da intendersi come soggetto non mediatore fra le diverse realtà esistenti, ma come riferimento di un vero e proprio punto d’innovazione tra la crisi del partito inteso come tale e il compiuto scivolamento nel meccanismo perverso dell’americanizzazione della politica.

Sulla base di questa valutazione e di queste analisi vanno individuate, anche nel campo specifico dell’organizzazione, alcune coordinate interpretative della realtà, capaci di definire una prima risposta ai problemi fin qui indicati, evitando di mistificarli o di banalizzarli. La proposta di partito consiliare prevede tre discriminanti specifiche:
a) Una dialettica forte e permanente tra il soggetto, considerato una parzialità tendente alla sintesi e i movimenti di massa;
b) Una dialettica forte e permanente tra il soggetto stesso e il concetto di Stato (senza cadere nella visione negriana della moltitudine) ma assumendo per intero il dato del deperimento del concetto di “Stato – Nazione” e dell’emergere, non soltanto sul piano europeo, di realtà insieme transnazionali e sovranazionali;
c) Un nuovo rapporto tra specialismo e politica, tentando di realizzare una forte verticalizzazione nella capacità elaborativa delle sedi politiche;

Grazie per la vostra attenzione e, in anticipo, per eventuali spunti di interlocuzione.

Franco Astengo

Fonte

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