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RESTANO I PADRONI, CAMBIANO I SERVI.

(8 Marzo 2018)

Per comprendere spostamenti e flussi elettorali vanno abbandonate topografie politiche insufficienti all'analisi materialista ed alla conseguente, necessaria risposta strategica del momento.
La crisi, e l'attuale ripresina, fatte pagare interamente al proletariato,
e la mancata risposta adeguata di questo,
sono alla base delle fibrillazioni elettorali in questa fase storico-politica.

poco potere al popolo, molto potere ai populisti, meno liberi meno uguali
RESTANO I PADRONI, CAMBIANO I SERVI

Nonostante il muro “partecipativo” di stato, chiesa, governo, partiti, sindacati e media. la montagna elettoralista non ha partorito alcun topolino recuperativo.
Nonostante in molti siano nati con l'obiettivo di “riportare a casa” in particolare il rifiuto di classe verso deleghe in bianco.
L'astensionismo è al 27% , aumentato del +2% rispetto al 2013 (25%), soprattutto al centrosud ( Basilicata 71%, Puglia 69%, Campania 68%, Sardegna 65%, Calabria 63%, Sicilia 62% ), ma anche nelle “capitali” del nord integrate in Europa.
L'astensionismo si conferma l'unica anomalia oggettivamente antisistema, per quanto ancora individualista, trasversalmente interclassista e per questo né antagonista, tantomeno rivoluzionaria.

Il ciclo elettorale e politico nostrano risultano influenzati dal vento populista europeo, contraddittorio verso l'U.E. ed in special modo verso la propria locomotiva tedesca, seppur mutuato in salsa temperata all'italiana.
La “nuova” situazione dei rapporti di forza tra partiti e coalizioni non risente di grosse accelerazioni, “balzi o sfracelli”, ma, al contrario degli ululati mediatici, conferma ed in parte riduce quantitativamente quanto ampiamente annunciato e previsto prima del voto.
Sottodimensionati rispetto alle aspettative pubblicamente dichiarate appaiono i successi sia del M5 Stelle ( divenuto il vero partito della spesa sudista insieme a Fratelli D'Italia ) e della Lega che pure, confermando il proprio insediamento nordista, guadagna la guida del centro-destra scippandola ad una Forza Italia che senza Berlusconi sarebbe andata ancora peggio.
Ugualmente come previsto paga un forte ridimensionamento alle politiche di governo il P.D., mentre “Liberi ed Uguali” non intercetta né il frustrato “popolo del P.D.” deluso da Renzi, tantomeno pezzi di astensionismo.
In sostanza, è accaduto quello che doveva succedere.



Senza estremi, si rende possibile un ricambio di potere e governo ancora indefinito nelle sue colorazioni parlamentaristiche, comunque pre-accreditato in sede euroamericana dalla temperazioni delle pulsioni euroscettiche grilline, leghiste e forzaitaliote e dai viaggi internazionali di tranquillizzazione verso le cancellerie continentali.
La pre-rassicurazione ai padroni europei sta producendo un”passi” verso una coalizione di governo che scambierà la “contrattazione” al tavolo europeo sul debito pubblico con il rafforzamento della presenza italiana nella cabina di comando delle cooperazioni rafforzate Franco-Tedesca.

Quanto agli spondisti “del popolo”, ennesimo esempio dell'assemblaggio opportunista, 'o scuorn' è totale, non essendo riusciti a raccogliere nemmeno l'attuale peso elettorale di RC., vera ossatura organizzativa dell'intero agglomerato politico.
Questi apostoli della “volontà politica”, ultimi tifosi di una democrazia in via di trasformazione, incapaci a comprendere l'ininfluenza di ogni sia pur sincera “buona intenzione” rispetto al “movimento reale”, hanno tentato la carta antifascista, scambiando una inesistente “marea nera” (si vedano gli 0,0.....di Casapound e F.N.) con una “maretta” pericolosa e mal frequentata tra strumentalizzazioni istituzionali e repressione poliziesca.
D'altra parte, le pulsioni securitarie-xenofobe e razziste non hanno certo bisogno di mani tesi e gagliardetti, quando possono bearsi dell'intero arco costituzionale che, tra vangeli e decreti, insegue la sicurezza del ceto proprietario e il mugugno popolare a suon di (utopistici) tentativi di “stop” o di “controlli” dei flussi migratori.
E sono proprio gli effetti dei processi di internazionalizzazione capitalista ad aver determinato, in Europa ed in Italia, anche in mancanza di un movimento operaio internazionalista, la cosiddetta risposta tanto di massa quanto “di destra”, comunque accompagnata da un massiccio quanto a tratti ancora indecifrabile astensionismo.

Dal nostro punto di vista cambiano i musicanti ma la musica, seppur su un pentagramma diverso, rimarrà la stessa, degna di un combattimento di classe da impostare strategicamente e da attrezzare organizzativamente.
Di certo, i deludenti e prevedibili risultati dell'opportunismo movimentista, se da un lato produrranno una colpevole frustrazione in tanti militanti in buona fede, dall'altra rappresentano una salutare scrematura tra scelte di campo diverse.
Ed incompatibili!

CLASSE contro CLASSE
per una società senza classi

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