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La barbarie quotidiana di questo sistema
Il sistema sociale, economico e politico in cui viviamo (il capitalismo) non è più in grado di offrire nessun progresso alla società. Se c'è stato un tempo in cui ogni generazione poteva aspirare a qualche relativo miglioramento sociale in relazione con le generazioni precedenti, oggi non è più così. I salari valgono sempre meno; il lavoro è sempre più precario (solo una minoranza di lavoratori ha un impiego stabile a tempo indeterminato); i disoccupati si contano a milioni; lo stato sociale (sanità, pensioni, scuola, trasporti), tagliato dai governi padronali di ogni colore, offre servizi spesso inesistenti; una fetta crescente della popolazione vive in condizioni di miseria. Per garantire i profitti di qualche decina di famiglie di miliardari, i governi padronali scaricano i costi delle periodiche crisi economiche, inevitabili nel capitalismo, sui lavoratori e i giovani. In questo quadro, crescono la violenza contro le donne, contro gli immigrati, la discriminazione di gay e lesbiche: vittime in questa società di un doppio grado di sfruttamento e oppressione.

Cambiano i governi ma non cambiano le politiche
Talvolta si sente commentare: "ci vorrebbe una rivoluzione per cambiare tutto questo". Eppure la maggioranza dei lavoratori pensa che oggi una rivoluzione socialista sia impossibile. E pensa così perché la quasi totalità delle organizzazioni politiche e sindacali della sinistra in questi decenni ha cercato di convincerci che le rivoluzioni sono una cosa del passato, qualcosa di "irrealistico". Ma davvero qualcuno può convincerci che continuare così, avanzando ogni giorno di più nella barbarie, sia una prospettiva realistica? Come è possibile affermarlo, quando sappiamo che è a rischio la stessa sopravvivenza ambientale del pianeta in cui viviamo, devastato dalle politiche del profitto?
I dirigenti dei partiti della sinistra ci hanno spiegato per anni che era più "realistico" cercare di governare in alleanza con la borghesia "progressista". Ma abbiamo visto che politiche hanno fatto i governi "progressisti" in tutto il mondo: da quelli di centrosinistra in Italia fino ad arrivare al governo di Syriza in Grecia. Utilizzando il sostegno dei partiti della sinistra riformista e delle burocrazie sindacali (che hanno garantito anni di "pace sociale") hanno praticato le politiche padronali scaricandone i costi sempre sui lavoratori. La verità è che ogni governo e giunta all'interno di questo sistema sociale, quale che sia il partito che lo dirige, sia il centrodestra, il centrosinistra o il Movimento di Grillo, garantisce i profitti delle classi dominanti, cioè di banchieri e industriali. E' un dato che sta nella percezione comune: cambiano i governi ma non cambiano le politiche di massacro sociale.

Gli unici realisti sono i rivoluzionari
Se davvero si vuole essere realisti bisogna allora riconoscere che è necessario un cambiamento vero. Non il cambiamento illusorio promesso da forze come il M5s di Grillo o da altre forze demagogiche che promettono onestà e buon governo all'interno di questo sistema sociale, il capitalismo, che in realtà è e sempre sarà un sistema ingiusto e corrotto perché si basa sullo sfruttamento della maggioranza della popolazione da parte di un pugno di miliardari.
Serve cambiare sistema sociale, sostituirlo con uno più razionale. Già oggi una economia pianificata in base ai bisogni sociali (invece che basata sui profitti dei padroni) consentirebbe di eliminare la miseria e la disoccupazione. Applicando realmente le immense conoscenze scientifiche e tecnologiche di cui disponiamo, consentirebbe uno sviluppo sociale senza precedenti, garantendo persino una drastica riduzione delle ore dedicate al lavoro, lasciando così tempo libero a ogni uomo e a ogni donna perché possa realizzare le proprie aspirazioni e potenzialità.
Quella che abbiamo descritto non è un'utopia. Nel 1917 i lavoratori russi riuscirono con la rivoluzione a rovesciare il capitalismo, dimostrando che il potere non deve essere per sempre e per forza in mano ai padroni. La degenerazione stalinista di quel processo non dimostra l'impossibilità del comunismo: fu il prodotto dell'arretratezza da cui proveniva la Russia e dell'isolamento della rivoluzione garantito dall'accerchiamento capitalistico e dalla politica traditrice delle direzioni riformiste nei Paesi occidentali. Le mostruosità dello stalinismo - che oggi la propaganda padronale ci presenta come "il comunismo" - furono la negazione di ogni idea di comunismo, passarono per lo sterminio dei rivoluzionari e si conclusero con la restaurazione del capitalismo. Il comunismo che noi rivendichiamo è dunque altra cosa: è quello del 1917, che in pochi anni dimostrò la superiorità di una economia sottratta al profitto.

Bisogna costruire il partito comunista che ancora manca

Il mondo è costruito dai lavoratori. Sono le mani dei lavoratori e delle lavoratrici che coltivano i prodotti alimentari, che costruiscono le automobili e le case, gli ospedali e le scuole, i cellulari e i computer. Ma quegli stessi lavoratori non riescono a sfamarsi, educarsi, vestirsi né ad avere una sanità e una scuola dignitose. Il capitalismo è il padre di tutte le oppressioni, della repressione e delle guerre, nonché della rapida distruzione dell’ambiente. Se i lavoratori fossero al potere e potessero liberare lo sviluppo delle forze produttive si potrebbe farla finita da subito con la fame e la disoccupazione nel mondo.
Ma se il socialismo resta l'unica alternativa - per quanto difficile da costruire - a questo sistema sociale marcio, dobbiamo essere consapevoli che non si produrrà da sé. Sono necessarie le lotte dei lavoratori e dei giovani. E' necessario estendere e organizzare queste lotte in direzione di una lotta di massa e rivoluzionaria che dia vita a un governo di lavoratori che espropri industriali e banchieri e avvii una economia in grado di soddisfare le esigenze delle masse.
Per fare tutto questo è necessario che i lavoratori e i giovani proletari si dotino di un loro partito. Un partito diverso dai partiti della sinistra che abbiamo conosciuto in questi anni: diverso perché orientato non dalla ricerca di poltrone e poltroncine in questa società ma da un progetto di rovesciamento di questa società. Nessuna rivoluzione vittoriosa nella storia è avvenuta spontaneamente, in assenza di una organizzazione per la lotta, in assenza di militanti che si impegnino quotidianamente nei loro luoghi di lavoro e nella società per costruire una resistenza alle politiche padronali del governo, per conquistare altri compagni alla lotta.

Alternativa Comunista e la Lit-Quarta Internazionale
Il Partito di Alternativa Comunista, nato dieci anni fa, non ha la pretesa di essere oggi quel partito che manca. E' un piccolo partito che però si basa su grandi elementi di forza che lo distinguono da tutto il resto della sinistra: un programma realmente socialista e l'appartenenza a una Internazionale che si sta costruendo nei quattro continenti. La Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale, di cui il Pdac è la sezione italiana, è una organizzazione presente in decine di Paesi nel mondo, in alcuni casi (ad es. in Brasile) con un ruolo di direzione di lotte di massa, impegnata nelle lotte quotidiane dei lavoratori e dei giovani proletari per cercare di unire queste lotte a una prospettiva socialista.

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