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(13 Aprile 2018)
Negli ultimi sette anni Stati Uniti, Europa ed i loro alleati medio orientali hanno provato a smembrare la Siria in tutti i modi possibili, alimentando una guerra civile che ha provocato milioni di profughi e centinaia di migliaia di morti, oltre che la distruzione dell’intero paese. Essi hanno finanziato, armato e sostenuto militarmente quell’islamismo radicale che a casa loro denunciano come il nemico assoluto, eppure evidentemente utilissimo quando serve a destabilizzare altri paesi. Ma nonostante questo enorme dispendio di energie, il governo siriano, con il supporto delle milizie libanesi, iraniane e soprattutto della Russia che non intendeva subire ancora una volta passivamente la messa in discussione di un proprio prezioso alleato nell’area, ha sconfitto i cosiddetti ribelli, composti in buona parte da combattenti provenienti dall’estero facendo fallire i loro piani.
Di fronte a questo smacco delle proprie mire neocoloniali, le potenze occidentali non si arrendono e decidono di alzare la posta, minacciando un intervento militare diretto. Ancora una volta essi hanno imbastito una provocazione, accusando il governo siriano di avere usato armi chimiche contro i civili tenuti in ostaggio a Goutha dai cosiddetti ribelli. Si tratta di una palese menzogna elaborata proprio da quei ribelli che essi finanziano e sostenuta a piè sospinto da quegli organismi “umanitari” altrettanto lautamente finanziati da quelle potenze. Non a caso gli USA ed i suoi alleati si rifiutano anche di aspettare l’esito di una commissione imparziale per verificare la veridicità dei fatti.. Esattamente come avvenne con le inesistenti armi di distruzioni di massa di Saddam, le false stragi fatte dall’esercito serbo o con le fosse comuni di Gheddafi, si usa la scusa dei crimini contro i civili per farci accettare questa nuova aggressione alla Siria.
Questo presunto spirito umanitario del tutto strabico è manifestamente uno strumento per sostenere la politica di rapina e di oppressione verso chi non si piega ai diktat dell’alleanza Nato. Nella stessa Siria i bombardamenti effettuati dalla Turchia sulle popolazioni curde non hanno fatto scattare nessuna condanna nei confronti di Erdogan. Così come nessuna critica viene rivolta all’alleato Arabia Saudita, abbondantemente rifornito, in particolare dall’Italia, di micidiali armi di distruzione di massa, per i bombardamenti quotidiani sulla popolazione dello Yemen ormai ridotta alla fame ed in balia del colera. Meno ancora si sollevano proteste per quei veri e propri campi di concentramento in cui il pupillo occidentale Israele tiene rinchiuso ed opprime il popolo palestinese dopo averlo privato della sua terra. Le esecuzioni dei palestinesi che protestano a mani nude da parte dei cecchini dell’esercito israeliano a Gaza viene anzi considerato un atto di legittima difesa.
L’interminabile offensiva, iniziata con l’aggressione all’Iraq, passata per lo smembramento della ex-Jugoslavia, riaffermata con l’occupazione oramai ventennale dell’Afghanistan e con l’intervento in Libia, per ricordarne solo alcuni, ha il solo scopo di riaffermare il completo controllo dei Paesi occidentali sui popoli che nel secondo dopoguerra avevano provato a liberarsi dall’insostenibile dominio coloniale.
Essa è alimentata da quella stessa sete di profitto che in questi anni ha prodotto un forte arretramento anche delle nostre condizioni di vita e di lavoro.
Quando i nostri governanti ci parlano della difesa della “nostra” civiltà, della “nostra” democrazia per chiedere il nostro consenso alle politiche imperialiste, essi intendono la difesa dei “loro” profitti, dei “loro” privilegi come classe dominante, ed utilizzano quelle stesse politiche per aumentare il “nostro” sfruttamento, la “nostra” precarietà e la possibilità di reprimerci in nome dei supremi interessi della nazione e dei valori occidentali.
Diventa quindi sempre più urgente non solo dissociarsi da questa politica guerrafondaia e neocoloniale, ma anche tentare di contrastarla in ogni modo. Il militarismo e l’interventismo incontenibile della Nato va a scontrarsi oramai con gli interessi vitali di altre potenze mondiali come Cina e Russia, che non sono più disposte a giocare un ruolo di secondo piano nello scenario mondiale. Tutto ciò aumenta i rischi di trasformazione dei conflitti a scala regionale in un vero conflitto mondiale dagli esiti catastrofici per tutta l’umanità.
Il nostro governo, per quanto dimissionario, si è affrettato ad associarsi alla campagna di criminalizzazione fondata sulla bufala del bombardamento chimico, con il sostegno di tutta la grande stampa nazionale. E anche se per il momento non si associa alla nuova missione militare ha già dichiarato che non farà mancare il proprio supporto con le tante basi militari del nostro territorio.
Scendiamo in campo immediatamente per fermare questa ulteriore aggressione alla Siria e per impedire una partecipazione italiana a qualsiasi livello a questa nuova avventura imperialista.
Napoli, 12/04/18
Rete contro la guerra e il militarismo
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