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EUROPEISMO COMUNQUE: L'UNICO NECESSARIO SBOCCO
PER IL CAPITALE ITALIANO ED IL PROSSIMO GOVERNO

(20 Aprile 2018)

Editoriale del n. 64 di "Alternativa di Classe"

edifici delle istituzioni europee

Strasburgo: edifici delle istituzioni europee

Mentre il teatrino delle consultazioni, dei veti e delle “aperture” per la formazione del nuovo governo nazionale procedeva con i suoi riti e le sue tempistiche, specchio per le allodole per l'opinione pubblica, davanti all'imperialismo di casa nostra emergeva la necessità di scelte di peso per il suo futuro nell'ambito dell'Unione Europea (UE). In primo luogo, infatti, hanno forte rilevanza le prossime scelte di politica economica comunitaria che, con l'uscita del Regno Unito, segnano le possibilità di un cambiamento dei rapporti di forza interni. Se in termini assoluti il bilancio totale della UE è diminuito, in termini relativi sono aumentate le possibilità per l'Italia di far valere il proprio peso, soprattutto rispetto a Francia e Germania, e non è questione irrilevante: già ai primi di maggio è prevista la proposta di bilancio comunitario del prossimo settennato 2021-'27.
Per l'imperialismo italiano si tratta, infatti, prima di tutto di influire su due capitoli di bilancio UE: le spese per le politiche sull'immigrazione e le risorse da assegnare alle politiche agricole. Mentre per le prime, che riguardano un fenomeno determinato unicamente da almeno un secolo di aggressività imperialista, l'Italia da sempre sta cercando, ovviamente e alacremente, “il coinvolgimento dei partner” UE, per le seconde sta cercando di evitare quei tagli alla Politica Agricola Comune (P.A.C.), voce che incamera la maggiore quantità dei Fondi europei, che possano andare ad interessare le produzioni nazionali.
Altri due temi in discussione, che vedono l'Italia fortemente interessata, vista la sua fragilità bancaria e la relativa debolezza economica, sono quelli della Unione bancaria e della Unione monetaria da completare. A fronte della Germania, ad esempio, che sta richiedendo una “maggiore responsabilizzazione” economica di tutti i partner, l'Italia ha sempre sostenuto un “rischio più condiviso” e maggiore “solidarietà” europea... Il che si traduce così: ferme le attuali contribuzioni nazionali (più pesanti per i Paesi più ricchi), comuni ed uguali responsabilità sul totale del budget economico assommato dalla UE. Ed in Germania, di fronte ad una ipotesi del genere, non manca chi ipotizza l'uscita dalla moneta unica, in modo da rendere subito esigibili i crediti da essa maturati, ed oggi congelati nella Banca Europea.
Viene in mente, a questo proposito, l'assurdità della tesi di chi qui in Italia parla dell'Europa, come fanno ad esempio i sovranisti “di sinistra”, come di una situazione di asservimento alla Germania. Vi sono, certamente, condizioni diverse dei due imperialismi, determinate da una storicità di sviluppi diversi, ma entrambi, a partire da esse, cercano di trarre i massimi benefici per sé dal rapporto con gli altri alleati/concorrenti. Ed è per questo, per esempio, che i rapporti reciproci sono regolati da trattati, e non da deliberazioni! L'unità politica, come qualcuno vaneggia per il Parlamento europeo, che “sarebbe meglio” si sostituisse alla Commissione europea, in realtà deriva, com'è sempre nel capitalismo, dagli interessi economici, e non può essere l'inverso!
Nel frattempo, in Italia il suo Decreto istitutivo stabiliva che il Documento di Economia e Finanza (D.E.F.) fosse varato entro il 10 Aprile, quando, invece, Martedì scorso “i tecnici dell'economia” vi stavano ancora lavorando. A vararlo sarà la nuova Commissione Bilancio oppure, in caso di ritardi formali ad insediarla, lo stesso Governo Gentiloni, finora mai decaduto e che ne ha chiesto il rinvio. La UE attende, “tollerante”, la data del 30 Aprile promessa da Padoan per la sua approvazione, ricordando che, senza un nuovo governo, come è ormai pressoché sicuro che sarà, il Documento non si potrà distanziare dalle linee del vecchio D.E.F., aggiornando solo le stime su PIL, deficit e debito. Le valutazioni UE, che anticipano già, comunque, la richiesta di una prossima “manovra correttiva” da 3,5 miliardi, sono previste ora per Maggio.
In pratica, le linee di politica economica, a parte piccoli aggiustamenti legati alla composizione del prossimo governo, sono già segnate: la borghesia italica ha tutto l'interesse a non esasperare i rapporti con le altre borghesie alleate/concorrenti, dato che oggi è la stessa concorrenza internazionale sui mercati a richiedere ai contendenti, per garantire ancora al sistema livelli di tenuta, una “soglia critica” a partire dal livello economico, che, in questo caso, vuole dire unità raccordata degli imperialismi europei in un aggregato continentale. La Brexit (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 43 a pag. 1), peraltro prevista solo per il 29 Marzo 2019 (quasi tre anni dopo il voto popolare), dati i tempi necessari per ricontrattare nuovi reciproci rapporti con la UE, non fa testo, dal momento che il Regno Unito, con importanti propaggini extracontinentali ed i perduranti rapporti con il Commonwealth, può permettersi anche un ruolo autonomo sullo scacchiere internazionale in rapporto con gli USA.
Tornando all'Italia, il Movimento 5 Stelle, affermatosi inizialmente con l'apparenza di “movimento antisistema”, ed oggi “ago della bilancia” in stile democristiano, nella misura in cui sta mettendo da parte alcune sue tradizionali rivendicazioni, si sta sempre più accreditando verso il capitale nazionale, con Confindustria che lo considera ormai “affidabile” ed il PD, che, sul tema del governo, “lo aspetta al varco”... E' proprio Di Maio, infatti, a dichiarare oggi di “stare al 1,5%” per il rapporto deficit/PIL e che vuole ridurre questo rapporto di 40 punti in 10 anni: proposte molto diverse dalle dichiarazioni anti-europeiste di mesi fa, o anche solo dalla campagna elettorale!...
Nessuno dei partiti approdati in parlamento, a parte qualche piccola distonia da parte di Lega e Fratelli d'Italia, ha proposto provvedimenti tali da stravolgere i vincoli europei, punto fermo, quanto obbligato, per la borghesia nazionale, mentre tutti concordano sul rilancio della “spending review”. Quello che può cambiare tra una soluzione governativa e l'altra sono soltanto le frazioni di capitale che avranno i migliori vantaggi e, data la strategia borghese di divisione dei proletari, l'individuazione di quali settori di classe, per tipologia di occupazione, età, sesso, ecc. dovranno essere i più colpiti, fermo restando l'attacco agli immigrati, necessario comunque per compattare i proletari italiani alla stessa borghesia nel suo complesso, ed incrementare la “guerra fra poveri”, massimo orizzonte anche di tanta “sinistra”.
Gli aspetti che paiono avere contribuito non poco all'inderogabile scadenza citata dal Presidente Mattarella per la formazione del nuovo governo, vale a dire entro il prossimo Consiglio Europeo di Giugno, sono entrambi sul piano militare. Oltre alla sopravvenuta urgenza della crisi siriana, che vede le due alleanze imperialiste (a grandi linee, USA & soci da un lato, e BRICS dall'altro) fronteggiarsi sempre più apertamente anche sul piano militare, vi è stata l'accelerata, venuta dal Vertice UE del 25 Marzo scorso di Roma, sull'attuazione della Difesa europea (la PeSCo - peraltro già prevista fino dal Trattato di Lisbona), rispetto alla quale vanno prossimamente precisate le clausole di un nuovo accordo. L'uscita della Gran Bretagna, infatti, ha reso primaria nella UE la forza nucleare della Francia, mentre il rafforzato asse franco-tedesco vuole assolutamente garantire che il nuovo Fondo Europeo per la Difesa (strettamente legato alla PeSCo) spenda i “soldi europei” solo per “sostenere imprese di proprietà europea”. In Italia aziende importanti come, ad esempio, la Avio Aereo e la Piaggio Aerospace, pur essendo società europee, sono controllate da proprietari extra-UE...
Si tratta di problemi non certo secondari sia per un decollo dell'imperialismo europeo come tale, sia per l'Italia, che, oltre ad impegnare “in proprio” militari all'estero, spesso a diretto sostegno di imprese nazionali come ENI, risulta oggi essere complessivamente il Paese più coinvolto, sia a livello tecnologico che gestionale, nell'ambito dei progetti militari UE (15 su 17), pur intrattenendo cruciali partnership strategiche con l'industria bellica USA. Oltre tutto è notorio che gli USA non vedano certo di buon occhio uno smarcamento della difesa UE dalla NATO, e perciò una marginalizzazione della propria industria bellica sul mercato europeo. Nel budget comunitario 2021-2027 lo stanziamento per progetti di ricerca militare ammontano, poi, a mezzo miliardo di Euro!... Una bella torta, oltre alle altre implicazioni in termini di potere.
Mentre ai proletari non può bastare l'estraneità ai riti della politica borghese, senza la ricerca dell'unità come classe internazionale per i propri interessi, inconciliabili con quelli del sistema del profitto, per i comunisti è sempre più urgente la coscienza della centralità e della portata dello scontro di classe, senza farsi abbagliare da innaturali alleanze con inesistenti “borghesie progressiste”, ed indicando l'unica strada dell'unità nella concretezza di lotte unificanti a partire dai comuni interessi, durante le quali operare per costruire lo strumento politico necessario.

Alternativa di Classe

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