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25 APRILE: QUEL SOLE MAI SPUNTATO!

(23 Aprile 2018)

Le liberazioni nazionali, o anticoloniali, o dall'oppressore straniero invasore, sono per loro natura interclassiste.
Hanno avuto carattere progressivo in passato, nel loro “spingere” verso la sovranità nazionale, e la sua forma democratica di rappresentanza, sancendo rapporti sociali e di classe più chiari nel loro essere evidentemente capitalistici.
Oggi, il “migliore involucro” democratico diviene la carta di ricambio di ogni totalitarismo, costretto al suo superamento dall'internazionalizzazione di mercato e dalla propria inadeguatezza a questo processo storico-naturale.
Oggi la democrazia diviene la forma moderna dell'oppressione di classe, conservativa quando non reazionaria.

Nello specifico italiano, la “liberazione assistita” ed interessata degli americani, non è mai stata, se non nelle intenzioni di poche minoranze anarchiche e comuniste all'esterno dei c.l.n., nemmeno un'ipotesi rivoluzionaria.
Ed infatti, l'intera ossatura tecnico-repressiva e buona parte dell'architettura giuridico-legale del ventennio è stata travasata nella repubblica democratica che solo l'anno dopo la liberazione, nel 1946, sdoganò e mise in parlamento il M.S.I..
La costituzione “antifascista” che convive con l'uso padronale dei fascisti non è una contraddizione, ma l'esplicitazione dell'inganno democratico, e dell'attualità di una sua critica, cominciata da Marx 170 anni fa e troppo spesso colpevolmente dimenticata.

25 APRILE QUEL SOLE MAI SPUNTATO.


Armi in pugno, in tante e tanti,
donne e uomini della resistenza,
ci hanno creduto.
Alla libertà, e alla liberazione!
Alla possibilità di scacciar via i padroni
insieme all'invasore nazista ed ai fascisti.
A vivere in un altro modo, in un'altra società.

E invece finirono senza voce nell'imbuto dei c.l.n., messi da parte, spesso perseguitati, incarcerati, assassinati dagli stessi oppressori che avevano combattuto.
Il travaso dal fascismo alla democrazia, sotto la stessa cupola capitalista, era più forte ed importante di loro, della loro lotta armata, delle loro speranze e desideri.
Poi arrivarono le promesse, chiacchiere su una “rivoluzione futura” contro i fatti del supersfruttamento ricostruttivo.
Ed infine dismesse pure quelle, rimase l'icona, il simulacro di una “resistenza” senza rivoluzione.
Lo stesso simulacro che, come la messa domenicale, si celebra ogni anno, declinato alle cangianti necessità politiciste, svilito e svenduto come le spillette che gli fanno da contorno.

A quei combattenti, a quelle donne e uomini in armi, al loro sbiadito “sol dell'avvenire”, dedichiamo l'impegno a continuare la lotta per l'unica, vera liberazione: quella dal lavoro salariato e dal sistema che lo produce.

Pino ferroviere

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