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Afghanistan

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(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

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    Afghanistan, ordinaria morte esplosiva

    (22 Aprile 2018)

    disperazione afghanistan

    Le urla strazianti dei familiari delle ultime 48 vittime della comunità hazara di Kabul si levano davanti a un centro elettorale sito in un edificio adibito a scuola di Dasht-e Barchi, area occidentale della capitale. E’ una zona già squarciata da bombe e dolore, davanti alla moschea nel mese di febbraio erano stati allineati ventisei cadaveri. Oggi, in una domenica di sole, i marciapiedi prospicenti l’ufficio, dove ci si registrava per le elezioni programmate in autunno, sono nuovamente un lago di sangue. Le immagini diffuse dal luogo dell’attentato mostrano fototessere e scarpe, forse gli unici segni con cui risalire all’identità di alcune vittime dilaniate dall’esplosione provocata da un kamikaze. E’ lo Stato Islamico, come in altre recenti occasioni a rivendicare l’agguato, lanciato innanzitutto contro i kabulioti, per intimorirli, piegarli, prostrarli. Lanciato contro l’etnìa hazara di fede sciita, dunque secondo i dettami del fanatismo wahhabita di cui si nutre il Daesh, nel piccolo come grande Medio Oriente, contro infedeli da sterminare. Un attacco che diffondendo morte e paura si scaglia anche sull’amministrazione Ghani, che cerca legittimazione e conferma dalle urne, mentre appare incapace di governare alcunché.

    I talebani reclamano l’estraneità
    da questa strage, per quanto nei mesi scorsi si sono impegnati in un confronto ravvicinato e criminale coi rivali del Khorasan e aggregati, destinato a seminare lutti fra i civili. E per allargare la cifra altri sei morti si registrano in un agguato fotocopia avvenuto nella provincia settentrionale di Baghlan, sempre davanti a un centro elettorale. Sebbene per questo strazio non sia tuttora giunta rivendicazione. Non è il primo attacco rivolto ai luoghi dove i cittadini sono invitati a recarsi per la registrazione elettorale, che si tiene con ampio anticipo per poter verificare l’adesione degli afghani alla scadenza. Ovviamente chi, come i fondamentalisti dissidenti convogliati sotto la sigla dell’Isis, cerca di opporsi alla scadenza prosegue nella diffusione di terrore e caos. Anche diversi poliziotti sono stati uccisi o feriti in agguati rivolti a questo genere di uffici tramite azioni rivendicate in questi casi da talebani. La diversità dell’approccio, egualmente violento, fra le due fazioni riguarda gli obiettivi da colpire: nelle ultime settimane i talib sembrano puntare esclusivamente agli uomini in divisa. La Commissione elettorale indipendente sostiene che il corpo elettorale s’aggira sui 15 milioni di aventi diritto al voto. Agli islamisti di strada, che boicottano col sangue la scadenza, s’affiancano gli islamisti di governo che pensano di utilizzarla per i propri affari, come accade dal 2001 col benestare dell’occupazione occidentale.
    22 aprile 2018

    articolo pubblicato su enricocampofreda.blogspot.it

    Enrico Campofreda

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