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I lavoratori di tutto il mondo sono sottoposti a livelli crescenti di sfruttamento e di oppressione, ed i venti di guerra soffiano assai forte negli ultimi tempi. La Siria è attualmente il principale terreno di scontro tra il blocco imperialistico euro-americano e quello russo-cinese, in formazione, con il coinvolgimento dei Paesi che gravitano all'interno dell'uno e dell'altro. Il recente attacco missilistico di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna contro la Siria ha avuto come scopo quello di seminare il caos per colpire gli interessi affaristici dei Paesi imperialisti concorrenti.
La situazione in cui si trova oggi ad agire la classe lavoratrice è assai complicata. Non è un compito facile unificare le situazioni di lotta, anche per l'azione delle burocrazie sindacali, che in un quadro generale di dura crisi capitalistica, cercano in tutti i modi di non disturbare i padroni.
E il sindacato conflittuale si è dimostrato spesso inadeguato, in parte a causa di oggettive condizioni sfavorevoli. Noi riteniamo che sia infantilismo politico rifiutarsi di partecipare alle mobilitazioni (poche in realtà) organizzate dai Confederali, con cui continuamente ci scontriamo. Non si tratta di scendere in piazza al fianco delle strutture e dei funzionari dei sindacati collaborazionisti, ma con i lavoratori da essi mobilitati!
In una fase di crisi economica dei Paesi imperialisti, l'unificazione delle lotte deve avvenire soprattutto sul piano elementare dello scioperare insieme e fare in modo che il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici esprima rivendicazioni riguardanti l’intera classe, come aumenti salariali per tutte le categorie, riduzione generalizzata dell'orario di lavoro a parità di salario e di ritmi, salario pieno ai lavoratori licenziati dalle aziende, drastica riduzione dell'età della pensione, servizi sociali (scuola, sanità, trasporti) gratuiti per tutti i lavoratori, siano essi autoctoni o immigrati.
Il capitale tenta di uscire dalla sua crisi, caratterizzata da una sovrapproduzione di merci e dalla caduta del saggio medio di profitto, anche con la guerra e la distruzione di materie prime e di risorse umane, per consentire alle varie borghesie di riassestarsi e poter continuare ad imporre il loro dominio sull'umanità intera.
Le parole d'ordine con cui alcuni partiti della democrazia borghese promettono pace, magari chiedendo di manifestare genericamente contro la guerra, sono illusorie: la loro pace al massimo può essere una decisione concorde dei contendenti imperialisti, che di certo non ricompone gli inesorabili contrasti interni della società borghese: i proletari sono le vittime designate del regolamento di conti fra fratelli borghesi. La pace donata dagli imperialisti ai proletari è soltanto la pace di una gigantesca galera.
O la rivoluzione impedisce la guerra, o la guerra provoca la rivoluzione. E' perfino facile ripetere questa elementare verità quando la guerra è lontana, quando il rumore delle bombe arriva ovattato fra uno spot pubblicitario e l'ultima consultazione al Quirinale. Ma essere coinvolti in una guerra cambierebbe di colpo il quadro generale di riferimento. Governo di emergenza, stato di polizia, interesse "nazionale" al di sopra degli interessi e dei bisogni dei "cittadini". Un veloce restringimento delle agibilità politiche e delle libertà "democratiche". Un incancrenimento delle relazioni sociali fra le classi e gli individui, che sarebbero costretti a scegliere se mettersi al servizio del proprio Stato, contro il nemico esterno, o collocarsi fra le "spie" ed i nemici interni che remano contro. Questa è la guerra, anche se a morire saranno (per primi) "volontari" e i colpi più mortali verranno da droni telecomandati.
Oggi più che mai dobbiamo essere contro tutti gli imperialismi, a partire da quello di casa nostra! Per il proletariato internazionale la difesa dei propri interessi di classe non può che passare per l'alternativa al capitalismo!


30 aprile 2018

ALTERNATIVA DI CLASSE,
IL PANE E LE ROSE – COLLETTIVO REDAZIONALE DI ROMA

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