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Ricordando Stefano Chiarini

Ricordando Stefano Chiarini

(6 Febbraio 2007) Enzo Apicella
E' morto Stefano Chiarini, un giornalista, un compagno,un amico dei popoli in lotta

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CARO KARL...

...HAI 200 ANNI, MA NON LI DIMOSTRI!

(4 Maggio 2018)

Ancora Karl Marx

Alle volte, caro Carlo, mi sento più vecchio di te.
Non solo nel senso degli acciacchi fisici figli del tempo biologico, ma anche perché comincio un po' a vivere di ricordi e nostalgie, sintomo di un presente poco affascinante.
D'altra parte, come sai, c'è poco da stare allegri al giorno d'oggi.
Delle ideuzze tue e di quel tuo amico di Barmen, certo Federico, ormai, è rimasto solo qualche irriducibile tifoso e una soffitta piena di tomi ingialliti, oltre qualche borghese che ciclicamente e strumentalmente ti “riscopre”.
Gli spettri che una volta si aggiravano per l'Europa oggi non impensieriscono nessuno, ed il sonno lo rovinano solo a noi.
Gli operai, poi, sono aumentati di numero, si sono sparsi ai 4 angoli del pianeta, ma la loro coscienza, eh beh, è proprio bassa.
Pensa Carlo che hanno assimilato le “idee dominanti” fino al punto di farsi concorrenza al ribasso tra di loro, accusandosi reciprocamente di portarsi via il lavoro, che tu chiamavi sfruttamento.
Parliamoci chiaro, se noi sdegnamo o meno di nascondere le nostre intenzioni non frega nulla a nessuno!
E quel movimento reale sembra rimandare continuamente di superare lo stato di cose presente.

Un mondo difficile, dove hanno vinto loro, e dove noi viviamo male.
Ci piacerebbe che le nostre idee, come i nostri compagni, non morissero mai, ma di certo almeno un po' appassite lo sono diventate, nel senso che non vivono più nella lotta, nelle aspirazioni, nel respiro di classe.

Di rivoluzione non solo non si parla più, ma non la si pensa, non la si nomina più.
Al suo posto, si fanno liste, programmi, coalizioni, si fa politica.......
Un momento storico di stanca, in cui non solo non si vola più alto, ma perfino le ali sembrano essersi rattrappite.

Eppure, proprio in questi momenti mi ritorna in mente quando io, giovane borgataro di Roma, trovavo nei tuoi libri la spiegazione alla mia incazzatura ed alla mia ribellione che ancora non diventava rivoluzione.
Lì ho capito che la mia condizione non era casuale né figlia del fato, ma che aveva precise motivazioni e che apparteneva ad una categoria sociale sfruttata, oppressa.
Lì ho capito quanto quel mondo, e ancor di più questo, meriti di essere rivoltato, rimesso con i piedi per terra, facendo nascere dalle macerie di questa società un altra senza classi, senza frontiere, senza proprietà, senza sfruttamento.

Ecco, caro Carlo, il tuo più grande insegnamento, per me, è quello che quando sono in difficoltà, come adesso, ritorno a consigliarmi con i tuoi scritti, dove trovo ancora risposte e fiducia.
Anche questo, credo, sia un modo di rendersi utili ad una causa, quella di tutta l'umanità, che sotto traccia, al di la della fallace apparenza delle cose, continua a scavare, come una talpa, dentro la crosta sociale.
So che dovrei essere capace di lavorare sodo oggi per il domani, e non so se ne sarò capace, ma so anche che non sono solo, e questo mi incoraggia a non mollare.
Ti lascio al tuo granito Carlo, maestro ed amico,
tanto è certo che ti verrò a scartabellare spesso.
Sperando di non essere il solo a disturbarti.

Fedele, Pino ferroviere

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