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(23 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Sfruttamento 4.0

(21 Maggio 2018)

Da "Il Partito Comunista", N. 388 - marzo-aprile 2018

Nelle fabbriche e nei magazzini ai lavoratori sono imposti ritmi di lavoro disumani. Il decrepito modo di produzione capitalistico sopravvive solo sulla spremitura della forza lavoro. Alla Amazon ogni trenta secondi si deve confezionare un pacco, a Porcia, nelle catene di montaggio della Electrolux, passa una lavatrice ogni 38 secondi. Questo massacrante e disumano sfruttamento porta i lavoratori allo sfinimento fisico e mentale, con il ricatto perenne del licenziamento. E non sarà certo la “quarta rivoluzione industriale”, così definita dai piazzisti della borghesia, ad eliminare lo scontro capitale-lavoro e le condizioni di super-sfruttamento.

Anche in Europa sono stati stanziati svariati milioni di euro per le aziende che acquisteranno macchinari che rientrano nel progetto denominato “Industry 4.0”. In Italia per queste aziende lo Stato ha previsto lo sgravio dalle tasse del 250% della spesa, un premio di volta e mezzo il costo della macchina. Una enormità coperta con “soldi pubblici”, ovvero per la stragrande maggioranza sottratti alle buste paga dei salariati. Per la classe operaia una triplice fregatura: con i propri soldi vengono agevolate le aziende; lo Stato avrà meno soldi da destinare a quel poco che rimane del salario differito, il cosiddetto welfare; infine i lavoratori verranno in parte sostituiti dalle nuove macchine, in parte vedranno peggiorare le loro condizioni di lavoro.

Si tratta di un ulteriore sistema di controllo e imposizione ai lavoratori di ritmi di lavoro disumani e massacranti attraverso l’adozione di specifici programmi informatici. Lo spiega un articolo del Sole 24 Ore, “Lavorare con l’algoritmo, ecco la fabbrica che verrà”:
«Nel polo logistico di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, attualmente sono al lavoro 1.600 lavoratori diretti e 2.000 in somministrazione che sono stati ingaggiati per il periodo tra settembre e dicembre per far fronte al picco natalizio (...) Ogni addetto è praticamente associato a uno scanner [un apparecchio portatile] che rileva tutto il suo lavoro e in qualche modo lo guida nella sua esecuzione, attraverso un algoritmo che si basa su parametri definiti dall’azienda e che sono coperti dal cosiddetto segreto industriale. L’obiettivo qual è? Far sì che il lavoro sia più produttivo e svolto in economia. Ma anche secondo ritmi piuttosto serrati, certamente più dettati dal software che non dall’uomo».
L’alienazione totale, giusta Marx che nei Manoscritti economici-filosofici del 1844, descrivendo scientificamente il capitalismo poteva ben prevedere tutte le sue conseguenze, anche “informatiche”, di oggi:
«L’operaio diventa tanto più povero quanto maggiore è la ricchezza che produce, quanto più la sua produzione cresce di potenza e di estensione. L’operaio diventa una merce tanto più vile quanto più grande è la quantità di merce che produce. La svalorizzazione del mondo umano cresce in rapporto diretto con la valorizzazione del mondo delle cose. Il lavoro non produce soltanto merci; produce se stesso e l’operaio come una merce, e proprio nella stessa proporzione in cui produce in generale le merci».
«In che cosa consiste l’alienazione del lavoro? Consiste prima di tutto nel fatto che il lavoro è esterno all’operaio, cioè non appartiene al suo essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma, ma si nega, si sente non soddisfatto, infelice, non sviluppa una libera energia fisica e spirituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge il suo spirito. Perciò l’operaio solo fuori del lavoro si sente presso di sé; e si sente fuori di sé nel lavoro. È a casa propria se non lavora; e se lavora non è a casa propria. Il suo lavoro quindi non è volontario, ma costretto, è un lavoro forzato. Non è quindi il soddisfacimento di un bisogno, ma soltanto un mezzo per soddisfare altri bisogni. La sua estraneità si rivela chiaramente nel fatto che non appena vien meno la coazione fisica o qualsiasi altra coazione, il lavoro viene fuggito come la peste. Il lavoro esterno, il lavoro in cui l’uomo si aliena, è un lavoro di sacrificio di se stessi, di mortificazione. Infine l’esteriorità del lavoro per l’operaio appare in ciò che il lavoro non è suo proprio, ma è di un altro. Non gli appartiene, ed egli, nel lavoro, non appartiene a se stesso, ma ad un altro».

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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