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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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NEL MERITO DEL DOCUMENTO CONCLUSIVO DELLA IV ASSEMBLEA DI POTERE AL POPOLO

(28 Maggio 2018)

simbolo potere al popolo

Il documento risulta assolutamente spiazzato, molto di più di quanto non s’intenda far apparire, dalla svolta assunta nella situazione politica italiana con la mancata formazione del governo Lega – 5 Stelle.
Il motivo di questo stato di cose risiede principalmente nella prospettiva di fase che si sta aprendo nel merito di un complessivo riallineamento in atto nell’intero sistema politico, riallineamento che avrà effetti duraturi e non contingenti relativi semplicemente a quella che pare essere una campagna elettorale ravvicinata.
Si era già accennato a inedito bipolarismo che oggi prende forma più concreta: da un lato la destra sovranista (semplifico per ragioni di spazio) alla quale cominciano a guardare anche settori che fino a ieri si auto consideravano di sinistra; dall’altro il governo degli “ottimati” (più ancora dell’establishment inteso come tale) nel nome di una difesa delle prerogative del Presidente della Repubblica e apparentemente della Costituzione, in realtà in una logica di fronteggiamento della crisi della democrazia liberale (nella scomparsa del sistema dei partiti di massa) attraverso il ritorno alle élite: schieramento a guida Forza Italia il cui obiettivo non sarà tanto quello del mantenimento dell’aggancio con l’Europa dell’austerity ma quello della conservazione del potere di sopraffazione e di sfruttamento che la fase di gestione del ciclo capitalista ha consentito ai padroni di intensificare fortemente nel corso di questi anni attraverso la precarizzazione, l’insicurezza, l’abbassarsi del livello complessivo delle condizioni materiali di vita e di lavoro.
E’ evidente che non appare possibile nel frangente un qualche schieramento dall’una e dall’altra parte: in questo senso assumere i temi euro/non euro come prioritari apparirebbe del tutto fuorviante.
Serve considerare l’Europa un campo di azione politica in collegamento con le altre forze anticapitaliste, comuniste, d’alternativa e d’opposizione presenti nei diversi paesi europei, attorno ai due obiettivi : svincolarsi dalla logica di guerra che pure sta attraversando lo scenario internazionale; lottare contro l’intensificazione dello sfruttamento ben oltre la sola “contraddizione principale”.
Abbiamo vissuto davvero momenti ben più drammatici di quelli odierni: tra il 1950 e il 1960 la polizia sparava spesso sugli operai in sciopero e i contadini che occupavano le terre: Melissa, Montescaglioso, Modena fino a Reggio Emilia restano indelebili nella nostra memoria di allora, giovani militanti, e di oggi.
La svolta si verificò con la classe operaia in campo e la cacciata, dalla piazza, di un governo democristiano appoggiato dai fascisti.
Oggi la situazione si presenta completamente ribaltata. E’ bene ricordare ancora, infatti, che affrontiamo questa difficile situazione dell’oggi al di fuori dalla possibilità di essere presenti sul serio nella dinamica politica, sovrastati e schiacciati da motivazioni strumentalmente opposte che non ci appartengono, non stanno nella nostra storia internazionalista e di solidarietà di classe.
Alle compagne e ai compagni di “Potere al Popolo” va ricordato come non sia il caso di proseguire sulla strada che, in questi anni, ha portato ostinatamente al rifiuto di ascoltare chi chiedeva di ripensare alla possibilità di costruzione di una soggettività politica, cedendo invece da un lato a perdenti ispirazioni governiste sia a livello centrale, sia in sede locale e dall’altro a ispirazioni movimentiste (non da oggi beninteso) e di vero e proprio “arretramento storico”: due valutazioni asimmetricamente sbagliate che ci hanno condotto in una situazione di vera e propria marginalità politica della quale è necessario prendere atto per ripartire senza troppo facili ottimismi.

Franco Astengo

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