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Stato e istituzioni:: Altre notizie

IL VERO CAMBIAMENTO

(1 Giugno 2018)

A tutti quelli che ancora credono che una politica particolare, magari onesta, pulita ed equa possa modificare il corso delle cose, risponde l'attuale fibrillazione politico-istituzionale,
figlia dell'inadeguatezza sovrastrutturale
al vincolo europeo.
Ancora una volta, vince la cessione di sovranità nazionale alle rigidità continentali che non possono permettersi e permettere di sgarrare.
I sogni di “rivoluzioni” senza rivoluzione producono bruschi risvegli, da quelle giustizialiste a quelle euroscettiche: la democrazia che abbandona le sue stesse regole truffaldine per trasformarsi in democrazia imperialista,
cioè corrispondente all'ultimo, attuale,
stadio di sviluppo capitalistico.
Anche l'astensionismo, in probabile prossimo aumento dopo le giravolte grillino-leghiste,
se non diviene conflitto organizzato e dispiegato,
si trasforma da rifiuto oggettivo
a elemento compatibile,
a tratti addirittura funzionale
alle velocizzazioni di mercato.
Il passaggio dalla democrazia delegata a quella del “potere senza rappresentanza” merita la risposta adeguata del combattimento rivoluzionario.


IL VERO CAMBIAMENTO


Il “grande cambiamento” di plastica, quello delle promesse irrealizzabili, quello che ha unito, e unisce, euroscetticismo e cura di clientele sudiste e nordiste con la flat tax e con il reddito di cittadinanza al sovranismo razzista e xenofobo, è arrivato, aggiustato e temperato, riscritto dal “bombardamento chirurgico” dei padroni europei e dai loro servitori italiani.
Per quanto ci riguarda, rimaniamo convinti che non ci sono poteri buoni, siano essi declinati all'europeismo imperialista o al sovranismo euroscettico.
Ma non basta, c'è una lezione generale da imparare, ed assimilare!
E' quella relativa alle forme che assume la reazione statuale ad un timido, improbabile e truffaldino “cambiamento”, stoppato da un muro unitario che ha coinvolto l'intera architettura borghese, riequilibrando i poteri dello stato intorno alla figura di Mattarella.
Solo per aver promesso qualche spicciolo, una revisione della “Fornero” ed un tentativo di ricontrattazione del debito pubblico, l'alzata di scudi è stata generale, forte e unitaria, in difesa della trasformazione imperialista della democrazia.

Figuriamoci se, a mettere in discussione tutto, magari anche i capisaldi dello sfruttamento, la proprietà privata e l'apparato di difesa dello stato, fossero stati gli sfruttati......cosa sarebbe successo, quale grado di esercizio della forza, della violenza, dell'autorità e della repressione sarebbe stata messa in atto dal potere?
Ecco, questo è il punto, e qui sta la lezione.
A questo dobbiamo prepararci, con pazienza ma con metodo, e non solo con le discussioni!
E' un passaggio ineludibile del nostro, vero, cambiamento, quello della rottura rivoluzionaria, cui giungere attrezzati strategicamente ma anche organizzativamente.
Adeguarci ai tempi della democrazia imperialista vuol dire diventare l'elemento attivo, sconvolgente, quando le contraddizioni non saranno più componibili, ma vuol dire anche incamminarci da subito su questa strada.

La rivoluzione sociale è matura storicamente, ma non ancora politicamente.
Una società superiore cresce tra le contraddizioni del presente, ma rischia,
se non viene sciolta nella coscienza e nell'organizzazione,
di abortire nella putrefazione sociale.

Questa società non crollerà da sola.
Dobbiamo aiutarla in questo suo destino!

Pino ferroviere

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